Sintesi tratta dall'edizione aggiornata del volume "Mal di Pansa. Per la prima volta smontate tutte le fake news revisioniste di Giampaolo Pansa contro la Resistenza" di Tanio Romano. Metodo di citazione "Harvard"
Claretta Petacci, la colpevole antisemita
“Io... sono antisemita per un istinto razziale, lo sono spontaneamente antisemita, direi per dignità di razza...”. Ne aveva anche per “ne.gri ubriaconi, ebrei”. A chi sono riconducibili queste parole disgustose? Hitler? Mussolini? Non siamo lontani. Trattasi - a sorpresa - di “Clarice”, meglio nota come Claretta, Petacci. Basterebbero queste frasi per rifiutarsi di andare avanti nella lettura dei suoi diari, documenti e lettere ma ciò impedirebbe di far sapere i favori che, attraverso il Mussolini eroticamente infatuato, ebbe per sé e la sua famiglia. Sarà lui a ricordarle, in una missiva, di averla svezzata: “... quando venivi qua eri una bambina”. Quando non faceva effetto la pillola Hormovin, prescrittagli peraltro dal padre di Claretta, medico, il Duce si eccitava con pensieri incestuosi allorché Claretta, con malizia, gli sussurrava: “Fate conto che io sia vostra figlia”. In un ménage à trois le sue mire finirono anche sulla sorellina di Clara, l’adolescente Myriam; la stessa che poi sarà aiutata da Mussolini, nella sua carriera cinematografica, con lo pseudonimo di Miria di San Servolo.
Il padre Francesco Saverio sarà ricompensato con collaborazione continua, e ben retribuita, con il Messaggero sul quale dimostrava di condividere le idee razziste e antisemite della figlia. Qualche putrido esempio? «..Ogni accoppiamento tra una negra e un bianco è fonte di degenerazione», il matrimonio tra «ebrei e ariani può risultare poco fecondo», ed infine «la razza ebrea è stata indebolita da matrimoni tra consanguinei..». Marcello, il fratello, nel 1938, sempre grazie al Duce, ebbe la libera docenza in patologia chirurgica e nel 1940 arrivò alla direzione del reparto di chirurgia dell’Ospedale militare di Venezia. All’intera famiglia fu interamente “regalata” la principesca villa alla Camilluccia su terreno sottratto all’Opera Nazionale Balilla. Stefano Petacci, fratello di Francesco Saverio, sarà confidente dell’Ovra; aiuti avranno anche Salvatore e Guglielmo Persichetti, fratelli della madre, e persino un lontano parente, il ragioniere Antonio Petacci.
Fin dal 1941 Marcello e Claretta fecero la cresta sull’oro nero in Transilvania, zona controllata dai nazifascisti, attraverso la Cise, Compagnia (del fratello) italiana per gli scambi con l’estero, specie Spagna, che si occupava anche del traffico di metalli; acquisiva, per conto dello Stato fascista, merci a un prezzo inferiore a quello che poi dichiarava ufficialmente e faceva versare la differenza incassata in una banca in Svizzera.
Nondimeno, complici il sottosegretario Buffarini e il fratello Marcello, Clarice ricattò molti disperati ebrei (tra cui ad es. Isaia Levi, Gino Coen e Cesare Sinigaglia) arricchendosi con traffici di documenti falsi; solo questi ultimi avrebbero potuto salvare gli italiani di religione ebraica dalle leggi razziali. Il funzionario Totò Le Pera si occupava di quest'infame burocrazia sovraintendendo l’ufficio della Demorazza, la Direzione generale per la demografia e la razza che emetteva questi pezzi di carta importantissimi.
Quando il regime cadde, su tutti i giornali, specie Il Messaggero, il 29 agosto 1943 furono svelati tutti questi scandali dei Petacci. Li lessero - si tenga a mente - anche gli antifascisti che promisero di far fare la fine di Mussolini a quella che veniva appellata come la “piccola Pompadour” o la “perfida Maintenon”. Mussolini stesso ne era consapevole: “Tu sei odiata al pari di me e forse più”. Sperando di rifarsi una vita all’estero con Mussolini, portò con sé l’incredibile cifra di 8 milioni di lire di allora in un sacco che fu poi sequestrato dai partigiani.
Durante la RSI si affidò personalmente anche a Hitler, ricambiata, attraverso il ministro dell’Interno repubblichino Guido Buffarini Guidi e Rudolf Rahn, pedina del nazismo nella RSI; da esperta doppiogiochista girava con solerzia le lettere riservate che Mussolini le inviava.
Una semplice leggenda persino quella per cui sarebbe stata uccisa solo perché avrebbe fatto, d’impulso, da scudo a Mussolini. Invero era solo una strategia di difesa, attraverso una manovrata narrazione, specie de L’Unità (es. 13 dicembre 1945 e 28 marzo 1947), dei partigiani sotto processo, in particolare quello chiesto dai parenti della Petacci in cui fu assolto Valerio Audisio il 7 luglio 1967 dall'accusa di omicidio volontario pluriaggravato, appropriazione indebita e vilipendio di cadavere. La verità (ovvero la Petacci giustiziata volutamente assieme al Duce) fu confermata quando venne resa nota la relazione del partigiano Aldo Lampredi pubblicata postuma nel 1996 sempre su L'Unità. Sostanzialmente veniva ripresa la stessa (prima vera) versione di cui a L’Unità del 1º maggio 1945 e firmata dal comandante Valerio.
Non possiamo finire se non con l’ennesimo sfondone del “nostro” Pansa: “Claretta Petacci.. era una donna senza colpe. E quello che ha subito, anche da morta, è stato nefando” (Pansa, 2006, p. 93)"
Bibliografia utilizzata per questo paragrafo del libro "Mal di Pansa": Franzinelli, M. (2015). Il Duce e le donne: Avventure e passioni extraconiugali di Mussolini. Mondadori: Milano; Mussolini, B. (2011). A Clara: Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945. Luisa Montevecchi (a cura). Mondadori: Milano; Petacci, C. (2009). Mussolini segreto: Diari 1932-1938. Mauro Suttora (a cura). Rizzoli: Milano; Petacci, C. (2011). Verso il disastro: Mussolini in guerra. Diari 1939-1940. Marco Franzinelli (a cura). Rizzoli: Milano; Serri, M. (2021). Claretta l'hitleriana: storia della donna che non morì per amore di Mussolini. Milano: Longanesi
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