IL SACRO GRAAL
Il primo nutrimento dell’uomo: il sole
Dall’alga azzurra all’uomo, come varia la fisiologia di fotosintesi
Da anni ormai svolgo ricerche e studi indipendenti sul potere della luce del sole sul nostro corpo.
Ho scoperto che alchimia, scienza ed esoterismo sono intrecciati tra loro da sempre.
Ora mi chiedo: se è vero che l’uomo paleolitico non cacciava e mangiava solo frutta (sottoprodotto del sole), siamo proprio sicuri che l’uomo non abbia tratto nutrimento nel corso della sua evoluzione (per periodi transitori) dagli UVB del sole?
Diversi elementi nutrienti e meccanismi metabolici sono attivati dalla Vitamina D, che la specie umana è in grado di autoprodurre semplicemente esponendosi ai raggi UVB.
Non tutti sanno che l’emoglobina possiede la stessa struttura della clorofilla, che nella pianta ha una funzione fotosintetica.
Ma non finisce qui: il globulo rosso (struttura cui si collega l’emoglobina) possiede la stessa struttura del tilacoide del cloroplasto (struttura cui si collega la clorofilla).
Se a tutto ciò aggiungiamo che la nostra cute presenta la massima diradazione di bulbi peliferi tra tutti i mammiferi, è chiaro l’intento che la natura ci ha riservato per far sì che potessimo catturare nel migliore dei modi la luce solare.
Da anni ormai svolgo ricerche e studi indipendenti sul potere della luce del sole sul nostro corpo.
Ho scoperto che alchimia, scienza ed esoterismo sono intrecciati tra loro da sempre.
Ora mi chiedo: se è vero che l’uomo paleolitico non cacciava e mangiava solo frutta (sottoprodotto del sole), siamo proprio sicuri che l’uomo non abbia tratto nutrimento nel corso della sua evoluzione (per periodi transitori) dagli UVB del sole?
Diversi elementi nutrienti e meccanismi metabolici sono attivati dalla Vitamina D, che la specie umana è in grado di autoprodurre semplicemente esponendosi ai raggi UVB.
Non tutti sanno che l’emoglobina possiede la stessa struttura della clorofilla, che nella pianta ha una funzione fotosintetica.
Ma non finisce qui: il globulo rosso (struttura cui si collega l’emoglobina) possiede la stessa struttura del tilacoide del cloroplasto (struttura cui si collega la clorofilla).
Se a tutto ciò aggiungiamo che la nostra cute presenta la massima diradazione di bulbi peliferi tra tutti i mammiferi, è chiaro l’intento che la natura ci ha riservato per far sì che potessimo catturare nel migliore dei modi la luce solare.
Una cosa è certa, il nostro DNA è rimasto invariato da 7 milioni di anni fa, quindi continua a riconoscere come cibo più adatto a lui proprio vegetali e il sole.
Difatti l’uomo paleolitico a differenza dell’uomo moderno era costantemente esposto alla luce del sole, quindi aveva dei grandi ricarichi di Vitamina D e di molti altri ormoni.
La luce del sole è in grado di stimolare il corpo non solo attraverso la cute, ma anche attraverso il nervo ottico che giunge alla pineale stimolando maggior produzione di melatonina e altri ormoni vivificanti.
Studi e esperimenti sull’amrita
Credo che il liquido prodotto dalla ghiandola pituitaria (ipofisi) di un corpo ripulito dalle tossine e stimolato a dovere dalla luce rappresenti la cosiddetta “amrita” (nettare degli Dei)/luce liquida/oro potabile ricercata dai più noti alchimisti di ogni tempo.
cartesiopineale-250x300Durante la bellissima (seppur difficile) esperienza di 7 giorni di digiuno a secco (senza cibo, nè bevande) dal 4°-5° giorno ho autoprodotto un liquido caldo e zuccherino dal palato.
Il suo effetto era potente, aumentava la forza, la vitalità, la concentrazione, l’euforia, la lucidità, migliorava la vista, incrementava la gioia e la serenità ed eliminava qualsiasi senso di fame o sete.
Grazie a quel liquido sono riuscito a vivere per 1 mese e mezzo circa alternando giorni di digiuno a secco con giorni di acqua o centrifugati.
Ci tengo a precisare che dal mio punto di vista i benefici di questa mia esperienza sono nati non dal digiuno prolungato (che reputo pericoloso), ma al contrario dal massimo nutrimento che è in grado di dare il liquido dell’amrita, quando si innesca la sua produzione.
Chiaramente prima di iniziare questa pratica rituale ho preparato il mio corpo per molto tempo tramite un’alimentazione vegan/fruttariana, attività fisica, Sungazing.
Non posso che sconsigliare qualsiasi persona dal praticarla senza una lunga e adeguata preparazione e senza esser seguiti da un professionista con esperienza in merito.
Se la luce riesce a dare tali risultati tramite una piccola ghiandola di 1 cm (g. pituitaria) immaginiamo quali altri effetti positivi possa dare a tutte le altre ghiandole del corpo umano.
Sapevate che le ghiandole principali coincidono con i 7 punti vitali del corpo chiamati chackra?
Difatti l’uomo paleolitico a differenza dell’uomo moderno era costantemente esposto alla luce del sole, quindi aveva dei grandi ricarichi di Vitamina D e di molti altri ormoni.
La luce del sole è in grado di stimolare il corpo non solo attraverso la cute, ma anche attraverso il nervo ottico che giunge alla pineale stimolando maggior produzione di melatonina e altri ormoni vivificanti.
Studi e esperimenti sull’amrita
Credo che il liquido prodotto dalla ghiandola pituitaria (ipofisi) di un corpo ripulito dalle tossine e stimolato a dovere dalla luce rappresenti la cosiddetta “amrita” (nettare degli Dei)/luce liquida/oro potabile ricercata dai più noti alchimisti di ogni tempo.
cartesiopineale-250x300Durante la bellissima (seppur difficile) esperienza di 7 giorni di digiuno a secco (senza cibo, nè bevande) dal 4°-5° giorno ho autoprodotto un liquido caldo e zuccherino dal palato.
Il suo effetto era potente, aumentava la forza, la vitalità, la concentrazione, l’euforia, la lucidità, migliorava la vista, incrementava la gioia e la serenità ed eliminava qualsiasi senso di fame o sete.
Grazie a quel liquido sono riuscito a vivere per 1 mese e mezzo circa alternando giorni di digiuno a secco con giorni di acqua o centrifugati.
Ci tengo a precisare che dal mio punto di vista i benefici di questa mia esperienza sono nati non dal digiuno prolungato (che reputo pericoloso), ma al contrario dal massimo nutrimento che è in grado di dare il liquido dell’amrita, quando si innesca la sua produzione.
Chiaramente prima di iniziare questa pratica rituale ho preparato il mio corpo per molto tempo tramite un’alimentazione vegan/fruttariana, attività fisica, Sungazing.
Non posso che sconsigliare qualsiasi persona dal praticarla senza una lunga e adeguata preparazione e senza esser seguiti da un professionista con esperienza in merito.
Se la luce riesce a dare tali risultati tramite una piccola ghiandola di 1 cm (g. pituitaria) immaginiamo quali altri effetti positivi possa dare a tutte le altre ghiandole del corpo umano.
Sapevate che le ghiandole principali coincidono con i 7 punti vitali del corpo chiamati chackra?
Alla ricerca del calice perduto: il Sacro Graal
Avete mai sentito parlare della leggenda del Sacro Graal? Si dice sia la coppa dell’ultima cena tra Gesù e i suoi discepoli, però nessuno l’ha mai trovata. Molti testi esoterici e di alchimia riferiscono che chi beve dal Graal ottiene l’eterna giovinezza, la guarigione da tutte le malattie e l’illuminazione. In definitiva, al di là della sua forma reale, il Graal sembra essere un contenitore che porta in sé un liquido in grado di offrire tali doni a chi lo beve.
Dal mio punto di vista in ogni leggenda c’è un pò di verità… bisogna solo saper interpretare la metafora che vuol trasmettere.
Credo la chiave di lettura di questa leggenda sia racchiusa nell’analogia tra Sacro Graal e ghiandola pineale (anatomicamente conservata nella “sella turcica” dell’osso sfenoide): Gesù diceva “Chi beve dal mio calice avrà la vita eterna”.
Il termine Sacro Graal molto probabilmente ha attinenza col termine francese Sang-Real (sangue reale), quindi la famosa coppa potrebbe non avere a che fare con un vero calice, bensì con la sella turcica che contiene la ghiandola che riversa direttamente nel sangue un “secreto” rivitalizzante per l’uomo: la cosiddetta amrita.
La ghiandola pineale (considerata esotericamente il terzo occhio) ha la forma di una pigna (da cui nasce il nome “pineale”). Non a caso le culture più antiche ed importanti (ma anche molte nostre chiese) evidenziavano all’interno dei luoghi di culto una pigna, posizionandola molto spesso al centro della fronte degli uomini-dei.
Questa ghiandola produce ormoni anti-invecchiamento e molti altri fondamentali per la salute dell’uomo (tra tutti la melatonina).
In passato i templari ricercarono il Sacro Graal fuori di loro, attraverso guerre, lunghissimi viaggi, notevole dispendio di denaro e spargimento di sangue, senza pensare che la meta potesse essere proprio dentro di loro.
Nella Bibbia troviamo molte metafore interessanti… Gesù diceva:
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed Io in lui”.
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”
“Cosa sono la meditazione, la contemplazione e la preghiera? Semplicemente un modo di nutrirsi. Grazie ad esse, noi assaporiamo un nutrimento celeste, l’ambrosia, il cibo dell’immortalità. Si tratta di un nutrimento immateriale, ma che ha la sua corrispondenza anche sul piano fisico. Gli alchimisti lo hanno chiamato “elisir della vita immortale”.
Questo elisir è diffuso in tutta la natura, ed è il sole che lo distribuisce. Se in primavera e durante l’estate andiamo ad assistere ogni mattina al levar del sole, è appunto per riuscire a bere la quintessenza di vita che il sole diffonde nell’Universo, e le cui particelle vengono ricevute da rocce, piante, animali e uomini. Tutti gli esseri viventi captano queste particelle inconsciamente, ma gli esseri umani possono imparare a captarle in maniera consapevole in quel fluido che è la luce del sole.”
- Omraam Mikhaël Aivanhov
”Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.”
- Giovanni 4, 14
Fonte: http://contiandrea.wordpress.com/2012/02/25/la-luce-che-nutre-parte-iii/
Avete mai sentito parlare della leggenda del Sacro Graal? Si dice sia la coppa dell’ultima cena tra Gesù e i suoi discepoli, però nessuno l’ha mai trovata. Molti testi esoterici e di alchimia riferiscono che chi beve dal Graal ottiene l’eterna giovinezza, la guarigione da tutte le malattie e l’illuminazione. In definitiva, al di là della sua forma reale, il Graal sembra essere un contenitore che porta in sé un liquido in grado di offrire tali doni a chi lo beve.
Dal mio punto di vista in ogni leggenda c’è un pò di verità… bisogna solo saper interpretare la metafora che vuol trasmettere.
Credo la chiave di lettura di questa leggenda sia racchiusa nell’analogia tra Sacro Graal e ghiandola pineale (anatomicamente conservata nella “sella turcica” dell’osso sfenoide): Gesù diceva “Chi beve dal mio calice avrà la vita eterna”.
Il termine Sacro Graal molto probabilmente ha attinenza col termine francese Sang-Real (sangue reale), quindi la famosa coppa potrebbe non avere a che fare con un vero calice, bensì con la sella turcica che contiene la ghiandola che riversa direttamente nel sangue un “secreto” rivitalizzante per l’uomo: la cosiddetta amrita.
La ghiandola pineale (considerata esotericamente il terzo occhio) ha la forma di una pigna (da cui nasce il nome “pineale”). Non a caso le culture più antiche ed importanti (ma anche molte nostre chiese) evidenziavano all’interno dei luoghi di culto una pigna, posizionandola molto spesso al centro della fronte degli uomini-dei.
Questa ghiandola produce ormoni anti-invecchiamento e molti altri fondamentali per la salute dell’uomo (tra tutti la melatonina).
In passato i templari ricercarono il Sacro Graal fuori di loro, attraverso guerre, lunghissimi viaggi, notevole dispendio di denaro e spargimento di sangue, senza pensare che la meta potesse essere proprio dentro di loro.
Nella Bibbia troviamo molte metafore interessanti… Gesù diceva:
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed Io in lui”.
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”
“Cosa sono la meditazione, la contemplazione e la preghiera? Semplicemente un modo di nutrirsi. Grazie ad esse, noi assaporiamo un nutrimento celeste, l’ambrosia, il cibo dell’immortalità. Si tratta di un nutrimento immateriale, ma che ha la sua corrispondenza anche sul piano fisico. Gli alchimisti lo hanno chiamato “elisir della vita immortale”.
Questo elisir è diffuso in tutta la natura, ed è il sole che lo distribuisce. Se in primavera e durante l’estate andiamo ad assistere ogni mattina al levar del sole, è appunto per riuscire a bere la quintessenza di vita che il sole diffonde nell’Universo, e le cui particelle vengono ricevute da rocce, piante, animali e uomini. Tutti gli esseri viventi captano queste particelle inconsciamente, ma gli esseri umani possono imparare a captarle in maniera consapevole in quel fluido che è la luce del sole.”
- Omraam Mikhaël Aivanhov
”Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.”
- Giovanni 4, 14
Fonte: http://contiandrea.wordpress.com/2012/02/25/la-luce-che-nutre-parte-iii/
QUESTA è UNA DI QUELLE PIETRE DI FONDAMENTO CHE FORMANO e MEGLIO ORIENTANO UN FIGLIO DELLA LUCE IN CAMMINO
Cito da questo saggio basico le seguenti osservazioni del fratello Ponsoye
Il Cristianesimo affondava le proprie radici in un fondo tradizionale universale, particolarmente immutabile su questo punto, e in modo più specifico nel fondo di origine Abrahamica, alla cui sorgente si trova il Re-Sacerdote per definizione: Melkizedek…Il Graal è universale, la Tradizione è Una e sola. Occorreva che lo spazio spirituale cristiano si aprisse alle influenze e all’assistenza provvidenziale del Centro Supremo, condizione per la reintegrazione della cristianità, per la sua propria realizzazione, nell’Ordine Tradizionale Universale (Ordine di Melkizedek) che le sue stesse scritture le indicavano come una realtà e come una norma perpetue nella persona e nella funzione di Melkizedek, il Supremo Signore di Giustizia…Ma l’occidente, rifiutando un patto quasi concluso (attraverso la costituzione dell’Ordine dei Templari), si è allontanato dal mistero di Grazia e Giustizia di cui il Graal costituiva la possibilità e la sanzione. Questo mistero è quello di Melkizedek, prototipo eterno del sacerdozio in eterno, e fondamento dell’Ordine tradizionale universale e immortale (Pierre Ponsoye, L’Islam e il Graal)
Che l’Ordine del Graal non foss’altro che un’espressione dell’Ordine di Melkizedek o Re del Mondo, la sola menzione del Prete Gianni nel Parzival di von Eschemback è sufficiente ad attestarlo, e si sa che, secondo il Titurel dello stesso von Eschenback, sarà presso il Prete Gianni che il Graal troverà un rifugio che si configura in realtà come un ritorno alla Patria (Pierre Ponsoye, L’Islam e il Graal)
La verità del Graal non è la visione di Dio da parte dell’uomo, ma la visione di Dio da parte di Dio stesso nell’uomo, il suo incontro con sè stesso nell’uomo (Ponsoye “L’islam ed il Graal)
Mike Mdk Plato
Cito da questo saggio basico le seguenti osservazioni del fratello Ponsoye
Il Cristianesimo affondava le proprie radici in un fondo tradizionale universale, particolarmente immutabile su questo punto, e in modo più specifico nel fondo di origine Abrahamica, alla cui sorgente si trova il Re-Sacerdote per definizione: Melkizedek…Il Graal è universale, la Tradizione è Una e sola. Occorreva che lo spazio spirituale cristiano si aprisse alle influenze e all’assistenza provvidenziale del Centro Supremo, condizione per la reintegrazione della cristianità, per la sua propria realizzazione, nell’Ordine Tradizionale Universale (Ordine di Melkizedek) che le sue stesse scritture le indicavano come una realtà e come una norma perpetue nella persona e nella funzione di Melkizedek, il Supremo Signore di Giustizia…Ma l’occidente, rifiutando un patto quasi concluso (attraverso la costituzione dell’Ordine dei Templari), si è allontanato dal mistero di Grazia e Giustizia di cui il Graal costituiva la possibilità e la sanzione. Questo mistero è quello di Melkizedek, prototipo eterno del sacerdozio in eterno, e fondamento dell’Ordine tradizionale universale e immortale (Pierre Ponsoye, L’Islam e il Graal)
Che l’Ordine del Graal non foss’altro che un’espressione dell’Ordine di Melkizedek o Re del Mondo, la sola menzione del Prete Gianni nel Parzival di von Eschemback è sufficiente ad attestarlo, e si sa che, secondo il Titurel dello stesso von Eschenback, sarà presso il Prete Gianni che il Graal troverà un rifugio che si configura in realtà come un ritorno alla Patria (Pierre Ponsoye, L’Islam e il Graal)
La verità del Graal non è la visione di Dio da parte dell’uomo, ma la visione di Dio da parte di Dio stesso nell’uomo, il suo incontro con sè stesso nell’uomo (Ponsoye “L’islam ed il Graal)
Mike Mdk Plato
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