Nel Dna dei ragni il segreto dei nuovi materiali
Si potrà imitare la ragnatela, dal veleno farmaci e insetticidi
Il ragno di velluto africano (Stegodyphus mimosarum), in un pasto di gruppo (fonte: Virginia Settepani)
Un maschio (a sinistra) e una femmina (a destra) del ragno di velluto africano (Stegodyphus mimosarum) (fonte: Virginia Settepani)
E' stata completata la mappa del Dna delle due principali specie di ragni. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature communications, permette di scoprire i segreti del veleno e della straordinaria robustezza della ragnatela. In questo modo apre la strada a numerose possibili applicazioni, che vanno da futuri farmaci, insetticidi di nuova generazione e biomateriali innovativi.
Per comprendere meglio questi predatori, i ricercatori coordinati da Kristian W. Sanggaard, dell'università danese di Aarhus, hanno sequenziato il Dna delle specie che rappresentano i due principali gruppi di ragni: il ragno di velluto africano, lo Stegodyphus mimosarum, e la tarantola brasiliana dal ginocchio bianco, la Acanthoscurria geniculate. Di entrambi è stato analizzato anche il trascrittoma, ossia anche la 'macchina' molecolare che permette di tradurre in proteine le istruzioni contenute nei geni attraverso il braccio destro del Dna l'Rna messaggero.
In questo modo è stato possibile individuare sia le proteine del veleno sia quelle della ragnatela. In particolare è stata ricostruita l'evoluzione dei geni del veleno e si è scoperto che l'effetto tossico viene attivato dagli enzimi (proteasi) che consentono la digestione delle proteine presenti nel veleno. Il Dna della ragnatela ha invece avuto un'evoluzione molto dinamica, con la comparsa nel tempo di nuovi tipi di geni e proteine.
(ANSA)
Un maschio (a sinistra) e una femmina (a destra) del ragno di velluto africano (Stegodyphus mimosarum) (fonte: Virginia Settepani)
E' stata completata la mappa del Dna delle due principali specie di ragni. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature communications, permette di scoprire i segreti del veleno e della straordinaria robustezza della ragnatela. In questo modo apre la strada a numerose possibili applicazioni, che vanno da futuri farmaci, insetticidi di nuova generazione e biomateriali innovativi.
Per comprendere meglio questi predatori, i ricercatori coordinati da Kristian W. Sanggaard, dell'università danese di Aarhus, hanno sequenziato il Dna delle specie che rappresentano i due principali gruppi di ragni: il ragno di velluto africano, lo Stegodyphus mimosarum, e la tarantola brasiliana dal ginocchio bianco, la Acanthoscurria geniculate. Di entrambi è stato analizzato anche il trascrittoma, ossia anche la 'macchina' molecolare che permette di tradurre in proteine le istruzioni contenute nei geni attraverso il braccio destro del Dna l'Rna messaggero.
In questo modo è stato possibile individuare sia le proteine del veleno sia quelle della ragnatela. In particolare è stata ricostruita l'evoluzione dei geni del veleno e si è scoperto che l'effetto tossico viene attivato dagli enzimi (proteasi) che consentono la digestione delle proteine presenti nel veleno. Il Dna della ragnatela ha invece avuto un'evoluzione molto dinamica, con la comparsa nel tempo di nuovi tipi di geni e proteine.
(ANSA)
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