A Palazzo Chigi focus su piano industriale Ilva
Ieri nuova intesa su contratti solidarietà
Ilva: oggi a palazzo Chigi focus su piano industriale
Focus sul piano industriale dell'Ilva, oggi a palazzo Chigi. Mentre si attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del piano ambientale dopo il via libera dalla Corte dei Conti, il commissario del siderurgico Enrico Bondi con il sub commissario Edo Ronchi sono attesi nel pomeriggio dal governo. Nella riunione del 29 aprile scorso parteciparono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio, il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e rappresentanze del ministero dell'Ambiente.
Intanto ieri è stata raggiunta una nuova intesa sul lavoro fra azienda e sindacati.Ormai solo uno spicchio dei lavoratori dipendenti dell'Ilva di Taranto (circa un migliaio) non corre il rischio dei contratti di solidarietà, avviati nello stabilimento siderurgico, con valenza biennale e opzione per un terzo anno, dal 13 marzo 2013. E' quanto emerge dall'accordo tra una parte dei sindacati (hanno firmato Fim, Uilm e gli autonomi della Flmu, si sono riservati Fiom e Usb) e l'Ilva, siglata ieri. Per l'azienda ha trattato il capo delle relazioni industriali della fabbrica tarantina, Cosimo Liurgo.
Sulla base dell'accordo, che fa riferimento anche agli interventi di adeguamento degli impianti all'Aia, si allarga da novemila circa a 10.240 unità la platea dei lavoratori potenzialmente coinvolti, mentre si abbassa di 128 unità (da 3.535 a 3.407) il tetto giornaliero raggiungibile dall'azienda. Attualmente circa 700 lavoratori, a rotazione, sono in solidarietà totale (otto ore), mentre da ieri oltre 2.000 dipendenti sono in solidarietà di un'ora (turno di lavoro che va dalle 8 alle 15, mantenendo la pausa pranzo), anche se la platea potenziale è quasi il doppio. Sono circa 200, invece, i lavoratori individuati, grazie all'anzianità di servizio, per una possibile 'mobilità volontaria', che l'azienda potrebbe favorire con un 'bonus' economico in busta paga. Sul fronte delle vertenze interne, resta la 'grana' dei 57 vigilanti, alle dirette dipendenze dell'Ilva, che da venerdì - in assenza di un accordo sindacale - andranno in mobilità, dopo che l'azienda ha avviato la procedura con l'intenzione di affidare il servizio ad una società esterna.
Intanto ieri è stata raggiunta una nuova intesa sul lavoro fra azienda e sindacati.Ormai solo uno spicchio dei lavoratori dipendenti dell'Ilva di Taranto (circa un migliaio) non corre il rischio dei contratti di solidarietà, avviati nello stabilimento siderurgico, con valenza biennale e opzione per un terzo anno, dal 13 marzo 2013. E' quanto emerge dall'accordo tra una parte dei sindacati (hanno firmato Fim, Uilm e gli autonomi della Flmu, si sono riservati Fiom e Usb) e l'Ilva, siglata ieri. Per l'azienda ha trattato il capo delle relazioni industriali della fabbrica tarantina, Cosimo Liurgo.
Sulla base dell'accordo, che fa riferimento anche agli interventi di adeguamento degli impianti all'Aia, si allarga da novemila circa a 10.240 unità la platea dei lavoratori potenzialmente coinvolti, mentre si abbassa di 128 unità (da 3.535 a 3.407) il tetto giornaliero raggiungibile dall'azienda. Attualmente circa 700 lavoratori, a rotazione, sono in solidarietà totale (otto ore), mentre da ieri oltre 2.000 dipendenti sono in solidarietà di un'ora (turno di lavoro che va dalle 8 alle 15, mantenendo la pausa pranzo), anche se la platea potenziale è quasi il doppio. Sono circa 200, invece, i lavoratori individuati, grazie all'anzianità di servizio, per una possibile 'mobilità volontaria', che l'azienda potrebbe favorire con un 'bonus' economico in busta paga. Sul fronte delle vertenze interne, resta la 'grana' dei 57 vigilanti, alle dirette dipendenze dell'Ilva, che da venerdì - in assenza di un accordo sindacale - andranno in mobilità, dopo che l'azienda ha avviato la procedura con l'intenzione di affidare il servizio ad una società esterna.
A palazzo Chigi oggi l'attenzione sarà focalizzata su circa 4 miliardi di euro per finanziare nell'arco di 3-5 anni sia gli interventi ambientali sia quelli tecnologici e per la sicurezza. Nei 30 giorni successivi alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, Bondi deve rendere noto il business plan e sciogliere il nodo delle risorse: secondo indiscrezioni 1,8 miliardi dovrebbero riguardare i lavori previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale, 1,5 adeguamento degli impianti, innovazione e manutenzione e 700 milioni interventi per la sicurezza.
Come primo passo Bondi dovrà chiedere un aumento di capitale alla famiglia Riva - che ha perso il capostipite Emilio, morto il 30 aprile scorso a 87 anni - e, in caso di indisponibilità, ad altri investitori finanziari o industriali. Persone vicine al dossier non sembrano ottimiste sulla volontà di coinvolgimento della famiglia. Peraltro, si ricorda, Bondi ha un contenzioso civile aperto con i Riva per un risarcimento di qualche centinaio di milioni. E potrebbe non essere un buon viatico.
Ciò a cui sembra comunque puntare Bondi è chiedere alla magistratura lo sblocco di 1,9 miliardi sequestrati ai Riva per reati non ambientali.
Il commissario ha già incontrato i vertici delle principali banche - Intesa San Paolo, Unicredit e Banco Popolare - che prima di procedere con un prestito (sembra per un terzo del totale) attendono di conoscere i dettagli del piano, le prospettive e le garanzie. Anche se Bondi, con fama acclarata di 'risanatore', dovrebbe trovare porte aperte.
Sul fronte industriale, sul piu' grande stabilimento europeo e ormai unico impianto siderurgico italiano sembrano esserci gli occhi del colosso mondiale dell'acciaio Arcelor-Mittal.
Per i sindacati la parola d'ordine è "procedere in fretta perchè non c'è alternativa". Per Marco Bentivogli segretario nazionale della Fim Cisl "è urgente aprire il confronto sul piano industriale e verificarne la sostenibilità", comunque "sosteniamo lo sforzo di Bondi" anche se "non è una delega in bianco". Anche per la Uilm il segretario nazionale Mario Ghini chiede che "si faccia presto. Questa azienda deve mantenere la produzione e bisogna capire come il Paese intende supportare la produzione siderurgica, quindi qual è la politica industriale".
Il sito web del gruppo Ilva, intanto, è stato fuori servizio per opera di un attacco di Anonymous. Gli hacker hanno colpito 'virtualmente' il gruppo con un attacco, che rientra nell'operazione diritti verdi ('#operationgreenrights') ed è stato annunciato su twitter da Anonymous.
Come primo passo Bondi dovrà chiedere un aumento di capitale alla famiglia Riva - che ha perso il capostipite Emilio, morto il 30 aprile scorso a 87 anni - e, in caso di indisponibilità, ad altri investitori finanziari o industriali. Persone vicine al dossier non sembrano ottimiste sulla volontà di coinvolgimento della famiglia. Peraltro, si ricorda, Bondi ha un contenzioso civile aperto con i Riva per un risarcimento di qualche centinaio di milioni. E potrebbe non essere un buon viatico.
Ciò a cui sembra comunque puntare Bondi è chiedere alla magistratura lo sblocco di 1,9 miliardi sequestrati ai Riva per reati non ambientali.
Il commissario ha già incontrato i vertici delle principali banche - Intesa San Paolo, Unicredit e Banco Popolare - che prima di procedere con un prestito (sembra per un terzo del totale) attendono di conoscere i dettagli del piano, le prospettive e le garanzie. Anche se Bondi, con fama acclarata di 'risanatore', dovrebbe trovare porte aperte.
Sul fronte industriale, sul piu' grande stabilimento europeo e ormai unico impianto siderurgico italiano sembrano esserci gli occhi del colosso mondiale dell'acciaio Arcelor-Mittal.
Per i sindacati la parola d'ordine è "procedere in fretta perchè non c'è alternativa". Per Marco Bentivogli segretario nazionale della Fim Cisl "è urgente aprire il confronto sul piano industriale e verificarne la sostenibilità", comunque "sosteniamo lo sforzo di Bondi" anche se "non è una delega in bianco". Anche per la Uilm il segretario nazionale Mario Ghini chiede che "si faccia presto. Questa azienda deve mantenere la produzione e bisogna capire come il Paese intende supportare la produzione siderurgica, quindi qual è la politica industriale".
Il sito web del gruppo Ilva, intanto, è stato fuori servizio per opera di un attacco di Anonymous. Gli hacker hanno colpito 'virtualmente' il gruppo con un attacco, che rientra nell'operazione diritti verdi ('#operationgreenrights') ed è stato annunciato su twitter da Anonymous.
(ANSA)
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