Ilaria Sula, Mark Samson: «Abbiamo fatto sesso, poi dopo colazione l'ho uccisa». L'ipotesi del tentativo di fuga: come cambia il ruolo della mamma

 

 

«La sera dormivo. Mi sono accorta della presenza di un’altra persona in casa soltanto la mattina del 26 marzo, quando ho visto due tazze di caffè. Li ho sentiti discutere, poi più nulla, ho aperto la porta e ho visto la ragazza morta. Sono svenuta». La versione di Nors Manlapaz, la mamma di Mark Samson, è quella di aver aiutato il figlio a ripulire il sangue di Ilaria Sula, la ex fidanzata che ha ucciso proprio in casa con lei con tre coltellate al collo, nella tarda mattinata del 26 marzo.  

Ma le tracce di sangue trovate con il luminol dalla polizia scientifica in tutta la casa, e in particolare nel corridoio, potrebbero cambiare l'accusa nei suoi confronti.

 

La mamma di Mark e il concorso in omicidio

Come riporta Il Messaggero, se Ilaria avesse sporcato il muro del corridoio in un tentativo di fuga e Nors Manlapaz non l'avesse trovata già morta in camera ma l'avesse vista in agonia senza chiamare i soccorsi, l'accusa potrebbe trasformarsi da occultamento di cadavere a concorso in omicidio. Ma la macchia potrebbe essere stata fatta anche mentre cercavano di liberarsi del corpo mettendolo in una valigia che Mark ha recuperato proprio dalla stanza dei genitori.

 

L'ultimo rapporto sessuale

Gli investigatori dovranno anche far luce sulla vera data della morte di Ilaria. Secondo quanto detto durante l'interrogatorio da Mark, la notte i due avrebbero avuto un rapporto sessuale (che verrà verificato durante l'autopsia) e solo la mattina, dopo averle portato la colazione in camera, lui l'avrebbe uccisa. Ma i vestiti, pantaloni neri e felpa bianca e non un pigiama, con cui è stato ritrovato il cadavere smentirebbero questa tesi.

 

La posizione del padre e dello zio

Durante l'interrogatorio Mark ha sostenuto che il padre si trovasse al lavoro vicino al Vaticano, ma la sua posizione è ancora al vaglio degli inquirenti. Così come quella dello zio che abita nello stesso palazzo e che sostiene di essere stato al lavoro al momento del femminicidio.

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