lunedì 12 aprile 2021

Altro lutto nel mondo del rugby, morto l'ex giocatore e allenatore azzurro Marco Bollesan


Avrebbe compiuto 80 anni a luglio: la sua influenza nel mondo del rugby va oltre i 47 caps e i 6 anni da capitano della Nazionale. Se ne va a poche ore di distanza da Massimo Cuttitta, con il quale aveva portato l'Alghero in Serie A1

Roberto Parretta @robertoparretta 

 

Nella Walk of Fame lungo i viali che circondano e portano allo stadio Olimpico con cui nel maggio 2015 il Coni ha voluto omaggiare i 100 sportivi italiani più influenti della storia, c'è una sola mattonella dedicata al rugby: è quella di Marco Bollesan, autentica leggenda della palla ovale azzurra. La leggenda si è spenta nella notte, incredibilmente a poche ore di distanza dalla scomparsa di un altro gigante azzurro del rugby, Massimo Cuttitta. Bollesan avrebbe compiuto 80 anni in luglio.

INFLUENZA

—  

Bollesan non è stato solo un campione in campo da terza linea, ma, soprattutto, è stato un personaggio che ha saputo andare oltre i confini del suo sport e che ne ha influenzato in prima persona lo sviluppo. Aveva la faccia da cattivo, non c'è dubbio, che ha mantenuto negli anni, anche per farsi riconoscere da chi, troppo giovane, non lo aveva potuto veder giocare. Genovese (anche se nato a Chioggia per puro caso), ha ovviamente iniziato la sua carriera al Cus Genova, passando poi per Partenope Napoli e Brescia, vincendo uno scudetto con entrambe, per chiudere con l’Amatori Milano. In Nazionale è entrato nel 1963 e ha chiuso nel 1974, per 47 caps e 6 anni da capitano. Anche se lontane rispetto a quelle toccate dai giocatori di oggi, sono cifre che hanno un peso specifico enorme, perché le partite da giocare erano poche e perché l'Italia era fuori dal giro dei grandi. Da allenatore, o meglio selezionatore, ha guidato gli azzurri alla prima Coppa del Mondo del 1987, quindi al momento di fare l'esordio nel Sei Nazioni, l'allora presidente Giancarlo Dondi lo richiamò in squadra nel ruolo di team manager. Dalle botte con gli altri ragazzini del suo quartiere quando faceva il garzone in frutteria al rugby incrociato a 17 anni al Carlini il passo è stato breve: "Sapevo menare le mani. Al primo allenamento – raccontava - ne picchiai diversi, ma del gioco non avevo capito niente". Dall'esordio in poi ha vissuto tutta l'epopea di un rugby che oggi è leggenda e che rivive grazie ai ricordi e ai racconti di quei miti. Nel 1973 furono proprio Bollesan, Tullio Ferrari e il giornalista Pierluigi Fadda a fondare il club a inviti delle Zebre, che si proponeva di rappresentare tutta l'Italia e non un solo territorio come avevano fatto di Dogi in Veneto. Nulla a che fare però con le Zebre attuali, che, anzi, avevano fatto molto arrabbiare Bollesan, che, nel pieno del suo stile, si rifiutò di concedere il marchio. 

 

ALLENATORE

—  

Dopo un altro scudetto vinto con il Rugby Brescia nel 1975, salutò la Nazionale con la partita contro la Cecoslovacchia a Reggio Calabria. Dopo avere indossato le maglie di CUS Milano e Amatori Milano, nel 1981 ha appeso gli scarpini al chiodo, passando però subito dall'altra parte come allenatore. Livorno, CUS Genova e Alghero le sue tappe. Il legame con la squadra sarde è poi proseguito negli anni sotto altre vesti. E a legarlo a Massimo Cuttitta c'è l'esperienza nella stagione 2001-2002 proprio ad Alghero con la storica promozione in A1. Un destino incredibilmente triste che li ha riuniti oggi, a poche ore di distanza l'uno dall'altro. Con Marco Pastonesi, storica firma della Gazzetta, nel suo "Le Guerre di Bollesan" si era raccontato così: " Il primo allenamento della mia vita picchiai e picchiai, randellate su randellate. Se mi avessero detto che c'era anche una palla, forse avrei combinato qualcosa di più". Una vera leggenda.

https://www.gazzetta.it/Rugby/12-04-2021/rugby-morto-ex-giocatore-allenatore-azzurro-marco-bollesan-41088698519.shtml

 

 

Nessun commento:

Posta un commento