È risaputo che a uccidere Lennon fu un suo fan. Un po' meno conosciuta, invece, è la storia dell'altro ammiratore, quello che, in un unico scatto, immortalò vittima e assassino
La notte dell’8 dicembre 1980, John Lennon viene ucciso con quattro colpi di revolver, di fronte al Dakota Building di New York (l’edificio che, in quegli anni, ospita lui e la moglie Yoko Ono). Subito dopo la sua morte, un’inquietante foto fa il giro dei quotidiani, è tra le ultime che gli sono state scattate e - qui il macabro dettaglio - lo ritrae proprio mentre firma un autografo al suo killer, Mark David Chapman. Dietro l’ormai famoso obiettivo, quel giorno, non c’è un passante qualunque con in mano uno smartphone - allora nemmeno esistevano - c’è Paul Goresh con la sua Minolta XG1.
Chi è Paul Goresh?
Paul Goresh è un fotografo dilettante del New Jersey. Ha 21 anni quando immortalail suo idolo per l’ultima volta. Lui e Chapman hanno qualcosa che li accomuna: sono entrambi ossessionati da Lennon.
Anche
Goresh infatti è più di un semplice fan: oggi lo definiremmo «stalker».
Ben prima di quel fatidico giorno, tenta, più volte, anche in maniera
ingegnosa, di intrufolarsi nel Dakota e incontrare il suo mito. Pur di
trovarsi faccia a faccia con lui, nel febbraio del 1979, si finge
addirittura tecnico Tv. «Mostrai al portiere un servizio d’ordine
fasullo, in cui avevo scritto soltanto “J. Lennon”», ha raccontato anni
dopo, «volevo agire come se fossi totalmente ignaro di chi abitasse
quell'appartamento». Coincidenza vuole che John abbia davvero qualche
problema con il videoregistratore, quel giorno, e Goresh riesce a
entrare. Si ritrova faccia a faccia con il suo beniamino, ma non è
soddisfatto: deve andarsene senza autografo e senza avergli scattato
nemmeno una foto. Non demorde, tenterà svariate volte di approcciarlo
per strada e di fotografarlo di nascosto, senza riuscirci. La cosa
curiosa, però, è che Lennon finirà per prenderlo in simpatia.
Da stalker a fotografo ufficiale
Tanto che, di lì a poco, decide di invitare proprio quel fan insistente a uno shooting con un fotografo professionista. Lennon ha organizzato il suo ritorno sulla scena musicale, dopo una lunghissima pausa e vuole farlo in grande stile. Proprio in quell'occasione, a Paul viene concesso di scattare il dietro le quinte. Con i suoi scatti informali, diventa il reporter personale di John Lennon, colui che fermerà su pellicola la quotidianità dell'ex Beatle e, senza saperlo, si ritroverà a fotografarlo anche insieme al suo uccisore. In seguito, Yoko sceglierà una delle sue foto come copertina di Watching the Wheels, uscito postumo. «Sono così orgoglioso! Ci sono soltanto 5 nomi su quel disco, uno è il mio».
L'incontro con Chapman
Quel nefasto 8 dicembre, Goresh viene a sua volta importunato da Chapman: «Venne da me e mi disse: “Mi faresti una foto?”. Teneva Double Fantasy nel braccio sinistro e sorrideva. “Perché dovrei fare una foto a te?, risposi, “Io sono qui per John». Alla fine Paul scatta comunque. L’inquadratura è strettissima, Lennon sta firmando la copertina dell’album e sullo sfondo, leggermente sfocato, c’è Chapman. «Stavo ritraendo John e cercavo di buttar fuori quel tizio (Chapman) dall’inquadratura», continua Goresh, «Era stato così molesto quel giorno, che feci davvero di tutto per eliminarlo dalla foto. Non ci riuscii e fu la mia fortuna».
Uno scatto da 10 mila dollari
Dal Daily News vengono a sapere di quegli scatti e mandano addirittura una limousine a prendere Goresh e la sua macchina fotografica naturalmente, con la pellicola di quel giorno non ancora sviluppata. Compreranno la foto Lennon Chapman per 10 mila dollari, ma Goresh ne conserverà i diritti. Oltre al negativo in una cassetta di sicurezza. Anche Yoko Ono, successivamente, si farà dare da Paul alcune foto per il documentario Imagine: John Lennon.
Il rimpianto di un fan
Quattrini
a parte, non si può dire che la storia sia stata particolarmente
gentile con Paul. Anche lui, un po’ come Lennon, non è riuscito a
invecchiare - se n’è andato nel 2018, a 58 anni - e sarà per sempre
ricordato come il fotografo che ha immortalato l’assassino del suo
mito.
«Nessuno di noi si era reso conto che Chapman fosse pericoloso»,
ripeteva spesso, quando gli chiedevano di raccontare di quel giorno,
«aveva l’aria del ragazzino che viene preso in giro dai compagni nel
cortile della scuola. Avrei potuto mandarlo a terra in un attimo,
metterlo ko con un pugno sulla mascella, così non avrebbe fatto alcun
danno. John non mi doveva nulla, ma era un uomo speciale. Si è preso la
briga di interessarsi un po’ a me e non lo scorderò mai».
https://www.gqitalia.it/show/article/john-lennon-morte-ultima-foto
Costanzo71
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