Il sassofonista, geniale improvvisatore di uno degli strumenti protagonisti del genere, è morto a causa del Covid-19. Aveva 92 anni. Con Davis aveva registrato 'Birth of the Cool'
Ha suonato per più di 70 anni, fino agli ultimi giorni, quando è rimasto
vittima, come tanti altri, del coronavirus. Il prolifico Lee Konitz,
uno dei più geniali sassofonisti jazz, stile inconfondibile e capacità
geniale d'improvvisare, si è spento ieri, mercoledì 15 aprile al Lenox
Hill Hospital di New York. Aveva 92 anni. Il figlio, Josh Konitz, ha confermato la notizia riportando che le cause del decesso sono da attribuirsi al Covid-19.
Lee Konitz era uno degli ultimi colossi del jazz, stile al quale si era
avvicinato quando era appena un bambino. Nato a Chicago il 13 ottobre
1927 iniziò infatti a incidere agli inizi degli anni Quaranta, prima
dello scoppio della Seconda guerra mondiale, e durante la prolifica e
lunghissima carriera - oltre settant'anni di storia - aveva suonato con
altri giganti come Miles Davis (nel 1949-50 nelle session che si sarebbero poi trasformate, anni dopo, nel capolavoro Birth of the Cool), Michel Petrucciani (in Toot Sweet), e poi insieme a Charles Mingus e Bill Evans, e ancora Ornette Coleman, Dave Brubeck, Gerry Mulligan, Max Roach e Bill Frisell,
solo per citarne alcuni. In particolare, Konitz era rimasto l'unico
sopravvissuto ad aver lavorato con Davis in quel disco-pietra miliare.
Comincia con il clarinetto e, ad appena 11 anni, passa al sassofono, lo
strumento della vita. Konitz era musicalmente quello che si può definire
un onnivoro: per lui la musica era universale, passava da nomi
importanti a progetti di seconda scelta, dalle big band ai duetti,
sempre e solo per il gusto e il piacere di suonare. Infatti, non è mai
diventato ricco con la musica. A quanto sembra, non ha mai avuto un
ufficio stampa che promuovesse il suo lavoro, non aveva né un manager e
neppure un indirizzo email dove contattarlo. Viveva di jazz perché
bastava il jazz a dargli la vita.
In Italia, passava spesso, soprattutto a Umbria Jazz ma anche al Barga Jazz, suonando con nomi della nostra scena come Enrico Rava, Glauco Venier, Enrico Pieranunzi e Ornella Vanoni. Nel 2001, insieme a Franco D'Andrea incide l'album Inside Rodgers, con Stefano Bollani, nel 2003, Suite for Paolo e, infine, The Soprano Sax Albums: Standards nel 2007 con il pianista Riccardo Arrighini.
A 82 anni era pronto a gettare la spugna, pensando di aver fatto
abbastanza: "Ho ottenuto quella sorta di rispetto, sono un 'vecchietto',
anche se non ho mai fatto grossi soldi o venduto tanti dischi. Però ho
l'opportunità di suonare e questo è grandioso". "Improvvisazione'
significa 'imprevisto'", spiegava, "e questa è una domanda che faccio
sempre a coloro che si definiscono improvvisatori: quanto di ciò che
'improvvisate' è davvero pianificato? L'idea che la musica è piena di
sorprese".
https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2020/04/16/news/coronavirus_addio_a_lee_konitz_uno_degli_ultimi_grandi_del_jazz_mondiale-254160380/
Barrella71
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