martedì 13 maggio 2014

«Il boom del biogas rovina i campi»


Appello dalla Cia: energia verde superfinanziata con i soldi delle bollette. Ok invece per quelli da reflui o scarti agricoli

di Paolo Marelli


Un impianto di biogas ad Azzano Decimo (Pn)
Un impianto di biogas ad Azzano Decimo (Pn)

MILANO - Energia elettrica verde, ma pagata quattro volte il suo valore commerciale e finanziata con i soldi delle bollette. Il 30% dei 234 mila ettari di campi di mais della Lombardia sottratti alla produzione alimentare per coltivare pannocchie da bruciare per ricavarne elettricità e riscaldamentogreen. E poi gli affitti fondiari volati alle stelle, con canoni annuali raddoppiati o triplicati e che stanno mettendo in ginocchio centinaia di aziende. 
La corsa al biogas
La corsa al biogas, esplosa negli ultimi dieci anni, non solo ha cambiato la faccia delle campagne, con il moltiplicarsi di centrali in mezzo ai campi o a fianco delle stalle, ma sta causando più danni che benefici alla nostra agricoltura. Tanto che, secondo quanto denuncia la Cia (Confederazione italiana agricoltori), le ombre cominciano a superare le luci di questo miracolo da fonti rinnovabili, che ha trasformato la Lombardia nella prima regione d’Italia per numero d’impianti di biogas (371, di cui 130 nella sola provincia di Cremona). Un boom che si è sviluppato soltanto grazie a una montagna di incentivi pubblici (solo dal Pirellone 21 milioni di euro a 112 aziende), che da anni continuano a finanziare i progetti di nuovi impianti, anche se dal 2012 Regioni e governo stanno cercando di porre un freno alla pioggia di contributi. 
Incentivi
«Fermiamo gli incentivi per le centrali di biogas che alterano la concorrenza e mettono a rischio le produzioni alimentari, bruciando migliaia di tonnellate di mais all’anno», chiede adesso in un appello il direttore di Cia di Milano, Lodi, Monza Brianza, Paola Santeramo: «Sì invece a quegli impianti che utilizzano i reflui degli allevamenti, legno e rifiuti biodegradabili urbani e industriali, i quali sono bruciati, o fatti fermentare, per produrre elettricità ed energia termica autenticamente verde. Quella del biogas è una questione a cui occorre mettere mano al più presto». 
Come? Anzitutto è indispensabile ridurre ulteriormente gli incentivi. Gli impianti costruiti fino al 2012 beneficiano di un contributo, della durata di quindici anni ed erogato dalla società pubblica Gse (Gestore dei servizi energetici), di 0,28 centesimi a kilowattora, cioè quattro volte il valore commerciale dell’energia elettrica. Ma i finanziamenti statali o regionali, le cui risorse sono ricavate dalle nostre bollette, sono scesi a 0,23 centesimi a kWh dal 2013, proprio con l’obiettivo di frenare il business del biogas e di incentivare lo sviluppo di centrali più piccole.

Affitti
Per la Cia bisognerebbe proseguire lungo questa strada e bloccare il sacrificio di migliaia di ettari coltivati a mais da bruciare nelle centrali «verdi», a discapito di altri prodotti, a cominciare dagli alberi di frutta. Così si contribuirebbe ad abbassare il prezzo del mais (19 euro al quintale) e si salvaguarderebbero altre coltivazioni. Infine, si riuscirebbe anche a sciogliere il nodo degli affitti dei terreni che hanno subito un’impennata negli ultimi cinque anni: da 900 euro l’ettaro sono saliti a 1.800 euro per le zone asciutte e fino a 2.700 euro per le aree irrigate.

http://www.corriere.it/ambiente/14_maggio_12/boom-biogas-rovina-campi-cee2703e-d9a4-11e3-8b8a-dcb35a431922.shtml

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