Fulvio Ervas, Finché c'è prosecco c'è speranza, Edizioni Marcos y Marcos
Mi spiace, lo giuro, dover scrivere ancora di Marchionne. Ma con la SATA di Melfi ho il chiodo fisso (e lui se la cerca).
Quando questa fabbrica è nata, avrebbe dovuto essere un modello di
"integrazione", sia con i lavoratori, sia con il territorio su cui è
sorta. Di come gli operai vivano questa armonica integrazione in
fabbrica, soprattutto se iscritti alla Fiom, lo sappiamo con crudezza
da Giovanni Barozzino. Si sa un po' meno invece dell'idillio tra SATA, ovvero Fiat, ed il territorio circostante.
Di fianco alla fabbrica c'è la Fenice, non il teatro ma il mastodontico
impianto per la termovalorizzazione dei rifiuti che serve quasi
esclusivamente alla fabbrica stessa. Che significa non solo inquinamento
dell'aria ma anche arsenico oltre i limiti nell'acqua. Rischio doppio
di malattie, soprattutto respiratorie. Ma anche doppio ricatto: tra
lavoro senza dignità o licenziamento, oppure idem e malattia compresa
nel prezzo.
La solfa è sempre la solita: se chiude la Fenice, chiude Fiat. Un teatro. Ma finché c'è prosecco c'è speranza.
Libiamo ne' lieti calici.
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