lunedì 22 dicembre 2025

La fine orrenda di Vitellio

 


Il 21 dicembre del 69 d.C. le legioni di #Vespasiano entravano a Roma, ponendo fine all'anno dei quattro imperatori. Vitellio, abbandonato da tutti, era stato appena scannato pubblicamente dal popolo romano:

«La solitudine e le stanze silenziose lo atterriscono, prova ad aprire le porte, il vuoto lo riempie di orrore. Ormai stremato da quel miserabile vagare, si caccia in un ignobile nascondiglio. Ne viene tirato fuori da Giulio Placido, un tribuno di coorte. Gli furono legate le mani dietro la schiena, la veste fu lacerata. Era un ben tristo spettacolo vederlo condotto via tra gli insulti (e nessuno che spargesse una lacrima per lui): una fine tanto indecorosa non lasciava spazio ad alcuna pietà. Un soldato germanico gli si fece incontro e vibrò un colpo; forse fu un atto d’ira, forse voleva strapparlo all’umiliazione di un ulteriore scherno, forse voleva colpire il tribuno. Nessuno potrebbe dire; è comunque certo che mozzò un orecchio al tribuno e subito fu passato da parte a parte. Vitellio veniva costretto con le punte dei pugnali a tenere alto il volto e ad offrirlo agli insulti. Dovette guardare le sue statue mentre venivano abbattute, poi in modo particolare i rostri, poi il luogo dove era stato ucciso Galba; infine fu sospinto alle Gemonie, dove era stato abbattuto Flavio Sabino. Qualcuno udì dalle sue labbra una sola espressione per cui si capì che non ogni dignità era scomparsa dal suo animo: a un tribuno che lo insultava ricordò di essere pur sempre stato il suo imperatore. A questo punto cadde, crivellato di colpi. Il popolo lo oltraggiò da morto con la stessa viltà con cui lo aveva adulato da vivo.»

(Tacito, Storie, III, 84-85)

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