venerdì 19 dicembre 2025

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Era l’estate del 70 dopo Cristo quando il destino di Gerusalemme si compΓ¬. Le legioni romane, guidate da Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, avevano stretto la cittΓ  in un assedio senza scampo. Quattro legioni la circondavano, tra cui la temuta Decima Fretensis accampata sul Monte degli Ulivi, trasformando Gerusalemme in una prigione a cielo aperto.


La strategia romana non si basava solo sulla forza delle armi. Tito ordinΓ² la costruzione di un muro di circonvallazione lungo quasi otto chilometri, una barriera continua che isolΓ² completamente la cittΓ  santa. Sotto il caldo soffocante di luglio, Gerusalemme divenne una tomba a cielo aperto: i cadaveri si accumulavano, mentre la disperazione dei vivi cresceva ogni giorno.


All’interno delle mura, la tragedia era iniziata ben prima dell’assalto finale. Lo storico Giuseppe Flavio, testimone diretto degli eventi, racconta di una cittΓ  dilaniata da una violenta guerra civile. Le fazioni ribelli guidate da Giovanni di Giscala e Simone bar Giora si combattevano ferocemente, consumando le ultime risorse disponibili. Nella loro follia arrivarono persino a incendiare i granai, condannando la popolazione a una carestia atroce. La fame divenne cosΓ¬ estrema che molti iniziarono a masticare il cuoio di scudi e calzari per sopravvivere.


Il racconto tocca il punto piΓΉ basso della tragedia con l’episodio di Maria, figlia di Eleazar, che, spinta dalla fame alla follia, arrivΓ² a nutrirsi del proprio figlio lattante. Un gesto estremo che, secondo le cronache, sconvolse persino i soldati romani.


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Il momento decisivo giunse nel mese ebraico di Av (tra i mesi di Luglio e Agosto del calendario Gregoriano), quando le macchine da guerra romane aprirono le brecce nella Fortezza Antonia, l’ultimo baluardo a difesa del Monte del Tempio. Secondo Giuseppe Flavio, Tito avrebbe voluto risparmiare il santuario, celebre in tutto il mondo antico, ma nel caos della battaglia ogni controllo venne meno. Un legionario lanciΓ² un tizzone ardente negli ambienti adiacenti al Tempio e il fuoco si propagΓ² rapidamente, alimentato dal legno secco, dagli oli sacri e dai tessuti preziosi.


Le fiamme divamparono mentre le urla di civili e combattenti riempivano l’aria. L’oro del Tempio si scioglieva colando come lava, e i legionari, ormai fuori controllo, si abbandonarono al massacro. I sacerdoti che tentarono un’ultima difesa furono uccisi o si gettarono tra le fiamme.


Le cifre della catastrofe sono impressionanti: Tacito parla di circa seicentomila morti, Giuseppe Flavio di oltre un milione e di quasi centomila prigionieri ridotti in schiavitΓΉ. Quando il fumo si diradΓ², della “cittΓ  piΓΉ famosa d’Oriente” restavano solo rovine. Tito fece radere al suolo Gerusalemme e il Tempio, lasciando in piedi solo alcune torri e un tratto del muro occidentale come monito della potenza romana. La caduta della cittΓ  segnΓ² la fine politica e religiosa della Giudea e l’inizio di una diaspora destinata a durare millenni.


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