venerdì 20 ottobre 2023

Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie

 


Lo vedete il suo sguardo?

Lei si chiamava Clara Immerwahr.

In breve vi dico chi era: chimica, pacifista, suicida in dissenso con l’attività del marito (inventore dei gas asfissianti)


Clara nacque il 21 giugno 1870 in una famiglia della grande borghesia ebraica a Polkendorf, nella Slesia. Suo padre era uno scienziato di fama e Clara ne seguì le orme. 


Fu la prima donna laureata in chimica e fisica all’Università di Breslavia, nel 1900. Un anno dopo, sposò il chimico, futuro premio Nobel, Fritz Haber, ma la sua speranza di potersi dedicare sia alla ricerca che ai compiti di moglie e madre non si realizzò. 


Una difficile gravidanza e la nascita del figlio Hermann l’allontanarono dagli amati laboratori. Fritz intraprese una brillante carriera accademica e Clara assunse il ruolo della “consorte del professore”, con funzioni di rappresentanza, di accudimento e di collaborazione, ad esempio, traducendo in inglese i lavori del marito.


Nel 1909 le sue ricerche portarono alla produzione dell’ ammoniaca a partire dall'azoto dell'aria. Una scoperta importante a scopi civili, che fu però utilizzata, su sollecitazione dello scienziato, allo scoppio della prima guerra mondiale, per la produzione di esplosivi. Era il 1914 e le ricerche di Haber proseguirono con attenzione alle applicazioni belliche. 


Il 2 maggio 1915, poco prima di compiere quarantacinque anni, Clara si uccise con la pistola militare del marito: fu un atto di protesta contro il primo sterminio chimico di massa avvenuto due settimane prima a Ypres, dove migliaia di soldati francesi erano stati avvelenati dal gas (iprite) inventato da Fritz Haber. 


Prima di compiere quel passo estremo, deciso dopo lunga riflessione, Clara aveva protestato con ogni mezzo contro le sue ricerche belliche. I giornali di Berlino, dove abitavano gli Haber, non diedero notizia della morte di Clara e non ci fu nessuna autopsia.


Scrive Gerit von Leitner, biografa di Clara: “Durante la guerra, la sua presa di posizione chiara e univoca era malvista e ostacolata. Le rimaneva un’unica possibilità per non diventare complice. Quando la casa restò vuota, dopo i festeggiamenti per la vittoria riportata a Ypres, e dopo che Fritz si sottrasse alle sue responsabilità placandosi con un sonnifero, Clara scrisse per ore lettere di commiato, in cui spiegava il significato del suo gesto e si tolse la vita. I domestici videro le lettere che poi sparirono. Chi le ha distrutte?”.


Clara spirò tra le braccia del figlio adolescente. La mattina dopo la sua morte, Haber lasciò la casa per coordinare il primo attacco con il gas asfissiante contro i russi, senza partecipare al funerale della moglie.


Nel 1918, tre anni dopo i fatti di Ypres, Haber si vide assegnare il premio Nobel per la chimica per la scoperta dell' ammoniaca.


Lo zelo nell’industria bellica che lo portò a produrre anche lo Zyklon, un agente fumigante che sarebbe stato usato ad Aushwitz, non risparmiò però ad Haber, che era ebreo, la condanna nazista, con l’avvento delle leggi  razziali. 


Adolf Hitler rispose al fisico Max Planck, che perorava la causa di Haber: "Se la scienza non può fare a meno degli ebrei, noi in pochi anni faremo a meno della scienza". Fritz Haber fu costretto all’esilio in Svizzera e proprio sulla strada per Israele, morì d’infarto a Basilea nel 1934.


Biografia tratta da “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”.

Il post è di Sara Sesti.

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