La FIFA ha escluso la Russia dai Mondiali di calcio 2022 a causa della guerra in Ucraina.
I Mondiali 2022 si svolgeranno in Qatar, una petromonarchia in cui vige la Sharia, la legge islamica. La stessa su cui si fondano organizzazioni terroristiche jihadiste come ISIS, Al Nusra e Arabia Saudita.
Le partite si svolgeranno in un mare di sangue, quello dei 6500 (stima al ribasso del Guardian che ha condotto l'inchiesta) lavoratori migranti morti per costruire gli stadi. Numeri che non hanno in alcun modo infastidito la FIFA che a quanto pare preferisce di gran lunga il fiume di denaro che gli emiri spendono per la manifestazione.
Lavoratori morti di caldo asfissiante e stenti, lavorando in condizioni da schiavi, senza alcun diritto e con paghe miserabili.
Lavoratori perlopiù provenienti da India, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bangladesh. Invisibili al mondo occidentale.
Non solo. Il Qatar, sebbene ne sia uscito nel 2017 per rientrarvi poco dopo, fa parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita e supportata da USA, Turchia e Gran Bretagna, nella guerra in Yemen contro i rivoluzionari antipetromonarchie sciiti Houti.
Una guerra che ha portato fino ad ora a più dì 377.000 morti (stime ONU) e 20 milioni di persone ridotte alla fame a causa dell'intervento e l'invasione Saudita.
Ma la FIFA non batte ciglio, come tutto il mondo d'altronde.
Escludere una nazione da competizioni sportive internazionali perchè impiegata in guerra sarebbe legittimo e giusto, se solo non ci fossero pesi e misure differenti a seconda della nazione presa in causa.
Di esempi ne potremmo fare centinaia. Ne cito uno solo: il cile di Pinochet appena fatto il golpe contro Allende non viene escluso dai Mondiali del 1974 a cui parteciperà anche per la scelta dell'URSS di rifiutare di giocare nello stadio di Santiago, lo stesso dove venivano compiute le atrocità del regime golpista che conosciamo tutti (spero).
Tra guerra e morti sul lavoro i mondiali in Qatar non avranno la Russia ma in compenso ci saranno tanta ipocrisia, soldi neri di petrolio e mani sporche di sangue.
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Nicolò Monti
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