giovedì 17 luglio 2014
È morto Johnny Winter, chitarrista albino, leggenda del rock blues
di FLAVIO BRIGHENTI
Il musicista texano aveva 70 anni, era sposato con Jenda, sorella di Rick Derringer e faceva parte con il fratello minore Edgar, di una famiglia di musicisti. Vinse tre Grammy Award come produttore di Muddy Waters e uno a suo nome. Fu anche sul palco di Woodstock
ZURIGO - È scomparso Johnny Winter, una delle ultime leggende della chitarra elettrica rock blues. Aveva 70 anni. Il chitarrista albino, proveniente da una famiglia di musicisti, fratello maggiore di Edgar Winter, altro artista veterano del circuito rock, blues e boogie, è morto questa mattina in una clinica di Zurigo. La notizia è stata ufficializzata da Jenda Derringer, moglie del suo grande amico e collaboratore Rick, chitarrista come lui.
Abbiamo tutti un blues da piangere, come dicevano i Perigeo con il titolo di un loro disco degli anni Settanta: perché John Dawson Winter III, in arte semplicemente Johnny, era un autentico signore della chitarra, uno di quei talenti che non si risparmiano, aperti a mille e una collaborazione, negli studi di registrazione come sulle assi del palcoscenico. Tutti lo cercavano, tutti lo volevano. Infatti si affermò anche come produttore, con tre dischi - Hard again, I'm ready e King Bee - con i quali, mettendo la sua acutezza al servizio dei suoni elettrici del maestro Muddy Waters, fu premiato con altrettanti Grammy Award e molte altre nomination ottenne da solista nella categoria album blues, vincendo nel 2004 con I’m a Bluesman. Nel 1988 il suo nome fu indotto nella Blues Foundation Hall of Fame e nel 2003 fu inserito al numero 63 della classifica "100 Greatest Guitarists of All Time" del prestigioso magazine americano Rolling Stone.
Addio al chitarrista texano Johnny Winter, 70 anni, leggenda della chitarra rock blue, vincitore di tre Grammy Aweard come produttore di Muddy Waters e uno a suo nome come solista. Prese parte al Festival di Woodstock e la sua carriera, attraversata da un'attività live frenetica, è costellata da tanti album famosi. Ecco il musicista albino in alcune immagini recenti, poi in altre d'archivio
La copertina dell'ultimo disco che uscirà postumo, a settembre
Winter era nato a Beaumont, nel cuore del Texas, il 23 febbraio 1944, aveva imparato a suonare la chitarra che era ancora un bambino, iniziando dall'ukulele, e già a 15 anni registrò un primo disco per una piccola etichetta di Houston. Chitarrista eclettico e funambolico, virtuoso ma non enfatico, dava il meglio sul palco improvvisando sui suoi assolo fumiganti. E fu nel contesto live di un club fumoso che nel 1968 fu notato da un talent scout della Columbia che per metterlo sotto contratto non badò a spese, offrendogli un anticipo di cui ancora si favoleggia: 600.000 dollari, un'enormità per quell'epoca (lo sarebbe anche oggi). Partecipò anche a Woodstock, suonando nella notte del 17 agosto, terza giornata del raduno destinato a passare alla storia, con i suoi Progressive Blues Experiment. Accanto a lui, voce e chitarra, suonavano il fratello Edgar (tastiere, sax alto), Tommy Shannon al basso e "Uncle" John Turner alla batteria. In quello stesso anno gli riuscì di scolpire un piccolo monumento all'arte nobile del blues con l'album omonimo in cui riunì Willie Dixon e Little Walter, storici collaboratori di Muddy Waters, l'amico e futuro bassista dei Double Trouble (la band di Stevie Ray Vaughan) Tommy Shannon, oltre al fratello sassofonista Edgar. Dischi e live gli procurarono un'eccezionale popolarità, ma come accadde a tanti artisti della sua generazione Johnny finì nella spirale della tossicodipendenza. Ma seppe reagire e rialzarsi fino a che, nel 1977, gli riuscì il colpaccio di "agganciare" il maestro BB King dopo il fallimento della Chess Records che lo aveva liquidato.
Virtuoso della chitarra slide - ma non soltanto: la Gibson, storico marchio di chitarre rock, gli ha dedicato la signature della sua Firebird - Winter ha attraversato la storia della musica popolare con un corpus impressionante di dischi, sia di studio che live, con una spiccata preferenza per questi ultimi visto che un artista della sua generosità trascorreva la maggior parte dell'esistenza in tour, soprattutto negli Stati Uniti, con un'attività concertistica assolutamente febbrile. Era stato anche in Italia, nel maggio scorso, con tre concerti che avevano toccato Roma, Udine e Mezzago. Il suo ultimo disco di studio è Roots del 2011: una beffa del destino gli ha negato l'opportunità di festeggiare il settantesimo compleanno con il nuovo album Step Back, la cui uscita era già annunciata per il primo settembre.
http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2014/07/17/news/johnny_winter-91780746/#gallery-slider=91787320
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