lunedì 19 maggio 2014

MAGNONI CHI? - COME IL BANANA NON RICORDA MATACENA E IL PD NON CONOSCE GREGANTI, NESSUN POTENTE DEL MONDO DELL'ECONOMIA E DELLA FINANZA DICE UNA PAROLA SULL'ARRESTO PER IL CRAC SOPAF DEL (FINO ALL'ALTRO IERI) POTENTISSIMO RUGGERO MAGNONI

Figlio di Giuliano (socio e consuocero di Michele Sindona), Ruggero Magnoni è molto legato sia a De Benedetti che a Berlusconi. Fu lui a metterli d'accordo per l’operazione Management & Capitali. Ma è anche l'uomo che, alla testa della Lehman Brothers europea, ha progettato con Colaninno la scalata Telecom...

Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"
La richiesta di arresto è da clan mafioso: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, appropriazione indebita, frode fiscale, trasferimento fraudolento di valori finalizzato al riciclaggio. Ma in galera sono finiti, insieme ad alcuni complici, i fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, più il figlio di quest'ultimo Luca: una delle più blasonate famiglie del capitalismo. Così potente che i Ligresti, in confronto, fanno la figura dei maggiordomi.
Ma a una settimana dall'arresto il silenzio circonda la vicenda. E come Silvio Berlusconi non ricorda il deputato Amedeo Matacena, come il Pd finge di non conoscere Primo Greganti, così nessun potente dell'economia ha una parola neppure per il più noto dei Magnoni, Ruggero. Neppure un ipocrita augurio "che possa chiarire la sua posizione".
ruggero magnoniRUGGERO MAGNONI
FORSE PERCHÉ la bancarotta della finanziaria Sopaf è uno spietato autoritratto del potere economico, dove la produzione di denaro a mezzo di denaro scivola nella rapina di denaro a mezzo di reati. Secondo l'accusa della Procura di Milano, i Magnoni, mentre la Sopaf andava a picco, l'hanno spolpata, anche "avvalendosi di gruppi criminali organizzati impegnati in più di uno Stato (localizzati almeno in Italia, Austria, Svizzera, Madeira, Lussemburgo, Isole Bermuda, Isole Mauritius)".
Quanti soldi sono spariti? Stando alle richieste di custodia cautelare, oltre cento milioni. Ai quali vanno aggiunti i 52 milioni che l'istituto previdenziale dei ragionieri ha affidato alla Advenium, società di gestione del risparmio vigilata (distrattamente?) dalla Banca d'Italia, e che i Magnoni hanno fatto semplicemente sparire. Poi ci sono i medici e i giornalisti.
Ruggero MagnoniRUGGERO MAGNONI
L'Enpam dell'immortale Eolo Parodi ha comprato dalla Sopaf 60 milioni di euro in quote del fondo immobiliare Fip (gestito dalla Investire Immobiliare della Banca Finnat di Giampiero Nattino) a un prezzo maggiorato, facendosi truffare 16 milioni di euro. Il presidente dell'Inpgi, istituto previdenziale dei giornalisti, Andrea Camporese, ha comprato dalla Sopaf 30 milioni in quote dello stesso fondo a un prezzo del 33 per cento superiore a quello pagato da Sopaf: truffa da 7 milioni.
Cifre di fronte alle quali le tangentine dei furbetti dell'Expo fanno sorridere. Ma Ruggero Magnoni non è un personaggio marginale. Figlio di Giuliano (socio e consuocero di Michele Sindona), è molto legato sia a Carlo De Benedetti che a Silvio Berlusconi. Fu lui a metterli d'accordo per l'operazione Management & Capitali.
RUGGERO GIORGIO ALDO MAGNONIRUGGERO GIORGIO ALDO MAGNONI
Ma è anche l'uomo che, alla testa della Lehman Brothers europea, ha progettato con Roberto Colaninno l'operazione Telecom, "madre di tutte le scalate", mentre suo fratello Giorgio costituiva il famoso Oak Fund (Fondo Quercia) con cui partecipò alla spartizione del bottino. Con Colaninno pensò anche di scalare la Fiat nel 2003. E di Colaninno è oggi socio nella holding Omniainvest (che controlla le quotate Immsi e Piaggio), e siede nel consiglio d'amministrazione insieme a Roberto e ai figli Michele e Matteo (il parlamentare del Pd che stavolta non dichiara). L'amico di famiglia.
Dopo il crac della Lehman Brothers, in cui ha perso 25 milioni di euro rimanendo ricchissimo, Magnoni è passato alla Nomura. Qui ha confezionato per Mussari la famosa operazione Alexandria, i derivati per i quali l'ex presidente del Monte dei Paschi è a processo. Alla caduta di Mussari cercò di pilotare De Benedetti nell'azionariato della banca di Siena, senza successo.
Magnoni è esponente di spicco dei salotti finanziari milanesi, ma non gli mancano le aderenze romane. Nel 2010 scrive al suo ex collega in Lehman e attuale presunto complice, Vittorio Pignatti, a proposito della truffa a Enpam e Inpgi: "Come sai abbiamo varie entrature sia negli Enti che con le Fondazioni". Il pm Gaetano Ruta si insospettisce: "Gli atti di indagine documentano, soprattutto attraverso le email, una consuetudine di rapporti molto stretta dei massimi dirigenti degli enti in questione (Camporese, Parodi e Saltarelli) con i vertici di Sopaf".
Giorgio Magnoni e Roberto ColaninnoGIORGIO MAGNONI E ROBERTO COLANINNO
Relazioni importanti con quel pezzo di umanità che non distingue il confine tra arricchimento e onestà. Ecco spuntare tra gli indagati il nome di Stefano Siglienti, rampollo di una famiglia gloriosa. Suo padre Sergio, 88 anni, è stato a capo della Comit e dell'Ina, ed è il cugino che accompagnò Enrico Berlinguer sulla canna della bicicletta a prendere la tessera del Pci nel 1944. Suo nonno Stefano è stato ministro delle Finanze alla caduta del fascismo. Siglienti junior è socio di Magnoni nella Five Stars, situata in Lussemburgo per non pagare le tasse.
PIANGE IL TELEFONO. Nell'ottobre 2012, quando il concordato preventivo sta scivolando inesorabilmente verso il fallimento, Giorgio Magnoni telefona a Ruggero. Vorrebbe evitare il fallimento, mettendo qualche soldo. Ruggero non ne vuol sapere. Dice Giorgio: "Ti spiego, la liquidazione in continuità consente di realizzare meglio gli attivi". Replica Ruggero: "Lo so ma siccome è a vantaggio degli altri e non tuoi ... a te cosa te ne frega?".
CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERACARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA
Giorgio balbetta: "Ci sarà anche un minimo di orgoglio...". Ruggero non molla: "No! Abbiamo perso tutto, vai a fare qualcosa dove possiamo riguadagnare dei soldi, abbiamo perso una fortuna, pensiamo al nostro interesse". Questa è l'etica del capitalismo, con cui i sodali dei Magnoni si sciacquavano la bocca ai convegni. Adesso sono muti. Anzi, ammutoliti.


SILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTISILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTI
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/magnoni-chi-come-il-banana-non-ricorda-matacena-e-il-pd-non-conosce-greganti-77474.htm

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