Audi nella bufera: il “papà” della casa automobilistica sfruttò i prigionieri dei lager nelle fabbriche
Grazie a uno studio, è stato possibile scoprire come Richard Bruhn, "padre" dell'Audi, durante il nazismo, sfruttasse i prigionieri dei lager nelle fabbriche della propria casa automobilistica.
Da uno studio commissionato dalla stessa azienda e pubblicato nella giornata di ieri, l'azienda, durante gli anni del nazismo, avrebbe sfruttato senza alcuno scrupolo i prigionieri dei campi di concentramento, presso gli impianti del marchio Auto Union, da cui derivò la stessa casa tedesca. Artefice e responsabile di tale sfruttamento sarebbe stato Richard Bruhn, ritenuto il "papà" dell'Audi.
L'uomo, grazie ai suoi legami con vertici del terzo Reich, infatti, sarebbe riuscito a convincere gli ufficiali a "prestargli" i prigionieri affinché lavorassero nelle sue fabbriche: secondo quanto emerso, sarebbero esistiti ben sette campi di lavoro forzato gestiti dalle SS a servizio di Auto Union: tali lager avrebbero impegnato migliaia persone, costrette a lavorare presso gli impianti di Zwickau e Chemintz, in Sassonia. 4.500 dei prigionieri sarebbero morti proprio per colpa dei lavori compiuti per Bruhn.
La rivelazione, com'è ovvio, ha in breve sollevato polemiche e indignazione: il sindaco di Ingolstadt, la città in cui nacque l'Audi, ha già dato annuncio di voler cambiare nome alla via "Bruhnstrasse", mentre la casa automobilistica ha espresso la disponibilita' a erogare risarcimenti ad eventuali superstiti dei 'lager di Auto Union'.
http://www.articolotre.com/2014/05/audi-nella-bufera-il-papa-della-casa-automobilistica-sfrutto-i-prigionieri-dei-lager-nelle-fabbriche/
Nessun commento:
Posta un commento