giovedì 5 dicembre 2013

Mappa del Dna del più antico antenato dell'uomo

Rivela una parentela 'a sorpresa'. con i Denisovani


Rappresentazione artistica di un gruppo di individui di Homo heidelbergensis  (fonte: Javier Trueba, Madrid scientific films)Rappresentazione artistica di un gruppo di individui di Homo heidelbergensis (fonte: Javier Trueba, Madrid scientific films)
Scheletro dell’ominide scoperto nel Nord della Spagna (fonte: Javier Trueba, Madrid scientific films)
Femore dell’ominide scoperto nel Nord della Spagna (fonte: Javier Trueba, Madrid scientific films)
Sorprese dalla mappa del Dna più antico di un progenitore dell'uomo. Il materiale genetico estratto dal femore di un ominide vissuto circa 400.000 anni fa e scoperto nel Nord della Spagna sposta indietro di circa 200.000 anni la ricostruzione dell'evoluzione umana su basi genetiche. Indica inoltre una parentela inaspettata con i misteriosi Denisovani di origine eurasiatica, mentre i ricercatori si aspettavano la conferma dell'esistenza di un forte legame con i Neanderthal.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve al gruppo coordinato da Svante Paabo dell'Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva di Lipsia, che ha messo a punto un nuovo metodo per estrarre il materiale genetico antico dai fossili.
Grazie a questa tecnica i ricercatori hanno estratto il Dna che si eredita per via materna e presente nei mitocondri (Dna mitocondriale) dai resti di un ominide scoperto in una grotta nota come Sima de los Huesos, nella Sierra di Atapuerca presso Burgos.

Il fossile, che risale a circa 400.000 anni fa, è classificato come Homo heidelbergensis ma ha anche molti tratti simili ai Neanderthal, soprattutto nella faccia. I ricercatori hanno ricostruito il genoma mitocondriale quasi completo dell'ominide e lo hanno poi confrontato con il Dna mitocondriale di Neanderthal, Denisoviani, uomini moderni e scimpanzé . 

È stato così calcolato che l'ominide di Atapuerca ha delle affinità genetiche con l'uomo di Denisova, tali da supporre che i due abbiano un antenato in comune. ''La scoperta è inaspettata - sottolinea Meyer, - perché i resti presentano elementi simili ai Neanderthal, con cui pensavamo ci fosse un antenato comune''.
Il risultato invece non ha sorpreso l’antropologo Giorgio Manzi, dell’università di Roma La Sapienza: ''l'uomo di Denisova – spiega - è a mio avviso una variante tarda di Homo heidelbergensis e trovo dunque appropriata questa affinità genetica”.

Gli autori della ricerca immaginavano inoltre che l’uomo di Atapuerca potesse essere una forma molto arcaica di Neanderthal, ma alla luce dei risultati, sottolinea Manzi, si evince che in quel periodo la derivazione dei Neanderthal da Homo heidelbergensis ancora non vi era stata. 

Secondo Manzi lo studio è interessante anche per un’altra implicazione: “non si pensava che con il Dna si potesse andare così indietro nel tempo, finora il limite era stato indicato intorno a 100.000 anni fa. Invece - rileva - sia per il metodo di estrazione usato sia per la straordinaria conservazione dello campione fossile della Sima de los Huesos, dovuta alle caratteristiche del sito (costituito da argilla umida), ciò è stato possibile e in questo modo si amplia la possibilità di condurre studi sul Dna di antenati dell’uomo sempre più antichi''.

(ANSA)

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