sabato 30 novembre 2013

COP19. Ecco chi comanda a Varsavia

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi su chi ha potere e chi non ce l’ha nei negoziati delle Nazioni unite sul clima, basta dare un’occhiata alla gestione di questa Conferenza delle Parti dell’Onu (Cop). Il giorno dopo la due giorni sul carbone, organizzata dai big della brown economy in collaborazione con il governo polacco, oggi è la volta della defenestrazione del ministro dell’ambiente nonchè presidente della Cop. Il nuovo ministro non poteva essere più chiaro “la priorità è lo shale gas”. Mentre la Chevron denuncia chi protesta contro le estrazioni. Aggiornamento da Varsavia
di Alberto Zoratti
VARSASAVIA. Se l’arte della diplomazia esiste ancora, e se i non detti in politica valgono più di mille parole, questa Conferenza delle Parti dell’Onu a Varsavia rappresenta l’apoteosi della tattica che molto racconta della reale volontà da parte dei governi del mondo di mettere mano una volta per tutte alla tragedia del climate change.
Reduci dalla COP18 dell’anno scorso in Qatar, uno dei principali produttori di gas naturale al mondo con tassi di consumo energetico procapite degni degli Stati uniti, quest’anno è toccato alla Polonia, il Paese più ostile della compagine europea ad ogni serio impegno di riduzione dei gas climalterantie di cambio radicale di politica energetica.
Sono rimasti negli annali dell’Unfccc, la Convenzione quadro dell’Onu sul clima, le posizioni intransigenti della Polonia e di altri Paesi dell’ex blocco sovietico sulla questione dei crediti di carbonio in eccesso (la cosiddetta “aria calda”). E rimarrà nel diario di questa Cop l’atteggiamento al limite del boicottaggio di questa presidenza, che se da una parte mostra atteggiamento collaborativo, dall’altra indica ben altre priorità. A cominciare dalla totale invisibilità di questa Conferenza in città, poche indicazioni, nessuna evidenza, come se le migliaia di delegati chiusi allo stadio di Varsavia siano marziani apparsi chissà come, in attesa di un altrettanto veloce scomparsa. Per arrivare all’ostilità di alcune componenti sostanziali della società polacca, come Solidarnosc che combatte ogni politica “climate-friendly” in nome della difesa dell’occupazione, mostrando una consapevolezza quasi ottocentesca sui temi della transizione ecologica.
Questa settimana, come più volte riportato, si è aperta con l’inaugurazione della due giorni della World Coal Association, la più grande lobby al mondo sul tema del carbone in rappresentanza delle principali multinazionali del settore. Ma i colpi di scena non sono finiti. E’ di poche ore fa il rimpasto di governo che silura letteralmente il ministro dell’ambiente polacco Marcin Korolec, oltretutto presidente della Cop19, ridimensionato a Commissario di governo sul clima “mi concentrerò solo sul clima” ha detto in una veloce Conferenza stampa con sguardo imbarazzato, sottolineando di avere così “più tempo per potermi dedicare a un argomento così vasto”.
Il nuovo ministro dell’ambiente, Maciej Grabowski, è stato al contrario più chiaro: “La mia priorità sarà l’accelerazione dello sfruttamento dello shale gas. E’ un’opportunità per noi di diventare un paese leader in questo settore nei mesi a venire”.
Nel frattempo la Chevron ha deciso di fare causa contro chi protesta contro l’estrazione di shale gas. Sono i cittadini di Zurawlow, piccolo paese a duecentocinquanta chilometri da Varsavia.
Diplomazia o no, in questa Conferenza delle Parti i vincitori e i perdenti sembrano già decisi prima della sua conclusione.

Foto: ciclone in Sardegna, per la serie il cambiamento climatico non esiste

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