sabato 30 novembre 2013

Do you remember Fukushima disaster?

In Giappone e in tutto il Pacifico il rischio di nuove catastrofi resta altissimo: mentre si susseguono nuove fughe d’acqua radioattiva, è previsto per i prossimi giorni l’inedito, tardivo e rischiosissimo tentativo di spostare le barre di carburante dalla piscina allagata del reattore 4 degli impianti di Fukushima. Sembra incredibile ma il governo nipponico e la corrotta compagnia che gestisce la centrale nucleare, la Tepco, sono ancora lì a dirigere le operazioni. I giapponesi (e il resto del mondo) restano nelle mani di dirigenti criminali, irresponsabili e bugiardi mentre pregano perché non si verifichi un nuovo terremoto 
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di Salvador López Arnal
Attraverso una nota urgente dell’agenzia EFE (Tokio), si è diffusa la notizia  ripresa dalla catena pubblica nipponica NHK: lavoratori degli impianti di Fukushima hanno individuato nuove fughe d’acqua radioattiva.
La fuga è stata rilevata “in una delle areee destinate ai serbatoi di conservazione del liquido usato per il raffreddamento dei reattori”. Alcuni tecnici della centrale “hanno identificato infiltrazioni in prossimità di una delle barriere che proteggono la zona dei serbatoi, nell’area del reattore numero 4, ed hanno tentato di contenere la fuoriuscita con alcuni sacchi di sabbia”.
Il reattore numero 4 contiene oltre un migliaio di barre radioattive di combustibile, che devono essere trasferite a breve, attraverso un’operazione specifica sommamente complessa e mai realizzata prima.
La fuga ha prodotto un’ampia pozza, in cui si registrano circa 140 becquerel – Bq – per litro di stronzio (radioattivo). Lo stronzio 90 costituisce, tra le altre cose, uno degli elementi più importanti della contaminazione di Chernóbil. Si caratterizza come radionuclide, che si incorpora all’organismo ed alle ossa, agendo come il calcio[1]. Il Bq misura la quantità di radioattività contenuta in una mostra data di materia. Un becquerelio corrisponde alla quantità di elemento radioattivo in cui si realizza una disintegrazione atomica per secondo[2].
Rappresentanti della TEPCO (Tokyo Electric Power Company)  hanno comunque assicurato che l’acqua non ha raggiunto, per il momento, nessuna fossa o via di scarico che conducano al mare.
I dirigenti hanno inoltre  spiegato che la fuga si è generata in prossimità di una valvola di drenaggio, la quale resterà chiusa (fino a quando sarà necessario). Di fatto, la TEPCO sta indagando sull’origine dell’infiltrazione. Alcuni ingegneri  hanno avanzato la possibilità che questa “sia dovuta ad alcune giunture difettose della barriera che circonda l’area di stivaggio. Questa barriera è stata eretta con una base di blocchi di cemento, uniti mediante saldatura o fissaggio metallico”.
È da ricordare, inoltre, che durante il passato mese di agosto uno dei serbatoi di conservazione del liquido radioattivo ha registrato la perdita di circa 300 tonellate d’acqua altamente tossica, una parte della quale è terminata in mare. Non tutti i serbatoi di questo tipo sono stati, ad oggi, ancora sostituiti. Questo modello di serbaotio è stato costruito in modo rapido e, punto fondamentale, “economico” (diminuendo cioè al massimo i costi… anche per operazioni di questa complessità e considerando le attuali circostanze); non è un caso che le giunture dei suddetti serbatoi siano state fissate con resina invece che con il (più sicuro e costoso) metodo di saldatura.
Controllare le fughe di queste cisterne e, parallelamente, del liquido radioattivo che va accumulandosi nei seminterrati annessi ai reattori atomici, costituisce il principale problema per tutti i tecnici ed ingegneri occupati, attualmente nella gestione della centrale di Fukushima.
L’acqua che si deposita alla base degli edifici dei reattori, prodotto delle infiltrazioni del liquido di raffredamento e degli acquiferi naturali che penetrano dai sotteranei, fà sí che la centrale stia scaricando, quotidianamente, circa 300 tonnellate d’acqua radioattiva nell’oceano. La contaminazione si estende, dunque, per tutto il Pacífico.
Scenari possibili… David Suzuki ha segnalato come in caso di un nuovo terremoto (di magnitudine 7 o superiore ) si produrrebbe la completa evacuazione dell’America del Nord, oltre “all’addio al Giappone”[3]: “ho visionato uno studio in cui si afferma che, se la quarta pianta collassa per un terremoto ed i settori restano esposti, sará l’addio al Giappone e tutta la costa ovest dell’America del Nord dovrà essere evacuata”.
Suzuki non è un appassionato del tema. Omaggiato con 16 premi accademici, presentatore di una popolare serie della catena CBS, ‘La natura delle cose’, è stato il principale oratore in un simposio scientifico su ecologia dell’acqua, presso l’Università di Alberta (USA).
Invece di limitarsi a discutere degli ecosistemi marini e di quelli d’acqua dolce, Suzuki ha lanciato  un avvertimento molto serio  sul futuro di Fukushima e delle conseguenze potenziali per tutto il pianeta. Parlando della natura della “bomba a tempo che fa tictac a Fukushima”, ha ribadito che la centrale atomica nipponica, oggi accidentata, è, nel futuro immediato, probabilmente la maggior minaccia per l’umanità e per il pianeta.
“Fukushima rappresenta la situazione più terribile che si possa immaginare. Tre impianti sono stati distrutti dal terremoto e dallo tsunami. Un quarto settore è risultato talmente danneggiato che il timore  è che, con un altro terremoto di magnitudo 7 o maggiore, l’edificio collasserebbe sactenando un inferno. E la probabilità di un terremoto di questo tipo nei prossimi tre anni è del del 95%...“.
Un’altra grande minaccia, che segnala Suzuki, emerge dal piano di estrazione del combustibile radioattivo della quarta pianta. TEPCO ha annunciato “che presto si inzierà con il tentativo di estrazione di oltre 1.200 blocchi usati di combustibile nucleare, da una piscina di raffreddamento”.
Gli scienziati di tutto il mondo hanno avvertito, e avvertono da oltre dieci anni, “dei pericoli e delle conseguenze a livello globale che possono generare certi processi che si produrrebbero, oggi, intorno al reattore numero 4”.
Ricordando “Chernóbil (e più di Chernóbil) in camera lenta” di cui ci parlò, pochi giorni dopo l’ecatombe del 2011, lo scienziato attivista Eduard Rodríguez Farré…

Fonte: rebelion.org
Traduzione per Comune-info: Roberto Casaccia

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