giovedì 1 agosto 2013

Le vittime e il macchinista

Francisco José Gazon Amo, 52 anni, è stato arrestato


Il macchinista del treno Francisco Jose GarzonIl macchinista del treno Francisco Jose Garzon

Dario Lombardo la presunta vittima italiana

Due parenti delle vittime
Il luogo della tragedia
Una parente di una vittima
Una donna osserva i fiori lasciati per ricordare le vittime della tragedia
Il dettaglio di una carrozza
La bandiera spagnola a mezz'asta a Madrid
Un minuto di silenzio dello staff medico dell'ospedale di Santiago per ricordare le vittime
La locomotiva del treno
dell'inviato Antonio Andreucci
Santiago de Compostela 26 luglio - E' una città spenta. Gli abitanti e i pellegrini con i loro zaini girano mesti per i vicoli e si recano alla cattedrale di Santiago de Compostela senza lo spirito della festa. Oggi per la Spagna è il primo giorno di lutto nazionale per i 78 morti del deragliamento del treno maledetto. E' anche il giorno in cui si comincia a comprendere meglio cosa è accaduto in quella curva a poco più di tre chilometri dalla città. Intanto, è sceso il numero ufficiale delle vittime: sono 78 e non 80, come avevano annunciato ieri le autorità galiziane, spiegando che resti umani che si pensava appartenessero a persone diverse sono invece della stessa.
Ci sono ancora 32 feriti gravi però, e si teme per la vita di almeno cinque di loro. Oggi sono state identificate anche le vittime straniere e si è avuta conferma che tra loro vi è un giovane italiano, Dario Lombardo, 25 anni. Viveva con i genitori in Germania, ma era tornato al paese d'origine, Forza d'Agrò, nel Messinese, per studiare all'Università. A Santiago sarebbe dovuto arrivare in aereo. Ma a Madrid avrebbe dovuto aspettare altre sette ore il volo, e la scelta del treno maledetto gli è stata fatale. L'inchiesta muove i primi passi, ma senza la collaborazione del conducente del treno, Francisco Jose' Garzon Amo. Da ieri sera è piantonato agli arresti in una stanza di ospedale per una ferita alla fronte. Stasera con il magistrato ha fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Subito dopo il deragliamento causato dall'alta velocità alla quale non aveva messo un freno, si era mostrato disperato esclamando addirittura di voler morire e aveva rivelato di viaggiare a 190 all'ora. E' accusato di negligenza grave e rischia da 12 fino a 312 anni di carcere.
I familiari delle vittime e i feriti potranno inoltre chiedere a lui e alla società ferroviaria "Renfe" un risarcimento fino a 150 mila euro ciascuno. Intanto arrivano i primi commenti dei tecnici sui vari sistemi di sicurezza per l'alta velocità, ritenuta "sicurissima" da Bruxelles. L'ampia rete dell'alta velocità spagnola, che Renfe giudica tra le migliori d'Europa, ha due tratte nelle quali ancora non vi sono tutte le apparecchiature ultramoderne capaci di bloccare un treno che non rispetta il protocollo: la Madrid-Siviglia e la Orense-Santiago, l'ultimo tratto della Madrid-Santiago.
Il macchinista aveva ricevuto un allarme sonoro per velocità eccessiva e o non ha frenato o lo ha fatto in ritardo, rivela un perito evidenziando che, secondo il protocollo, Garzon Amo avrebbe dovuto frenare almeno 4 chilometri prima della curva mortale, perché quel tratto non ha le caratteristiche di sicurezza. Ma Garzon Amo - che su Facebook si vantava, con tanto di foto, di far tremare il tachimetro - avrebbe dovuto frenare molto prima. Ad accusarlo, anche un suo collega, Manuel Mato: "Passare da 200 a 80 km orari dipende solo dal fattore umano" quando il treno viaggia dove non è previsto il sistema frenante automatico, come nella curva dove è avvenuto lo schianto. "La segnalazione della velocità elevata termina quattro chilometri prima. Non c'è nulla che tecnicamente la riduca; c'è solo un sistema di segnalazione convenzionale e la velocità va ridotta dal macchinista". Il conducente non lo ha fatto, anche se lo sapeva perché negli ultimi tempi quel tratto lo aveva percorso almeno 60 volte, come ha rivelato la società. Una curva che, secondo altri tecnici, ha un limite di 80 km/h, ma che è strutturata per reggere un limite del 50% in più, quindi 120. Il treno viaggiava a 190. "La sicurezza dipende anche da chi deve rispettare i protocolli - ha detto il ministro dello Sviluppo, Ana Pastor -. Le macchine, da sole, non bastano".
(ANSA)

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