domenica 23 settembre 2012

Bengasi: polizia-salafiti, 10 morti Pakistan: taglia su regista 'blasfemo'


Caos nella citta': folla e militari hanno cacciato salafiti, poi attacco a islamici filo-governativi



Disordini a Bengasi

  Il presidente del parlamento libico Mohamed al-Megaryef durante una visita in un ospedale di Bengasi dopo l'attacco al consolato americano dell'11 settembre

Mentre in Libia si vivono ore caotiche per l'attacco ai salafiti, i fondamentalisti sunniti che alcuni indicano come responsabili dell' uccisione dell'ambasciatore Stevens, in Pakistan il film anti-Maometto prodotto negli Stati Uniti torna al centro delle polemiche con una taglia di 100 mila dollari per chi uccidera' l'autore del clip contestato. In Libia, intanto, sarebbero stati uccisi dei miliziani filogovernativi.


BENGASI - E' caos a Bengasi per gli scontri fra cittadini armati, milizie salafite anti-governo e milizie filo-governative. Venerdi' sera migliaia di persone hanno manifestato, con il sostegno delle autorità, contro le brigate dei fondamentalisti e hanno cacciato i salafiti di Ansar al-Sharia dalla loro caserma in centro. Poi pero' i manifestanti hanno dato l'assalto alle caserme di altri gruppi islamici fedeli al governo. Nell'attacco a una di queste ci sono stati 4 morti e 40 feriti. Gli scontri sono cominciati al termine di una manifestazione che ha riunito 30mila persone per protestare contro le milizie armate e rendere omaggio all'ambasciatore americano Chris Stevens, rimasto ucciso nell'attacco dell'11 settembre insieme con un altro funzionario Usa, due marines e alcuni libici. Il cosiddetto ''Giorno del salvataggio di Bengasi'', come e' stata definita la manifestazione, era stato organizzato con l'appoggio delle autorita' per denunciare l'estremismo e la violenza e per incoraggiare il governo a sciogliere i gruppi armati che si sono rifiutati di consegnare le armi.
Centinaia di manifestanti hanno prima sloggiato i salafiti da un edificio della sicurezza che avevano occupato. Poi hanno dato l'assalto in centro al quartier generale della milizia islamica di Ansar al-Sharia, sospettata di essere dietro l'attentato al consolato. I militanti salafiti hanno sparato in aria, poi sono fuggiti. Al grido di ''il sangue dei martiri non puo' essere versato invano'', i manifestanti sono entrati nella caserma occupata negli ultimi mesi dagli islamici, che e' stata saccheggiata e bruciata. Non ci sono stati scontri diretti ne' feriti. L'attacco alla sede dei salafiti è stato coordinato da polizia e truppe governative. ''Stiamo prendendo il controllo della sede della battaglia. Questo e' stato fatto su richiesta del popolo, che ha chiesto che le milizie lascino questo posto'', ha detto il colonnello dell'esercito Naji al-Shuaibi, al comando delle operazioni. A questo punto però la situazione è sfuggita di mano. I manifestanti armati si sono diretti verso le caserme di altre milizie islamiche, queste pero' fedeli al governo. La folla inferocita non ha fatto differenza. La 'Brigata 17 febbraio' e la milizia 'Scudo della Libia' sono state cacciate dalle loro sedi senza tanti problemi. Quando pero' i manifestanti sono arrivati alla caserma di Raf Allah al-Sahati, a 15 km dal centro, si sono trovati di fronte una furiosa resistenza.
La battaglia è andata avanti per due ore, finché gli islamici si sono ritirati. Sul campo sono rimasti 4 morti e una quarantina di feriti. La caserma è poi stata saccheggiata di armi e munizioni. Le autorita' locali hanno subito messo in guardia contro il ''caos'' e hanno chiesto ai manifestanti di distinguere fra le milizie ''illegittime'' e quelle sotto l'autorita' dello stato. Il presidente dell'assemblea nazionale libica, Mohamed al-Megaryef si e' congratulato con la popolazione per la sua reazione contro le ''brigate al di fuori della legalita''', ma ha chiesto ai manifestanti di ritirarsi immediatamente dalle sedi delle brigate controllate dal ministero della Difesa. Il ministro dell'Interno, Fawzi Abdelali, ha parlato di persone ''infiltrate fra i manifestanti''. Alcuni di questi infiltrati a suo dire farebbero parte dei servizi segreti e vorrebbero ''il caos e la sedizione''.
 I salafiti di Ansar al Sharia hanno evacuato le loro basi a Bengasi per "preservare la sicurezza della città" . Lo ha detto il portavoce dei fondamentalisti, Yousef al-Jehani, precisando che è stato "il comandante del battaglione a ordinare alle sue milizie di evacuare la caserma", perché "noi rispettiamo il popolo". Il gruppo ha negato di avere avuto responsabilità nell'attacco al consolato Usa.
ISLAMABAD - Un ministro del governo pachistano ha offerto una ricompensa di 100 mila dollari per chi ucciderà l'autore del contestato film anti-Islam che ha scatenato la collera del mondo musulmano. Lo riferiscono i media pachistani.
Parlando con i giornalisti, Ghulam Ahmed Bilour, che guida il dicastero delle Ferrovie, ha rivolto un appello "alle persone benestanti" perché mettano a disposizione "denaro e oro" per colui che vendicherà con il sangue la pellicola blasfema realizzata da un cristiano copto.
Bilour appartiene a un partito regionale ed è al centro di molte polemiche per la gestione delle disastrate Ferrovie pachistane. Intanto oggi sono continuate le proteste dei gruppi religiosi islamici a Islamabad e Lahore, ma per ora non si registrano violenze. La polizia ha inoltre arrestato oggi oltre 130 persone responsabili dei disordini di ieri che hanno provocato 26 morti e oltre 200 feriti.
LIBIA - Sei membri delle forze di sicurezza libiche sarebbero stati uccisi, ("giustiziati" secondo le fonti sanitarie) nel corso di scontri a Bengasi tra manifestanti e gruppi di miliziani filo-governativi. Lo ha detto un responsabile sanitario.
Questi ultimi episodi di violenza portano a dieci il bilancio delle persone uccise in violenti scontri in città nelle ultime 24 ore. "Vista la natura delle ferite è chiaro che le sei persone sono state giustiziate", ha precisato un medico che è voluto restare anonimo, aggiungendo che quattro vittime sono state colpite alla testa da proiettili, mentre le altre due al petto. Secondo il medico "i sei lavoravano nell'esercito o nelle forze di polizia stando alle persone che hanno identificato i corpi". Anche un responsabile dell'ufficio del procuratore Khaled al-Aghouri, ha confermato il bilancio dei morti
Davanti all'Assemblea generale dell'Onu, il presidente Barack Obama parlerà la prossima settimana della collera scatenata nel mondo islamico dal video amatoriale prodotto negli Usa "L'innocenza dei musulmani", all'origine di violente manifestazioni in cui sono morte decine di persone, tra cui l'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia. Lo ha affermato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca Tommy Vietor, secondo cui "l'assemblea generale delle Nazioni Unite rappresenta sempre un'opportunità per il presidente per mettere la situazione in un contesto internazionale" e "di certo mi aspetto che il presidente affronterà i recenti disordini nel mondo musulmano, e il più ampio contesto delle transizioni democratiche nel mondo arabo". Come ha fatto nei giorni scorsi, ha aggiunto Vietor, il presidente metterà in chiaro che "noi respingiamo le opinioni espresse nel video (anti-islamico 'L'innocenza dei musulmanì), pur sottolineando che la violenza non è mai accettabile; un messaggio che è stato ripreso dai leader che (Obama) ha raggiunto personalmente (al telefono) in posti come la Libia, l'Egitto e lo Yemen". (ANSA)
 

Nessun commento:

Posta un commento