Il commento del nostro amico e corrispondente da Berlino (che per anni ha lavorato per la Grecia).
Quasi come in Italia, anche in Grecia a pagare il prezzo delle dure imposizioni europee è la gente, tanti cittadini che non hanno, a mio parere, colpe dirette per la situazione che si è creata. In primo luogo, sono responsabili i vari governi greci degli ultimi anni, in particolare quello in carica quando la Grecia entrò nell'euro. La verità, da tutti ormai conosciuta, è che il governo greco truccò i conti per dichiarare di avere i parametri in regola per entrare nell'euro. I tedeschi, quando lo seppero, criticarono molto i greci. Una copertina della rivista tedesca Focus del 2010 aveva questo titolo: Der Betruger (l'imbroglione). La Venere di Milo, oppotunamente modificata, mostrava il dito medio, ad indicare che i greci avevano fregato l'Europa falsificando la loro situazione economica. Ne nacque una polemica tra i due paesi, con i greci che pretendevano le scuse ufficiali per quella offesa e chiedevano di essere rimborsati dai tedeschi per i furti e i danni subiti durante la secona guerra mondiale. Ma non si possono certo difendere a priori le ragioni europee: chi controllava che i parametri greci fossero in ordine? Non se ne accorsero davvero o chiusero un occhio perchè, in fondo, all'Europa dei Grandi conveniva che la piccola e fragile Grecia entrasse nell'euro e fosse facile vittima delle economie forti di altri paesi europei. E' solo un sospetto, questo, ma qualcuno lo ha sollevato. O forse i parametri europei dovevano comunque essere più protettivi per le economie meno forti che entravano nell'euro (quindi questo riguarda anche l'Italia)? La Grecia, molto meno ricca e produttiva dell'Italia ha comunque vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità economiche: stipendi alti e produttività bassa, orari di lavoro limitati e pensionamenti a 50 anni (per lo meno nel settore pubblico). Dovevano essere i governi greci a dire che così il paese non sarebbe potuto andare lontano, nè tantomeno entrare nell'euro. Ora l'Europa impone il pareggio dei bilanci e condiziona la concessione di prestiti a politiche interne insostenibili. La Grecia andrà in default, dicono molti osservatori, non restituirà mai i fondi che ha avuto. Si dovrà accettarlo e trovare altre soluzioni. Questo vale, forse, anche per altri paesi, come l'Italia, che rischiano il default (erano i PIGGS del 2010)e i provvedimenti dei governi hanno già notevolmente approfondito la recessione e la disoccupazione. In un momento di recessione e di crisi economica non sarebbe il caso di imporre la questione del pareggio di bilancio, ma di salvare l'esistenza dei cittadini, decidere misure protettive contro l'aggressione delle economie non europee emergenti, impedire la delocalizzazione delle aziende, porre fine alla falsa ideologia della "buona globalizzazione" e tentare di riavviare in qualche modo la produttività e l'economia dei paesi europei in difficoltà. Un altro falso mito andrebbe bruciato, quella della "crescita infinita": una tesi del tutto illogica, se non altro perchè va in contraddizione con un dato di fatto, le risorse "finite" del nostro pianeta. E poi: porre fine ai "giochi finanziari" basati su ricchezze non reali.
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