sabato 20 gennaio 2024

Renato Caccioppoli

 


Il racconto di Renato Caccioppoli che, in compagnia della giovane Sara Mancuso, che sposerà nel 1939, sfida la polizia fascista intonando la Marsigliese il giorno dell’arrivo di Hitler a Napoli (1938). Questo episodio, da cui sarebbe scaturito il suo arresto e il successivo ricovero in una clinica psichiatrica, è da ritenersi falso. Lorenza Foschini, nel suo interessantissimo libro “L’attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano”, attraverso alcuni rapporti della polizia e una nota del prefetto di Napoli ricostruisce per intero la vicenda. 


Il fatto avvenne il 23 ottobre del 1938, dopo aver passato una serata in una trattoria a bere del vino in compagnia di Sara Mancuso, Renato Caccioppoli fu rintracciato e condotto in questura per un interrogatorio. Quella sera Mancuso, aveva prima provocato con alcune domande retoriche alcuni componenti del partito fascista e poi, vittima di un trabocchetto, fu portata a esprimere alcuni commenti contro il regime. Come sempre accade, non tutte le testimonianze sono d’accordo con questa versione. Si legge nel rapporto della prefettura:


“Venivano sentiti anche altri quattro avventori coi quali la signorina aveva formalizzato [in trattoria] e tutti concordemente dichiaravano che la signorina si era mostrata cordiale con tutti e che la stessa non aveva fatto alcun apprezzamento, anche quando aveva chiesto ad alcuni di essi spiegazioni sui distintivi che portavano all’occhiello. La signorina veniva identificata in Mancuso Sara che non ha precedenti di sorta negli atti della locale R. Questura. L’individuo che si accompagnava alla Mancuso veniva identificato nel Prof. Caccioppoli Reato, il quale benché iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1933 è di idee antifasciste e perciò vigilato.”


Durante l’interrogatorio, avendo bevuto, Caccioppoli avrebbe dato in escandescenze. Come scrive sempre la Foschini, “avverso ad ogni forma di intimidazione, davanti alle richieste poste in maniera brutale, Renato avrebbe risposto con insolenza e rabbioso sarcasmo”. Sotto l’incalzare delle domande, avrebbe poi perso il controllo e questo avrebbe determinato la decisione di ricoverarlo quella notte stessa in un ospedale psichiatrico. 


Si legge ancora nel rapporto:

“A parte il suo indiscusso valore scientifico, per essere dedito smodatamente all’alcol nella vita privata i dimostra individuo anormale e mancante di ogni evidenza sociale, sicché avendo egli dato nel corso dell’interrogatorio segni evidenti di squilibrio mentale, questo Ufficio ha ritenuto di sottoporlo ad accertamenti sanitari, a seguito dei quali riconosciuto folle è stato internato nel locale Ospedale Psichiatrico Provinciale.”


Il matematico Gianfranco Cimmino (1908-1989), scrisse: 

“Andavo a trovarlo tutti i giorni. Dimostrava di accettare serenamente la convivenza con i matti, considerandola una particolare esperienza di vita. Ma i suoi parenti ed amici ne erano profondamente rattristati e preoccupati.”


Ancora un commento, questa volta fatto da Emma Castelnuovo:

“Non era un uomo che potesse invecchiare, né ammalarsi e, ammalatosi, fermarsi”

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