“Per distruggere un popolo devi prima recidere le sue radici.”
Aleksandr Solženicyn
Aleksandr Solženicyn esprime il suo pensiero sulla necessità di preservare le proprie radici culturali e storiche di fronte alle oppressioni e alle ingiustizie.
Solženicyn fu un difensore dei valori morali e spirituali della tradizione russa, che riteneva fossero stati distrutti dal comunismo e dal materialismo occidentale. Egli credeva che ogni popolo dovesse mantenere la propria identità e il proprio patrimonio culturale, senza cedere alle influenze esterne o alle mode del momento. Per Solženicyn, le radici di un popolo erano la sua anima, la sua coscienza, la sua fede, la sua storia, la sua letteratura, la sua arte, la sua musica, la sua lingua, la sua terra. Recidere queste radici significava annientare l’essenza stessa di un popolo, privarlo della sua dignità e della sua libertà.
Solženicyn ci invita a riflettere sul valore delle nostre radici e sulla responsabilità di custodirle e tramandarle alle generazioni future. Ci ricorda che le radici sono la nostra forza, la nostra identità, il nostro legame con il passato e il futuro. Ci esorta a non dimenticare chi siamo e da dove veniamo, a non perdere il senso della nostra appartenenza e della nostra missione. Ci chiede di essere fedeli alle nostre radici, di coltivarle, di farle fiorire, di difenderle, di condividerle, di rispettarle, di amarle.
Arcipelago Gulag è un capolavoro che gli valse il Premio Nobel per la letteratura nel 1970 e che gli costò l’espulsione dall’Unione Sovietica nel 1974.
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Etica morale
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