giovedì 3 agosto 2023

Peter Brötzmann, l'ultimo dei romantici

 


Muore a 82 Peter Brötzmann, uno dei giganti dell'improvvisazione europea: lo ricordiamo in 10 dischi

Peter Brotzmann 

 

Luca Canini 

La musica passa, il suono resta. Non è facile trovare le parole giuste per dire addio a un gigante vero come Peter Brötzmann. La scomparsa a 82 anni di uno dei padri nobili dell'improvvisazione radicale europea, la fine di una parabola umana e artistica durata poco meno di sei decenni, lascia un vuoto talmente grande che solo in queste ore di unanime commozione se ne intuiscono le reali dimensioni.

Impossibile sovrastimare il contributo di Brötzmann all'idea di free jazz nata e cresciuta nel cuore antico del vecchio continente, risposta e riflesso dopo la spallata assestata alla black music dai vari Coltrane, Shepp e Sanders. L'uomo con il sax che venne dal dixieland e da Remscheid, città tedesca rasa al suolo dagli alleati durante la battaglia per la Ruhr (profetico che tutto sia iniziato con una tempesta di fuoco), è praticamente ovunque a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta; perno e motore di una rivoluzione etica ed estetica inaugurata dall'ottetto di Machine Gun, disco manifesto che funziona da innesco per l'esplosione della “new thing” a livello continentale. Germania (Peter Kowald, Buschi Niebergall), Olanda (Han Bennink, Willem Breuker), Belgio (Fred Van Hove), Svezia (Sven-Åke Johansson), Gran Bretagna (Evan Parker): una sorta di internazionale dell'improvvisazione chiamata a raccolta per un vero e proprio sabba fondativo.

https://www.giornaledellamusica.it/articoli/peter-brotzmann-lultimo-dei-romantici

 

Castiglione71 

 

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