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25 maggio 202 3
Dino Trappetti della Sartoria Tirelli racconta con molta sincerità un Helmut Berger inedito e complesso
«Helmut Berger è la persona più autodistruttiva che abbia mai conosciuto», confessa Dino Trappetti, direttore della Sartoria Tirelli, leggendaria sartoria teatrale e cinematografica fondata nel 1964 dall’amico Umberto Tirelli. Al suo attivo i costumi per L’età dell’innocenza, La prima classe del Titanic, Moulin Rouge, Il paziente inglese, La leggenda del pianista sull’oceano, C’era una volta in America, Evita, il Pinocchio di Matteo Garrone. In curriculum quasi tutti i film di Luchino Visconti. Tra quelli interpretati dall’attore austriaco, recentemente scomparso all'età di 78 anni, La caduta degli dei e Ludwig. Nonostante il lato oscuro, si scopre che Helmut Berger era «un angelo», durante le prove di costumi e trucco. Questa disciplina forse gli era venuta dai suoi trascorsi nella moda. Aveva iniziato la carriera come modello, a soli 18 anni a Londra. Una palestra che obbliga a stare tranquilli davanti a luci e macchine fotografiche.

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Conferma Dino Trappetti: «L’ho visto girare La caduta degli Dei nel 1968, il film uscì l’anno successivo e non ci furono problemi. Tanto meno durante le prove di Ludwig nel 1973. Si lasciava trasformare e manipolare tra parrucche e costumi elaborati. Me lo ha confermato Gabriella Pescucci, assistente sul set del costumista Piero Tosi». Famosa la storia del mantello per l’incoronazione del re. I sarti di Tirelli ci misero mesi a confezionarlo, tutto ricamato. Fu però realizzato su un velluto troppo rigido che “tirava” e dunque si dovette smontarlo scegliendone uno più morbido. Ma Helmut Berger era un attore di qualità? Risposta fulminante: «Bravo soprattutto nella seconda parte di Ludwig, quella decadente, in cui è appesantito dal trucco e dai vestiti. Una trasformazione straordinaria. Nella prima, invece, quando interpreta il giovane re [Ludovico II di Baviera ascese al trono a 19 anni, ndr] si atteggia troppo e, a parer mio, non è credibile».
Il carattere della trasgressione
Il film all’epoca fu accorciato, per volontà dei distributori, di quasi un’ora. Dopo la morte di Luchino Visconti avvenuta nel 1976, gli amici del regista, tra cui Suso Cecchi d’Amico e lo stesso Trappetti, riuscirono ad acquistare all’asta la pellicola integrale. Fu rimontata da Ruggero Mastroianni e proiettata in una sala privata di via Urbana, a Roma, nel quartiere Monti. In quella occasione Helmut Berger fu insopportabile. Si lamentò durante la proiezione dicendo di avere pochi primi piani rispetto a Romy Schneider (nella parte dell’imperatrice Sissi, cugina di Ludwig). «Si avventò sulla tela, cercò di strapparla. Io mi alzai e gli diedi un ceffone. Ci dovettero separare. Mi urlò che ero uno stronzo borghese», spiega Trappetti: «Non era così irascibile da giovane. Era simpatico e divertente. D’estate, alla fine degli anni Sessanta, Umberto Tirelli e io andavamo spesso a trovare Visconti nella sua casa di Ischia. Stavamo a Capri e ci andavamo in motoscafo. La villa dava su una baia frequentata spesso dai turisti. A Helmut davano noia e cercava di mandarli via. Aveva adottato una tecnica». Quale? «Faceva pipì davanti a loro, in modo che, schifati, se ne andassero. Mi ricordo anche una vacanza a Madrid da Lucia Bosè, in cui eravamo andati tutti insieme. Miguel avrà avuto diciotto anni!».
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Il lato oscuro di Helmut Berger non si limita alla trasgressione di alcol, droga e parolacce, nota nei decenni alla stampa: «La cosa peggiore fu il suo comportamento nei confronti di Luchino Visconti quando si ammalò. Helmut scomparve e Luchino ne soffrì tantissimo», confida sempre il direttore Trappetti: «Si trasferì a Parigi. L’ultima volta che lavorarono insieme fu nel 1974 quando girarono Gruppo di famiglia in un interno in cui Helmut interpreta, abbastanza bene, Konrad, un personaggio decisamente torbido».
https://www.vogue.it/article/helmut-berger-ricordo-dario-trappetti-sartoria-tirelli
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