“LA QUERELA POI RITIRATA DI D’ALEMA MI COSTÒ UNA FORTUNA IN AVVOCATI E LA ROTTURA CON REPUBBLICA. MINACCE DI MORTE? SI’, PER UN DISEGNO SU MAOMETTO E PER LA VIGNETTA CON LA SARDEGNA A FORMA D’ORECCHIO – GIORGIO FORATTINI SECRETS: "ANDREOTTI IL MENO PERMALOSO DEI POLITICI. DISSE: “CHE DEVO DIRE DI FORATTINI? MI HA INVENTATO LUI” – LE CENSURE, LE MATITE CHE NON TOCCA PIU’ DA 5 ANNI, LA LOREN CHE HA FATTO FINTA DI NON RICONOSCERLO: "UNA VIGNETTA CHE NON RIFAREI? QUELLA SUL…"
Alessandro Dell'Orto per “Libero quotidiano”
Quadri, quadri, quadri. Piccoli, grandi, di ogni epoca e autore a riempire tutte le pareti come in un mosaico. Quadri, quadri e ancora quadri, ma in casa nessuna vignetta. Curiosa questa scelta, Forattini.
«Sa che non ci avevo pensato? In effetti non ne ho nemmeno mai incorniciate».
Quante ne ha disegnate in carriera?
«Bah, difficile dirlo, non ricordo.
Penso circa 15mila. Tutte catalogate in cartaceo e digitale».
E di quadri, invece, quanti ne possiede?
«Credo 1500, ma molti li ho regalati o venduti».
Quello a cui è più legato?
«Mi faccia pensare. Mmmmm. Forse il ritratto di Bertel Thorvaldsen, scultore danese del 1800. L'ho cercato ovunque e voluto a tutti i costi, finché l'ho trovato da un antiquario».
Perché tanto accanimento?
«Venga con me. Ora lo guardi, nota niente?».
È il suo sosia!
«Mi somiglia tantissimo. Pensi che molta gente mi spedisce cartoline per segnalarlo».
Tipo quella appesa laggiù?
«Sì, sopra la mia scrivania».
Scusi Forattini, ma quello è l'angolo in cui ha lavorato per anni?
«Sempre disegnato da lì. All'inizio, a Repubblica, andavo in redazione, ma poi mi trovavo regolarmente una schiera di curiosi alle spalle e ho deciso di fare tutto da casa».
Un precursore dello smart working tanto di moda adesso.
Davanti a questa finestra, quindi, lei ogni giorno ha disegnato il mondo degli ultimi 40 anni.
Come nasceva una vignetta?
«Fino a mezzogiorno non ci pensavo, tanto sapevo che lo spunto sarebbe arrivato. Poi guardavo i tg cercando l'ispirazione e dopo pranzo iniziavo a buttare giù qualche schizzo su un foglio. Il disegno vero lo realizzavo in un'oretta, ma poi ritoccavo i dettagli mille volte, aggiungendo o cancellando particolari. Sa, sono sempre stato molto pignolo».
A che ora lo inviava?
«Alle 19, ovviamente per fax.Sempre odiato la tecnologia. Non ho internet né un computer e utilizzo un cellulare di quelli base».
Qualche curiosità: utilizzava penne particolari?
«Semplicissime matite e poi un pennino per l'inchiostro».
Sottofondo? Perché ride?
«Musica scozzese ad altissimo volume, ho sempre adorato le bande e soprattutto quelle del nord. Mi ispiravano».
Altri rituali?
«Beh, era un andare e tornare dal frigorifero: pezzi di formaggio e spuntini vari. Lavorare mi faceva venir fame».
E la rendeva anche nervoso? Ha le unghie mordicchiate.
«Che fa, mi guarda le mani?».
Di fronte a un fuoriclasse della matita è inevitabile.
«Sempre avuto questo vizio, il lavoro non c'entra».
Torniamo alle vignette. Più difficile trovare la battuta giusta o disegnare?
«La frase a effetto è la cosa più complicata e importante».
Giorgio Forattini ha 91 anni e l'ironia nello sguardo. Ti fissa e capisci che potrebbe facilmente scovare il tuo lato debole, il punto indifeso, il difetto nascosto, e in un attimo trasformarti in una divertente ma scomoda caricatura. L'ha fatto per cinquant' anni, disegnando la politica con vignette - una al giorno - che hanno raccontato la storia italiana sulle prime pagine di Repubblica, Stampa, Panorama e Giornale. Erano editoriali illustrati, spesso più incisivi degli articoli di fondo, capaci di condizionare - con la battuta giusta e un tratto semplice ma dannatamente efficace - crisi di governo, elezioni, dimissioni, scandali.
Giorgio Forattini ti fissa ma poi ti sorride dolcemente e allora capisci che dietro la matita pungente c'è un carattere timido e riservato. E un uomo di grande cultura che ora si gode la vecchiaia nella sua casa di Milano, tra qualche inevitabile acciacco dell'età e qualche buco di memoria. Senza mai perdere, però, il gusto innato dell'ironia.
Ha sempre tenuto i suoi disegni?
«Sì, ma non gli schizzi, quelli li buttavo via ogni giorno. La mia segretaria però, di nascosto, la sera li recuperava. Nel 2017 li abbiamo messi insieme e pubblicati nel libro "L'Abbecedario della politica"».
I disegnatori di oggi le piacciono?
«Quali? Di giovani non ce ne sono, sono rimasti solo i soliti 3 o 4 famosi.
Ora posso farle io una richiesta?».
Certo.
«Per cortesia si abbasserebbe la mascherina un attimo che voglio vedere il suo viso?».
Ecco. Lo ispirasse anche per una caricatura...
«No no, solo curiosità. Ormai non disegno più».
Ma come?
«Basta, sono stufo e non ho più l'istinto. Mia moglie ogni tanto ci prova, ma da cinque anni ormai non prendo in mano una matita e non ne sento il bisogno».
A proposito di mascherina, come ha vissuto il Covid e i lockdown?
«Passeggiando sul ballatoio per tenermi in movimento».
E ora come è la giornata tipo?
«Mi sveglio alle 10, vado a fare due passi e bevo un aperitivo all'aperto. Dopo pranzo pennica fino alle 17 e poi altra passeggiata. Di sera, tv fino a mezzanotte».
Cosa guarda?
«Sicuramente le partite della Roma, sono un tifoso fedele, uno di quelli che ha sempre adorato Totti. Poi telegiornali e Rai Storia. In realtà, però, sono un amante dello zapping. Per la rabbia di mia moglie».
Già, Ilaria Cerrina Feroni. Da quanto tempo state insieme?
«Quarant' anni. Ci siamo conosciuti alla Mondadori, lei era capo ufficio stampa della sezione libri. E non ci siamo mai più separati».
Forattini, torniamo ancora più indietro nel tempo. Al piccolo Giorgio.
«Nasco a Roma il 14 marzo 1931 e sono un bambino solitario, riservato ma ribelle».
Genitori?
«Mamma bellissima, ho preso i suoi occhi. Carattere dolce e molta fantasia. Papà autoritario, da lui ho ereditato l'amore per la cultura che poi ho approfondito con musica, letture, poesie, arte, storia».
Scuole?
«Liceo classico, poi l'accademia di teatro e mi iscrivo ad architettura. A 18 anni esco di casa e a 22, per fare un dispetto a mio padre, mi sposo».
All'accademia, con lei, ci sono Lina Wertmuller e Sofia Scicolone, che poi diventerà per tutti la Loren. Vero che ha finto di non riconoscerla?
«Anni dopo la incontro a una cena di Armani e le dico: "Ciao, ti ricordi di me? Abbiamo fatto teatro insieme". E lei: "Impossibile, io sono molto più giovane". Può darsi che non si ricordasse, ma i modi non sono certo stati gentili».
Primi lavori?
«Operaio, poi rappresentante di prodotti petroliferi perché papà era direttore dell'Agip. E ancora, per anni giro l'Italia per vendere dischi ed elettrodomestici ed imparo a osservare la gente affinando i rapporti umani».
Qualità poi fondamentale per disegnare vignette. Quando le prime caricature?
«A 40 anni vinco un concorso di Paese Sera per una striscia satirica, ma la svolta avviene per una donna».
Cioè?
giorgio forattini e sandro pertini
«Nel 1973 mi fidanzo con Lene De Fine Licht, ragazza danese bellissima, la cui sorella è amica di Gianluigi Melega di Panorama. Me lo presenta e inizio a frequentarlo finché un giorno, vedendomi disegnare, mi propone di lavorare per lui. Non so come si fa e studio i disegnatori francesi e anglosassoni. Così inizia la carriera con la vignetta d'esordio, se non ricordo male un Andreotti cui qualcuno appendeva un pesce d’aprile sulla schiena».
Il primo disegno celebre è del 1974 in occasione del no al referendum sul divorzio: Fanfani tappo di champagne.
«L’idea me la dà un tipografo che dice “Stavolta il tappo (alludendo alla statura di Fanfani) salta”».
È il boom e nel 1975 è tra i fondatori di Repubblica, a inizio anni Ottanta va alla Stampa, torna a Repubblica e poi sbarca al Giornale. Vignette in prima pagina ogni giorno, le sue caricature condizionano la politica italiana. Le hanno mai censurato un disegno?
«Ci hanno provato, spesso lo mettevano più in piccolo o in basso, ma non ne ho mai ridisegnato nessuno. Alle contestazioni rispondevo: “Se non lo volete, mettete la foto del direttore”».
Forattini, una curiosità. Molti politici li vedeva come animali: Amato Topolino, Veltroni bruco, Dini rospo, Buttiglione scimmia, Mancino cinghiale, Violante volpe, Bossi Pluto, Ciampi cane. Come mai?
«Un caso. Li osservavo e pum, certe caratteristiche me li facevano diventare animali. La caricatura è un istinto, quasi involontaria. Come quella volta a Parigi».
Racconti.
«Una quindicina di anni fa io e mia moglie ci iscriviamo a un corso di pittura a olio e ci danno da fare un ritratto. Pochi minuti e tutti sono dietro di me che ridono: provavo a fare un ritratto, usciva una caricatura».
Quante querele ha ricevuto?
«Una ventina e solo da esponenti della sinistra».
Clamorosa nel 1999 quella di D’Alema, allora Presidente del Consiglio, per la vignetta in cui cancella con un bianchetto la lista Mitrokhin: le chiese tre miliardi.
«Quando lo raccontai a Parigi, dove la satira è cosa sacra, rimasero choccati. Poi D’Alema la ritirò, ma mi costò una fortuna in avvocati e la rottura con Repubblica».
Mai rivisto?
«Una volta ci incrociamo a votare allo stesso seggio a Roma, gli vado incontro sorridendo e gli porgo la mano. Lui risponde con gelo».
Il politico meno permaloso?
«Andreotti. Una volta disse: “Che devo dire di Forattini? Mi ha inventato lui”».
Mai ricevuto minacce di morte?
«Sì e mi sono ritrovato la Digos in casa due volte, per un disegno su Maometto e per la vignetta con la Sardegna a forma d’orecchio in occasione dell’arresto della banda dei sardi responsabili del rapimento di Anna Bulgari e Giorgio Calissoni».
E qualcuno ha mai cercato di “comprarla” con qualche regalo?
«Mai, tanto sapevano che non ero corruttibile. In compenso ho sempre pagato una fortuna in tasse: dovevo essere integerrimo e inattaccabile».
Forattini ultime domande veloci. 1) Libro preferito?
«“L’idiota” di Fedor Dostoevskij».
2) Rapporto con la religione?
«Mai stato praticante».
3) I suoi migliori amici?
«Giancarlo Giannini e Renzo Piano. E lo è stato Umberto Veronesi».
4) Il posto più bello del mondo?
«Parigi».
Ultimissima. C’è una vignetta che non rifarebbe?
la vignetta di giorgio forattini su dalema e berlusconi
«Mmmmm, vediamo. Sì, forse quella sul suicidio di Raul Gardini: la sua barca “Il Moro di Venezia” era diventata “Il morto di Venezia” e affondava con il suo teschio a riva. Me ne pento».
giorgio forattini e eugenio scalfari ai tempi della fondazione di repubblica giorgio napolitano e giorgio forattini giorgio forattini e gianni agnelli giorgio forattini giorgio forattini e eugenio scalfari Giorgio Forattini con la moglie Ilaria Cerrina Feroni Giorgio Forattini Giorgio e Ilaria Forattini Giorgio e Ilaria Forattini forattini RENZO PIANO E BEPPE GRILLO CON FORATTINI forattini Vignetta di Forattini su massimo d alema carlo azeglio ciampi e giorgio forattini renzo piano e giorgio forattini Vignetta di Forattini su andreotti copertina del libro di giorgio forattini LA SICILIA VISTA DA FORATTINI spadolini forattini uno fiat pubblicita forattini risparmiosa comodosa 1 forattini dini rospo FORATTINI E DORI GHEZZI jpeg GIORGIO FORATTINI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO vittorio sgarbi giorgio forattini foto riccardo schito giorgio forattini 3
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-querela-poi-ritirata-rsquo-alema-mi-costo-fortuna-315658.htm
Costanzo71
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