«Ve la farò pagare». Le minacce ai ragazzini che lo avevano indicato come il loro pusher arrivano attraverso i social e per questo un ventunenne di Musile di Piave, in provincia di Venezia, è tornato in carcere. Nuovi guai per Gianluigi Piras, il giovane musilense arrestato per spaccio dai carabinieri di Caorle per ben due volte, anche quando era già stato ristretto ai domiciliari. Questa volta gli investigatori dell'Arma hanno arrestato Piras per le minacce postate sui social e rivolte ad alcuni teenager, tutti minorenni, a cui il giovane aveva venduto in passato dello stupefacente. Grazie anche alle famiglie di quei ragazzi, i carabinieri diretti dal maresciallo Francesco Lambiase erano arrivati a inchiodarlo per lo spaccio.
VOGLIA DI RIVALSA
Un affronto che evidentemente il pusher, già condannato e costretto ai
domiciliari, non ha gradito, tanto da spingerlo a postare sul suo
profilo Instagram le possibili ritorsioni a cui i ragazzi sarebbero
finiti. «Ve la farò pagare», «Avete testimoniato contro di me, dovete
capire che gente di m...a siete», «Quando finirò, farò pagare le lacrime
di mia madre con il vostro sangue, ve lo giuro, pensatelo come una
minaccia o avvertimento decidete voi», e poi una serie di insulti per
quei giovani, colpevoli secondo Piras di aver indicato ai genitori chi
vendeva loro droga.
TRA RAP E REALTÀ
È invece grazie a quelle famiglie, che sono riuscite a instaurare un
nuovo dialogo con i figli, che i carabinieri hanno trovato ulteriori
elementi che hanno inchiodato colui che si ritrae su Instagram come se
fosse un boss delle gang americane, con sottofondo di musica rap. Lui
invece, che vive tra le campagne del Veneto orientale, alla fine è
rimasto solo. Nessuna gang, tanto meno la possibilità di andare
oltre, perché non poteva più muoversi da casa. Per Piras infatti è già
arrivata la condanna a 4 anni e 10 mesi per spaccio di stupefacenti, che
stava scontando ai domiciliari, dove a quanto pare si sentiva libero di
fare ciò che voleva. Non aveva fatto i conti però con i carabinieri,
che lo stavano monitorando dopo le segnalazioni arrivate dai genitori
dei ragazzini minacciati.
Piras, acquisiti gli incartamenti del processo, era venuto a conoscenza
delle attività d'indagine svolte e delle persone ascoltate come
testimoni. Così si era impossessato di uno smartphone, che non avrebbe
potuto utilizzare essendo agli arresti, inziando a pubblicare su
Instagram le minacce. I genitori dei giovani si erano quindi rivolti di
nuovo ai Carabinieri di Caorle, chiedendo tutela. Le indagini hanno
permesso agli investigatori di trovare molti video incriminati prima che
fossero cancellati, visto che erano stati notati da molti altri utenti.
Tra questi anche alcuni in cui Piras inneggiava all'uso degli
stupefacenti, fumando dal narghilè. Da qui la segnalazione all'autorità
che ha disposto l'aggravamento della misura con la detenzione in
carcere, disposta dal gip del Tribunale veneziano. Dal tardo pomeriggio
di ieri, Gianluigi Piras è stato associato alla casa circondariale di
Venezia.
NUOVE ACCUSE
Ora dovrà rispondere delle minacce e per aver inneggiato all'uso degli
stupefacenti, nonché del possesso dello smartphone. Nonostante la
giovane età, il ventunenne era già finito in carcere a Pordenone nel
2019. Dopo il primo arresto nel luglio di quell'anno, quando i
carabinieri lo trovarono con delle dosi di cocaina, pochi mesi dopo, a
novembre, era stato di nuovo fermato dagli stessi militari: si era messo
a spacciare anche se era agli arresti domiciliari, cedendo dosi anche
ai minorenni.
TRAFFICO CONTINUO
Le indagini dell'Arma, coordinate dal pm di Pordenone Federico Baldo,
avevano permesso di ricostruire le cessioni avvenute tra giugno 2018 e
ottobre 2019. Complessivamente circa 2400 vendite di stupefacente, per
un quantitativo stimato in circa 1,6 chili di marijuana, 400 grammi di
hashish e 100 di cocaina. Un traffico che avrebbe permesso al giovane di
intascare circa 27mila euro, con 70 clienti di cui 50 abituali, una
decina i minorenni. Spesso con imbarazzo, molti clienti avevano ammesso
di aver acquistato droga da Piras. Ad aggravare ulteriormente la
posizione del ragazzo il fatto che, come hanno ricostruito i Carabinieri
di Caorle, aveva spacciato anche mentre si trovava agli arresti
domiciliari. Anche in quella circostanza le manette erano sono scattate a
seguito di un aggravamento della misura cautelare dell'obbligo di firma
a cui era stato sottoposto dopo il primo arresto avvenuto a Caorle.
Marco Corazza
https://www.leggo.it/italia/cronache/pusher_minaccia_i_ragazzini_testimoni-5705133.html
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