lunedì 11 gennaio 2021

La Brigata Fatemiyoun e il rischio di ingerenza iraniana in Afghanistan

 

L’Iran ha suggerito al governo di Kabul di affidarsi alla Brigata Fatemiyoun, una milizia di profughi afghani creata da Teheran per combattere in Siria, per contrastare il terrorismo in Afghanistan. La proposta ha generato reazioni e discussioni riguardo all’ingerenza iraniana nel Paese. 

Il 21 dicembre 2020, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, è apparso alla televisione afghana suggerendo che il governo di Kabul avrebbe potuto utilizzare la Brigata Fatemiyoun per “per la lotta al terrorismo e per la protezione della sicurezza dell’Afghanistan”. Zarif ha poi aggiunto che la milizia si trovava in Siria “volontariamente” e che questa conta poco meno di 5.000 combattenti. Solo 2.000 di questi si trovavano ancora in Siria. Alcuni politici e rappresentanti della società civile afghana hanno reagito con scetticismo e indignazione alla proposta iraniana di riportare in patria i combattenti afghani. Secondo alcune testimonianze, molti di questi erano rifugiati afghani in Iran, che sono stati forzati ad unirsi alla milizia iraniana. Questa è anche la ricostruzione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che il 24 gennaio 2019 ha inserito la Brigata nella lista nera delle sanzioni statunitensi. Tuttavia, l’Iran sostiene che si tratti di volontari che vengono regolarmente retribuiti per i loro servizi. 

Abdul Sattar Hussaini, un membro del Parlamento afghano proveniente dalla provincia occidentale di Farah, che condivide il confine con l’Iran, ha criticato duramente la proposta di Zarif del 21 dicembre, affermando: “Perché stai cercando di restituirci la nostra gente. Chi sei per riportare gli afgani in Afghanistan?”. Secondo Hussaini, si tratta di un’ulteriore interferenza di Teheran nelle questioni interne del Paese vicino. A proposito delle dichiarazioni del rappresentante iraniano, il Ministero degli Esteri afghano ha dichiarato: “La Costituzione, gli interessi nazionali e la politica estera dell’Afghanistan non consentono ai cittadini afgani, che ci si aspetta siano uniti sotto la bandiera nazionale, di partecipare a guerre regionali e a conflitti di altri Paesi”. 

Secondo quanto riporta il quotidiano Al-Monitor, Hussaini ha definito la risposta di Kabul “carente” e ha dichiarato che, nei giorni successivi alle dichiarazioni di Zarif, il consigliere per la Sicurezza Nazionale dell’Afghanistan, Hamdullah Mohib, si è recato in visita ufficiale in Iran. A suo avviso, questa sarebbe la prova che il governo afghano non riesce a prendere le distanze da Teheran. Secondo Hussaini, la proposta iraniana confermerebbe ciò che lui stesso sostiene da tempo, sulla base sia dei suoi 13 anni di lavoro nella sicurezza delle frontiere sia della sua esperienza nel Parlamento afghano: l’Iran sta sostenendo attivamente i gruppi armati, compresi i talebani, in Afghanistan.

Hussaini ha poi sottolineato il fatto che lungo la zona occidentale dell’Afghanistan sarebbero state arrestate alcune spie iraniane. “Uno di loro è stato catturato dopo aver fotografato ciascuno dei nostri aeroporti”, ha aggiunto. Inoltre, secondo il parlamentare, gli sforzi di Teheran in Afghanistan vanno oltre il semplice spionaggio. Secondo lui, tra il 30% e il 40% degli armamenti dei talebani proviene dalla vicina Repubblica Islamica dell’Iran. Hussaini ha aggiunto di avere prove evidenti che “gli ordini ai talebani di combattere a Farah provenivano direttamente dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche” di Teheran. A suo avviso, i militanti iraniani hanno combattuto a fianco delle forze talebane nelle zone occidentali e meridionali dell’Afghanistan. “Si vestono come noi, parlano come noi e si sforzano di mimetizzarsi”, ha aggiunto. Secondo il parlamentare, questi combattenti iraniani operano in modo molto sistematico e possiedono immagini, mappe e dettagli ottenuti tramite GPS dell’Afghanistan.

La Brigata Fatemiyoun è composta da afgani reclutati dalla forza speciale Quds dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran. La milizia è stata in prima linea nelle operazioni militari di Teheran a sostegno del presidente siriano Bashar al-Assad. Secondo quanto riferito dalla sezione persiana di un’emittente sponsorizzata dagli Stati Uniti, Radio Farda, il gruppo militante ha tenuto la sua prima “conferenza internazionale” a Mashhad, il 13 agosto 2o2o, in collaborazione con l’Astan Qods Razavi, una ricca organizzazione iraniana che gestisce il santuario dell’Imam Reza. All’evento sventolavano le bandiere della Brigata, molto simili a quelle degli Hezbollah libanesi. Sayyid Elias, noto come il “Comandante maggiore dei Fatimidi”, è stato il relatore principale del raduno. Secondo la fonte, pur esprimendo la sua lealtà al leader supremo della Repubblica Islamica dell’iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, l’alto comandante afghano avrebbe promesso che oltre alla liberazione di Quds (Gerusalemme), la Brigata Fatemiyoun avrebbe portato avanti il “jihad” (letteralmente: sforzo verso Dio) per la creazione della “nuova civiltà islamica”. 


Maria Grazia Rutigliano

https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/01/05/brigata-fatemiyoun-rischio-ingerenza-iran-afghanistan/

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