Parla Romano Misserville, il contestato sottosegretario
orgoglioso del suo passato da militante fascista
ROMA - Romano
Misserville, una vocazione littoria fin dall'anagrafe, è stato precoce
sempre: entrato nel Movimento sociale a 15 anni, si è laureato a 20, è
stato il primo missino a presiedere il Senato a 60. Oggi, a 65, è il
primo fascista in un governo di centrosinistra. Poiché detestava
Scalfaro, ha chiamato il suo cane sanbernardo Oscar. Poiché aveva un
senso forte del partito, ha chiamato sua figlia Fiammetta. E' avvocato.
Tiene un ritratto a olio di Mussolini sopra la scrivania. Oggi sta con
Mastella, e fa il sottosegretario di D'Alema. Almirante lo considerava
un enfant prodige, Fini da ieri uno dei "puttani della politica".
Come va, senatore Misserville?
"Benissimo grazie". Cominciamo dalle definizioni. Lei è fascista? "Lo sono stato e non rinnego. Sono un uomo di destra, certo".
E come si trova un uomo di destra in un governo di sinistra?
"Quale governo di sinistra?".
Scusi: di centrosinistra.
"No guardi. Questo è un governo che sta facendo un'azione, tra virgolette, di destra".
Fuori dalle virgolette?
"Anche. D'Alema non è uno che porta sulle spalle un bagaglio ideologico.
Non nella sua azione di governo. È un uomo pratico, ha a cuore la
stabilità. Ha messo a fuoco i temi giusti".
Che sono?
"Ripresa economica, riforme, disoccupazione, sfiducia dei cittadini
nella politica. Il mio maestro di politica mi ha insegnato a guardare a
questo".
Il suo maestro è?
"Almirante. Dopo di lui non ho più avuto grandi rapporti di stima né di collaborazione politica. Aveva un'altra stoffa".
Altra rispetto a chi?
"A tutti quelli che sono venuti dopo". Non ne rintraccia nessuno, alla
sua altezza? "D'Alema, forse. Ha uno stile che gli somiglia".
In cosa, se può dirlo?
"Nel fatto che anche D'Alema, come Almirante, sa coniugare la
militanza politica di parte con una visione obiettiva dei compiti di un
capo di governo".
Almirante non ha mai guidato un governo.
"Lo avrebbe fatto così. Nemmeno D'Alema prima d'ora d'altra parte".
Sì. Lei però di D'Alema ha detto cose come "il lupo non diventerà mai
vegetariano", "i sorcetti hanno fatto presidente er gatto", e il gatto
era lui.
"Schermaglie politiche. Sul piano personale ho sempre avuto stima di lui. Le persone intelligenti e serie meritano rispetto".
Il ritratto di Mussolini se lo porta al ministero? "Certo, è un cimelio".
Senza imbarazzo.
"Ma quale imbarazzo? D'Alema avrà lo stesso rispetto di Togliatti che io ho di Mussolini e di Almirante".
O del maresciallo Graziani, che guidò l'aggressione all'Etiopia e fu
ministro della Guerra nella Repubblica di Salò. Lei gli ha intitolato un
museo, no?
"Una sezione di un museo, quando ero sindaco di Filettino, sì. Un cittadino illustre, lo meritava".
Parliamo del suo passaggio con Mastella. Quando lei ha lasciato An...
"No, non l'ho lasciata. Sono stato espulso. Ne sono orgoglioso".
L'hanno espulsa per via del fatto che fondò "Destra di popolo" e portò via i 169 milioni del finanziamento pubblico.
"Ma pensa che io volessi cento milioni per me? Io faccio l'avvocato, ho
due studi legali. Ho un cavallo che li vale per gamba 100 milioni. Quei
soldi li ho presi per restituirli ai poveri. Li ho dati tutti ai vecchi e
ai disoccupati del mio collegio. Ho pubblicato i bilanci, ho le copie
degli assegni. Facevo campagna contro il finanziamento pubblico con un
paio d'anni d'anticipo. Mi pare che Fini non abbia ancora restituito
nemmeno il rimborso, del finanziamento".
Chissà se anche Mastella li regalerebbe ai poveri, i soldi del finanziamento.
"Non so, sono posizioni personali. Lui ha questa fama di acchiappa-
poltrone che trovo ingiusta. Si è dimesso dalla vicepresidenza della
Camera, non è diventato ministro, non ha posto nemmeno nel governo bis
il problema della sua candidatura. Mastella è solo concreto".
Concreto vuol dire?
"Lucido. Mette un'idea pratica in ogni pensiero politico".
Invece Cossiga? Perché ha lasciato Cossiga per Mastella? "Cossiga
poteva essere il De Gaulle italiano, poi si è perso e immiserito nelle
polemicuzze. In realtà gode solo a sparigliare i giochi. Si diverte".
E lei si diverte? Si è divertito da vicepresidente del Senato?
"No, quello è un ruolo da arbitro. Era un osservatorio privilegiato, ma noioso. Bisognava sempre moderarsi".
Per esempio non poteva dire, come ha detto, "sono pronto a spezzare i denti a chi mi contesta".
"Vis polemica. Io non sono un violento. Sono un uomo di legge".
Quando ha chiesto di fare il sottosegretario le hanno detto subito di sì?
"Non l'ho chiesto. Me l'hanno offerto loro".
E se dovessero pentirsi?
"Non vedo perché. Chi dovrebbe pentirsi, scusi?".
(24 dicembre 1999)
https://www.repubblica.it/online/politica/dalema2/concita/concita.html
Berlusconi71
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