domenica 3 gennaio 2021

È morto Jon Hendricks, gigante del vocalese

 

Credit: Getty Images/Brownie Harris 

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L'artista è scomparso a 96 anni. Aveva collaborato con tanti grandi nomi del jazz e il suo stile ha fatto scuola

Il mondo del jazz, e non solo, lo ricorda per il suo talento sempre venato di ironia, per la sua fantastica voce e per il suo senso della performance. Jon Hendricks è morto a Manhattan a 96 anni, lasciando dietro di sé una preziosissima eredità musicale. Nato a Newark, Ohio, nel 1921, Hendricks era considerato il "padrino del vocalese". Figlio di un pastore, era cresciuto a Toledo interpretando spiritual e inni durante le messe domenicali, mentre nel corso della settimana era solito esibirsi in bar e ristoranti.

Nel 1932 iniziò a cantare alla radio, poi lavorò al Waiters and Bellman's Club accompagnato al piano da Art Tatum, amico di famiglia. Per un periodo fu leader di un quartetto di chiara impronta gospel poi, dopo il servizio militare, intraprese senza successo lo studio del diritto, dedicandosi al tempo stesso alla batteria. Nel 1952 giunse a New York, dove iniziò a lavorare come paroliere: in quel periodo scrisse I want you to be my baby, registrata da Louis Jordan.

I suoi primi due dischi, Continental song e Jon Hendricks recital, risalgono alla stagione 1952-'53. Nel 1954, il sodalizio con King Pleasure portò alla realizzazione dell'album Don't get scared, remake vocale di grande successo di un'incisione svedese di Stan Getz: in quel disco, Hendricks cantava la parte che nell'originale era affidata al sax baritono di Mars Gullin. Nel 1957 si unì a Dave Lambert per incidere una versione vocale di Four brothers che ottenne grandi elogi dalla critica. Dopo un breve intervallo in cui tornò a occuparsi di contabilità, iniziò a scrivere le parole su alcuni temi di Count Basie.

Nonostante lo scarso successo, Hendricks decise di unirsi a Dave Lambert e alla cantante Annie Ross per incidere Sing a song of Basie, che nel 1958 ottenne un enorme successo. Fu l'inizio di una fase di grande ascesa, e il trio occasionale divenne stabile, continuando a lavorare sul repertorio di Basie, di Ellington e di Horace Silver, riuscendo ad allargare la platea del jazz a quanti non amavano la musica esclusivamente strumentale. Lo stile del trio fece epoca: partendo dal titolo i tre creavano una storia da cantare seguendo nota per nota il brano jazz scelto, rispettandone la melodia come gli assoli e mettendo in piedi uno show dominato dallo scat . Dopo l'addio di Annie Ross, Hendricks e Lambert iniziarono a lavorare con la cantante dello Sri Lanka Yolande Bavan: Hendricks registrò anche con Jimmy Whiterspoon e Big Miller. La morte di Lambert nel 1966 mise fine all'avventura del trio.

Nel 1965 intraprese una carriera solista e iniziò a collaborare con Duke Ellington. Mise in piedi l'opera The evolution of the blues, a metà tra musica e teatro, che raccontava la storia della musica afroamericana, e collaborò con la moglie Judith Dickstein, con i figli Michele e Aria e con il nipote Eric, oltre che con Bobby McFerrin e con i suoi eredi artistici Manhattan Transfer, con i quali conquistò il Grammy nel 1986 per il testo di Another night in Tunisia. Tra le sue più riuscite collaborazioni quella con Wynton Marsalis: la sua inconfondibile voce dominava l'oratorio Blood on the field, che nel 1997 conquistò il premio Pulitzer.

Nel 1991 salì anche sul palco del Festival di Sanremo, dove cantò Lemme hear some o' that be-bop, versione inglese di Sbatti ben sul be-bop dei Ladri di Biciclette. Fra i suoi ammiratori c'erano Al Jarreau e Bobby McFerrin, testimonianza diretta di quanto il uo stile abbia infuenzato i migliori cantanti jazz degli ultimi decenni.
 
https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2017/11/23/news/e_morto_jon_hendricks_gigante_del_vocalese-181918905/

Barrella71

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