martedì 13 maggio 2014

Sempre più droni nei cieli
Ma c’è chi li proibisce


Vietati al Parco Yosemite, in Italia entra in vigore il nuovo regolamento Enac. I i velivoli teleguidati sono una risorsa sempre più importante per ogni tipo di emergenza

di Davide Sher


L’Aibot X6 V2 di Aibotix è uno dei droni professionali più completi e sicuri al mondo
L’Aibot X6 V2 di Aibotix è uno dei droni professionali più completi e sicuri al mondo

Spesso associati ai modelli letali da guerra, i droni sono robot volanti teleguidati che non godono di un’ottima fama tra gli organi d’informazione. Esiste però un numero già molto elevato di professionisti che li utilizza per svolgere una sempre più ampia gamma di lavori utili e, nelle emergenze, anche per salvare vite umane. Intanto, per un pubblico crescente di hobbisti, i droni rappresentano il giocattolo definitivo.

Droni: chi li proibisce e chi organizza una fiera

Droni: chi li proibisce e chi organizza una fiera

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Droni: chi li proibisce e chi organizza una fiera

Dove volano i droni
Questo traffico celeste in crescita esponenziale non è stato ancora ufficialmente regolamentato, negli Usa, dalla Federal Aviation Administration, che si limita, per ora, a dire che ogni aeromodello deve restare sotto i 400 piedi d’altitudine (circa 150 metri). Così gli enti pubblici e privati si auto-regolamentano, dando luogo anche a situazioni estreme. Ha fatto clamore il recente caso del Parco Yosemite in California e di alcuni altri parchi naturali, che ne hanno vietato completamente l’utilizzo per tutelare l’habitat di specie rare come le aquile calve o i falchi pellegrini. Da questo punto di vista in Italia, dove i droni vengono già usati per moltissime attività in ambito civile (ad esempio per prevenzione e interventi in emergenza incendi, rilevamenti e ricerche scientifiche o riprese cinematografiche), siamo più avanti. L’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), che li riconosce ufficialmente con l’acronimo Apr (Aeromobile a pilotaggio remoto), ha appena varato il nuovo regolamento, in cui distingue tra i velivoli radiocomandati destinati a scopi ricreativi e sportivi (che vengono definiti aeromodelli) e quelli destinati alle attività professionali e lavorative (gli Apr, appunto) per i quali è richiesta una polizza assicurativa e un patentino.
Database per i modelli stampabili
Eppure l’utilizzo civile dei droni resta un fenomeno inarrestabile, tanto che, sul fronte opposto, il Department of Homeland Security (Dhs) - cioè il dipartimento per la Sicurezza interna - ha chiesto alla società internazionale Spie di creare un modello adattabile che permetta di realizzare droni in 3D su misura per le specifiche esigenze di ogni diverso tipo di emergenza. Il sistema conterrà, infatti, una libreria di design di robot e droni, insieme a elementi interattivi, e a un database con tutte le istruzioni per modellazione digitale, assemblaggio e controllo remoto. Oggi i robot sono giù usati in molte situazioni d’emergenza, ma selezionare e pre-posizionare robot di supporto con le caratteristiche più adatte in ogni singola situazione può risultare complesso e costoso. Tanto più che ogni particolare emergenza richiede robot con abilità differenti, come ad esempio la capacità di trasporto adatta o particolari tipi di sensori. Così il Dhs sta sviluppando il database che conterrà tutti i multipli design di robot e device da usare per fini commerciali civili o governativi. In queste librerie troveranno posto anche i design di sviluppatori terze parti, che potranno mantenere i diritti e persino ricevere pagamenti nel caso uno dei loro design venga effettivamente utilizzato. Non tutti i componenti dei robot potranno essere stampanti in 3D. Per esempio i motori e i sensori dovranno essere già assemblati. Il database includerà quindi una lista comune di tutti questi oggetti non stampabili (per ora) per standardizzare il più possibile i processi produttivi.
La fiera dei droni a Roma
Per dimostrare l’attuabilità del progetto al Dhs, Spie ha realizzato un drone a sei eliche in grado di trasportare un kit di soccorso per emorragie e traumi. Il Raptr (Remote Aerial Payload Transport Robot) integra una videocamera per inviare immagini all’operatore e all’unità di controllo che ne permette anche il volo autonomo, seguendo waypoint (marchi) pre-impostati. Stamparlo in 3D lo renderà facilmente adattabile alle varie missioni, modificandone la capacità di carico in base alle esigenze. Creare modelli 3D dei droni sta diventando un hobby sempre più diffuso anche in Italia. Appassionati e professionisti si incontreranno al Drone & Expo Show, che si terrà a Roma il 24 e 25 maggio.

http://www.corriere.it/scienze/14_maggio_10/sempre-piu-droni-cieli-ma-c-chi-li-proibisce-dff3a358-d859-11e3-8ef6-8a4c34e6c0bb.shtml

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