domenica 16 febbraio 2014

Contrada,Strasburgo condanna Italia

'Non doveva restare in prigione'. Ex funzionario Sisde intervistato dall'ANSA: 'Voglio che cada l'accusa di mafia'


 Contrada vince primo round a Strasburgo

STRASBURGO, 11 FEB - Bruno Contrada ha vinto oggi la sua prima battaglia alla Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo hanno condannato l'Italia per averlo tenuto in prigione, tra il 24 ottobre 2007 e il 24 luglio 2008, nonostante il suo stato di salute fosse "incompatibile" con il regime carcerario. Nella sentenza, che diventerà definitiva tra 3 mesi se le parti non chiederanno e otterranno una revisione, i giudici hanno stabilito che lo Stato deve a Contrada 10mila euro per danni morali e 5mila per le spese processuali.  
Bruno Contrada misura le parole, controlla l'entusiasmo. E' ormai abituato a mantenere i piedi per terra. Dopo anni di processi, sa benissimo che ogni sentenza può essere ribaltata nel grado successivo. Un pizzico di soddisfazione emerge però dopo la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia per averlo tenuto in prigione, tra il 24 ottobre 2007 e il 24 luglio 2008, nonostante lo stato di salute dell'ex funzionario del Sisde, che oggi ha 82 anni, fosse "incompatibile" con il regime carcerario. "E' una sentenza di primo grado che può essere appellata - spiega - e comunque rappresenta solo una parte del contenuto delle istanze da me presentate in base alla violazione delle normative da parte dello Stato italiano". La Corte ha infatti esaminato il ricorso contro la detenzione carceraria, nel periodo in cui il funzionario del Sisde era detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. "I giudici hanno evidenziato - dice Contrada - l'evidente e accertata incompatibilità delle mie condizioni di salute con il regime carcerario. Ma il vero motivo di soddisfazione sarebbe un eventuale accoglimento del mio ricorso per l'accusa di associazione mafiosa. Lo Stato ha celebrato un processo violando alcune norme di legge. E' una vicenda molto complessa e le nostre argomentazioni sono tante. Non poteva essermi contestata l'accusa di associazione mafiosa". Contrada sostiene infatti di essere stato condannato in base a un reato, quello di concorso esterno in associazione mafiosa, che non esisteva al tempo in cui avrebbe commesso i reati per cui è stato incriminato. Entro l'anno la Corte di Strasburgo si pronuncerà anche su questa vicenda. "Prima del 4 marzo - prosegue - il ministero della Giustizia dovrà fare le sue controdeduzioni e poi toccherà a noi, prima della decisione su questa vicenda. E' chiaro che per me è una questione di ordine morale, io la mia pena l'ho scontata fino in fondo. Non pretendo nessun risarcimento, voglio solo giustizia. Spero che arrivi prima della mia morte". L'Europa è l'ultima speranza per Contrada, ex numero due del Sisde, inquisito subito dopo le stragi di mafia del '92, sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti, con l'accusa infamante di essere stato una sorta di 'quinta colonna' di Cosa Nostra all'interno dell'apparato dello Stato. Assolto nel primo processo d'appello, il 4 maggio 2001, dopo la condanna a dieci anni inflittagli in primo grado il 5 aprile 1996. Poi è stata la Cassazione, il 12 dicembre 2002, ad annullare il verdetto assolutorio e a disporre un nuovo processo. Infine è arrivata la condanna a 10 anni di reclusione, il 25 febbraio 2006, che nel maggio del 2007 la Cassazione ha reso definitiva. A nulla sono valse le diverse istanze di revisione del processo. "Sono sempre stato un uomo dello Stato - ripete l'ex 007 - .Mi sono fidato della giustizia e ho avuto il massimo rispetto per gli uomini che l'amministrano. Dopo quanto mi è accaduto, da 22 anni a questa parte, mi sembra di avere il diritto di nutrire delle perplessità, dei dubbi. Devo dire che nei confronti della giustizia italiana non ho eccessive aspettative".

(ANSA)

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