venerdì 30 novembre 2012

SCOPERTE LE CELLULE CHE SCATENANO IL CANCRO AL COLON


ROMA - Sono pochissime, appena il 2% delle cellule presenti nel tumore del colon, ma sono proprio loro a scatenare il cancro: sono le cellule staminali tumorali, capaci di moltiplicarsi senza sosta e per un tempo indefinito, praticamente immortali. La loro scoperta è annunciata questa settimana nell'edizione on line di Nature dal gruppo italiano dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) coordinato da Ruggero De Maria. A risultati analoghi, pubblicati nello stesso numero della rivista, è giunto, quasi contemporaneamente, un gruppo di ricerca dell'università canadese di Toronto. Le cellule staminali che danno il via al tumore del colon sono particolarmente importanti perché diventano i principali bersagli dei futuri farmaci anticancro, farmaci intelligenti capaci di colpire esclusivamente le cellule colpevoli del tumore.

La loro scoperta è tanto più importante, considerando che quello del colon è il secondo tumore killer dopo quello del polmone. Lo stesso gruppo italiano dell'ISS aveva isolato le cellule staminali tumorali direttamente nei tessuti di un tumore del cervello, il glioblastoma; altri gruppi le avevano isolate nella leucemia mieloide acuta e altri ancora nel tumore del seno. In coltura, sono state finora identificate cellule staminali dei tumori di prostata, ovaio e melanoma. Non si sapeva, invece, assolutamente nulla delle staminali legate a un tumore diffuso come quello del colon, attualmente guaribile nel 40%-50% dei casi.

Così il primo passo è stato identificare, nei tessuti del tumore del colon, le cellule staminali che lo scatenano. L'indizio utilizzato dai ricercatori è stata una proteina, chiamata CD133, piuttosto rara nella maggior parte delle cellule tumorali normali, ma abbondante solo in un piccolissimo gruppo. L'attenzione, allora, si è concentrata su queste cellule. Sono state isolate e su di esse sono state condotti i test per conoscerne le caratteristiche. "Abbiamo visto così che soltanto le cellule positive alla proteina CD133 erano in grado di formare dei tumori", ha detto De Maria. "Abbiamo scoperto in questo modo - ha aggiunto - che nel cancro del colon sono presenti due tipi di cellule, molto diversi fra loro. Abbiamo coltivato in vitro entrambi i tipi di cellule staminali. Mentre la prima popolazione, che corrisponde al 98% delle cellule presenti nel tumore, cresce per un periodo massimo di due settimane e poi smette di proliferare, le cellule staminali che rappresentano appena il 2% delle cellule presenti nel tumore hanno dimostrato di poter crescere senza limiti. Nel nostro laboratorio sono in coltura da un anno e mezzo e continuano a espandersi".

Così, ha detto ancora, "abbiamo capito che queste cellule staminali tumorali sono veramente le cellule bersaglio per una futura terapia del cancro del colon". La conferma definitiva è arrivata quando, una volta isolate e prelevate, le cellule staminali tumorali sono state iniettate in topi con le difese immunitarie ridotte in modo da accettare cellule umane. In poco tempo le cellule hanno fatto sviluppare negli animali un tumore con caratteristiche identiche a quelle del paziente dal quale erano state prelevate le cellule. in pratica le staminali tumorali producono tutte le altre cellule del tumore primario e delle metastasi.

 E' un risultato che apre prospettive importanti nella diagnosi perché, ha osservato De Maria, diventa possibile "contare" le staminali tumorali e, sulla base del loro numero, prevedere se la crescita del tumore potrà essere più o meno lenta. Inoltre, ha aggiunto, "sarà possibile scoprire i punti deboli e sperimentare nuovi farmaci che hanno queste cellule come bersaglio. La ricerca italiana è stata condotta in collaborazione fra l'ISS e l'Istituto Oncologico del Mediterraneo di Catania, e inoltre con il Dipartimento di Patologia e Medicina di laboratorio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma e il Dipartimento di Discipline Chirurgiche ed oncologiche dell'università di Palermo.

(ANSA)

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