La Corte Costituzionale romena ha accolto le osservazioni sull'incostituzionalità della legge ammazza-randagi approvata il 22 novembre dello scorso anno, rinviando tale legge al Parlamento romeno affinché venga revisionata. Per Sara Turetta, Presidente dell'associazione Save the Dogs, si tratta di "un vero colpo di scena".
di Tamara Mastroiaco
La
Corte Costituzionale romena ha accolto le osservazioni
sull'incostituzionalità della legge ammazza-randagi approvata il 22
novembre dello scorso anno
A giugno dello scorso anno il Parlamento romeno aveva posticipato lo sterminio di massa: il progetto legislativo PL 912, per la gestione dei cani randagi
era stato rimandato alla Commissione per l'Amministrazione Pubblica.
Nonostante lo stop momentaneo, le mattanze di massa perpetrate verso i
randagi continuavano. Per mesi siamo rimasti in attesa di notizie, fino al giorno in cui Sara Turetta, Presidente di Save the Dogs (STD), che da anni si batte contro la soppressione dei cani rumeni, con il comunicato stampa del 22 novembre 2011, ha annunciato che la legge ammazza-randagi era stata approvata: le stragi venivano 'legalizzate' dal governo romeno.
Il 12 gennaio, imprevedibilmente, “un vero colpo di scena”, come lo definisce la Turetta stessa: la Corte Costituzionale romena ha accolto le osservazioni sull'incostituzionalità della legge e ha chiesto, rinviandola al Parlamento, che tale legge venga revisionata. “Il ricorso alla Corte Costituzionale era stato fatto - apprendiamo da STD - da decine di membri del Parlamento romeno appartenenti alle opposizioni (PNL e PSD) e da migliaia di difensori dei diritti degli animali che si sono mobilitati contro il provvedimento sia a livello nazionale che internazionale”.
I cani ospitati nei canili spesso non vengono alimentati e vengono uccisi con potenti veleni
La
Corte Costituzionale, rinviando la legge al Parlamento, si è opposta al
Presidente Băsescu e al Ministro dello Sviluppo e del Turismo, Elena
Udrea, la quale da sempre accusa le associazioni animaliste di
ostacolare le autorità e di non avere interesse a risolvere il problema
del randagismo endemico.In realtà, chi veramente ostacola la soluzione al randagismo, è la lobby politico-economica; i cani randagi rappresentano un'enorme fonte di guadagno per diverse società alle quali vengono affidati gli appalti. “Se il lavoro fosse fatto secondo le norme previste costerebbe 100, mentre invece viene fatto in maniera da costare 20, guadagnandoci 80”, dichiara Sara Turetta, la quale afferma anche che i cani ospitati nei canili spesso non vengono alimentati e vengono uccisi con potenti veleni che provocano sofferenze, invece che con l'eutanasia (una puntura contenente un mix di farmaci).
La decisione della Corte Costituzionale rappresenta “un precedente di importanza strategica che non potrà più essere ignorato dalle Commissioni che riprenderanno in mano la materia”, dichiara STD. Decidere della vita o della morte dei cani è comunque illegale. Sara Turetta ribadisce: “La Convenzione dei diritti degli animali da compagnia, in vigore dal 1987 e ratificata dalla Romania, è comunque molto chiara; la riduzione del numero di animali randagi, salvo i rari casi molto gravi (un'epidemia di rabbia per esempio), può avvenire solo mediante la sterilizzazione”.
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