L’immagine simbolo di questa giornata nera è il volto (e le parole) di questo ragazzo, un soldato ucraino, non avrà più di 20 anni, che si ritrova a combattere dal giorno alla notte una guerra molto più grande di lui.
E, nel momento estremo, dopo essere scampato a un bombardamento russo, accende lo smartphone e rivolge un pensiero ai propri genitori.
“È un bene che siamo tutti vivi ora. Per ogni evenienza, mamma, papà, sappiate che vi amo. Andrà tutto bene.”
Non è la Polonia del 1939 ma l’Europa del 2022.
Un pugno dritto allo stomaco. Perché, prima di tutto, dietro i deliri dei potenti, la guerra sono le vite dei poveri cristi che ci si ritrovano dentro. Guai a dimenticarlo.
Lorenzo Tosa
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