mercoledì 30 aprile 2014

Borsellino Quater. Mancino rifiuta di rispondere ai giudici

nicola mancino-Redazione- E' stato citato come teste, ma ha rifiutato di rispondere alle domande dei giudici. 
Si tratta dell'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino, comparso questa mattina a Caltanissetta, dove sarebbe dovuto essere ascoltato nell'ambito del processo Borsellino Quater. L'uomo, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere in quanto "imputato di reato connesso": su di lui, infatti, pesa l'accusa di falsa testiomianza a Palermo, nell'ambito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia.
Mancino ha spiegato alla Corte d'Assise che sta ancora attendendo di essere interrogato dalla Procura palermitana e offrir loro chiarimenti sulla sua posizione: fino a quel momento, non vuole dire altro. 
"Sono stato interrogato sia dalla procura di Caltanissetta che da quella di Palermo e a volta da entrambe le Procure", ha spiegato."So che c'è un interferenza fra le due procure che seguono rispettivamente il processo sulla trattativa che sulla strage di via d'Amelio, ma non vorrei essere ulteriormente oggetto di indagine fra le due Corti d'assise".
"Sono stato presente nelle udienze condotte dal giudice per le udienze preliminari, Morosini, ma non sono mai stato interrogato", ha aggiuntol'ex ministro. "Ritengo di volermi avvalere della facoltà di non rispondere, non per sottrarmi alle valutazioni della Corte d'Assise di Caltanissetta ma per non interferire in un procedimento, quello di Palermo, dove non sono stato ancora interrogato. Confermo la mia scelta e dichiaro di avvalermi di questa facoltà di non rispondere". 
Frattanto, il Presidente della Corte d'Assise, Antonio Balsamo, ha accolto la richiesta di Sergio Lari e di Nico Gozzo di inserire nel processo sulla strage di via D'Amelio il confronto che si tenne nel 2011 tra Mancino e l'ex ministro della giustizia Claudio Martelli. 
Quest'ultimo aveva sostenuto di aver chiesto delucidazioni a Mancino riguardo i colloqui riservati fra gli ufficiali del Ros e Vito Ciancimino, l'ex sindaco di Palermo, gli stessi che secondo i giudici avrebbero dato il via alla trattativa tra criminalità organizzata e istituzioni. Mancino, questo, l'ha sempre negato, sostenendo invece di non aver mai parlato del Ros e di Ciancimino con Martelli. 
A deporre durante il processo in corso c'ha pensato invece un altro ex ministro dell'Interno, Virginio Rognoni, accusato di esere uno dei destinatari del cosiddetto "contropapello".
Il teste ha parlato anche del suo legame come il generale  Carlo Alberto Dalla Chiesa. "Dopo la sua nomina a Prefetto, mi disse che sicuramente in Sicilia si sarebbe scontrato con molte persone e fra queste anche con Vito Ciancimino", ha ricordato Rognoni. "'So che vado incontro a delle difficolta' da parte anche della corrente andreottianà, mi disse Dalla Chiesa. Dava la sensazione che a Palermo non sarebbe stato ben accolto".
"L'ultima volta che vidi il generale fu a Ficuzza, il 15 agosto", ha poi proseguito nella sua deposizione. "In quell'occasione mi spiegò che si sarebbe dovuto svolgere un incontro con tutti i prefetti siciliani per creare un punto di riferimento centrale nella lotta alla mafia. L'incontro era fissato per il 7 settembre ma il 3 settembre del 1982, il prefetto venne assassinato".
Riguardo la presenza del suo nome nel contropapello ha aggiunto di aver "appreso la notizia dal giornale": "Non mi resi conto perchè il mio nome fosse inserito in quel documento". 

http://www.articolotre.com/2014/04/borsellino-quater-mancino-rifiuta-di-rispondere-ai-giudici/

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