sabato 1 febbraio 2014

Una finanza diversa nasce in fattoria

Non c’è solo l’economia della troika. Lontano dalle attenzioni dei «grandi» media europei il movimento della finanza critica si allarga per sperimentare principi e pratiche diversi da quelli dominanti. La rete degli istituti di credito etico, ad esempio, include ora anche la svedese Ekobanken. Che ha sede a Järna, in una fattoria
di Ugo Biggeri*
Dopo la partecipazione al Tallberg Forum, il presidente di Banca etica Ugo Biggeri ha incontrato i promotori di Ekobanken, l’istituto di credito svedese che ispira la sua azione ai principi e alle pratiche della finanza etica.
magasinet_580wÈ la più piccola della banche etiche in Europa, e tra le più giovani: è nata nel 1998, un anno prima di Banca etica. Ha uno stato patrimoniale di 51 milioni di euro, circa 6 milioni di capitale, dodici dipendenti e nessun servizio di gestione pagamenti. Risultati sempre positivi e praticamente nessuna sofferenza.
E’ questa la fotografia di Ekobanken, una piccola realtà, ma in un paese con poco più di 9 milioni di abitanti sono una realtà significativa, l’unica banca cooperativa in Svezia insieme alla Jak Bank (ne parla Mattias Cocco in Una banca dis-interessatandr).
La politica del credito di questo istituto svedese è molto simile alla nostra: produzione di energia da fonti rinnovabili, commercio equo, housing sociale, agricoltura biologica… Una banca che, nell’attenzione alla scelta di cosa finanziare, è simile a Banca Etica, ma con tanti campi su cui scambiare idee: dalle modalità per comunicare chi finanziamo ai modelli organizzativi per dare sempre maggiore efficacia al nostro fare finanza etica.
Hanno una bella sede nel quartiere medioevale di Stoccolma, ma il cuore di Ekobanken è verso Sud, a Järna. Si attraversa un viale alberato e in fondo ad una stradina si arriva in una grande fattoria.
Qui la banca ha il suo quartier generale, al secondo piano di un ex fienile e tutto intorno il tempo è scandito dai lavori della fattoria. Non vi sono relazioni societarie o particolari scambi di lavoro. Ognuno fa il suo mestiere, ma vicini.
C’è però una relazione profonda in questa “simbiosi”: si condividono gli stessi valori, una comune visione del mondo e si lavora entrambi per migliorare la propria realtà e il contesto in cui si opera; chi attraverso il lavoro dei campi, chi attraverso un uso responsabile del denaro delle persone.
Come banche etiche condividiamo anche gli stessi bisogni di sviluppo: la capitalizzazione, farsi conoscere di più, come aprire relazioni positive con il resto del mondo bancario, come mettersi in rete con altre realtà che vogliono fare della finanza il motore per la sostenibilità sociale e ambientale.
Ekobanken è piccola, ma ha scelto di entrare in relazione con le reti internazionali di finanza etica: Inaise, Febea, Sefea, Institute for Social Banking e ora nella Global Alliance for Banking on Values. Vi partecipano attivamente, consapevoli che il movimento delle banche etiche per crescere necessita di momenti di confronto e di scambio, nel quale far sentire la propria voce per dare un contributo positivo al cambiamento.
Incrociare idee di finanza etica fa decisamente bene.

* presidente di Banca popolare etica (un’intervista di Monica Di Sisto di Comune-info a Ugo Biggeri è leggibile Sperimentare nuove forme di mutualismo)

http://comune-info.net/2013/07/una-finanza-diversa-nasce-in-fattoria/

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