venerdì 28 febbraio 2014

I veri obiettivi del Governo Renzi



È entrato in carica a partire dal 22 febbraio 2014 il Governo presieduto da Matteo Renzi, che segue i Governi Monti e Letta. Tutti e tre questi esecutivi sono stati imposti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pretesto per queste scelte è la crisi economica finanziaria che attanaglia il nostro paese.
Il Governo Monti ha causato un peggioramento netto della nostra economia ed è stato lo stesso Mario Monti ad ammetterlo in un’intervista alla CNN nel maggio del 2012 in cui ha dichiarato di aver distrutto la domanda interna.
Poi è seguito il Governo Letta che ha solo mantenuto lo status quo instaurato dal Governo Monti. Si è reso quindi necessario un cambiamento. Un nuovo governo scelto da Napolitano. Vale a dire il Governo Renzi che promette di cambiare registro.
Vediamo i punti del programma illustrato ieri da Renzi in Senato. Il nuovo presidente del Consiglio ha auspicato il raggiungimento degli Stati Uniti d’Europa per rendere anche l’Italia di nuovo competitiva sul piano internazionale. Infatti secondo Renzi l’unione fa la forza. Prima del semestre europeo di luglio in cui l’Italia sarà presidente di turno, Renzi ha richiamato la necessità di varare riforme in tema di fisco,lavoropubblica amministrazione, giustizia.
Renzi promette lo sblocco dei pagamenti alle imprese, l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure non legate esclusivamente alla revisione della spesa. In questo modo farebbe ripartire l’economia dando la possibilità di nuove assunzioni.
Ma a che prezzo tutto ciò? Il prezzo è il Jobs Actche Renzi promette di varare a marzo, che prevede ilcontratto di inserimento a tempo indeterminatoa tutele crescenti, facendo così credere che con meno diritti si assumerebbe di più. Perciò questa crisi artefatta, dopo aver distrutto la dignità degli italiani, tenta di renderli disposti ad accettare anche la perdita dei loro diritti pur di riavere un lavoro.
Sul versante delle riforme istituzionali e costituzionali Renzi ha dichiarato di aver raggiunto un accordo che va oltre la maggioranza e che riguarda tre punti: la legge elettorale (il cosiddetto Italicum), ilsuperamento del bicameralismo perfettoattraverso la trasformazione della Senato in un’Assemblea delle autonomie di secondo grado (con un ddl che sarà esaminato a marzo dal Senato), la revisione del titolo V ovvero delle ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni (con un ddl che sarà esaminato alla Camera).
Il Governo, inoltre, ha pronto un ddl per abolire le province prima delle elezioni di maggio. Questo significa, con la legge elettorale che prevede lo sbarramento all’8% per i partiti che si presentano da soli, l’esclusione dalla Camera dei Deputati, della maggior parte dei partiti italiani. Facendo diminuire la possibilità del confronto democratico.
Con l’abolizione del Senato si mira demagogicamente a dare ai costi della politica la colpa di una crisi creata ad arte per soggiogare i popoli. Si vuole creare un unico centro di potere, infatti Renzi vuole impedire il voto alle prossime provinciali di maggio facendo abolire le province, abolendo quindi le differenze territoriali.
Renzi ha promesso inoltre di revisionare il titolo V della Costituzione affermando che ci sono troppe divisioni territoriali che impediscono il funzionamento della macchina amministrativa. Ma il vero intento è quello dicreare un unico blocco di potere dove le minoranze e le rappresentanze territoriali non avranno più voce in capitolo. Quindi meno democrazia e meno diritti politici per i cittadini.
Abolendo il Senato e le Provincie si abolisce anche la storia del Paese. Il Governo Renzi vuole continuare con le privatizzazioni e favorire l’ingresso degli investimenti stranieri che tanto danno stanno portando alle nostre piccole e medie imprese che sono costrette a chiudere anche per la concorrenza delle multinazionali straniere. I cambiamenti in Italia con questo programma saranno solo apparenti perchè nella sostanza i cittadini italiani non avranno più voce in capitolo sulle decisioni delle istituzioni politiche che obbediscono a diktat provenienti dai centri di potere della finanza speculativa internazionale.

Foto: Wikimedia

Autore

novaragiacomo











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