giovedì 27 febbraio 2014

Intitolata a marcia antimafia Strada dei Valloni

A 31 anni dall'iniziativa, oltre 1.500 gli studenti presenti



PALERMO - Non più via di fuga dei killer ma strada simbolo dell'antimafia. Sono state poste con questo obiettivo durante una manifestazione nel Palermitano due targhe, una lungo la strada provinciale alla periferia di Casteldaccia e l'altra a Bagheria, all'innesto della provinciale con via De Spuches. La manifestazione, organizzata dal Centro Studi Pio La Torre con l'appoggio della Provincia Regionale, ha rievocato la prima marcia antimafia avvenuta 31 anni tra i due paesi. Tra gli amministratori presenti anche Domenico Fichera, commissario del Comune, recentemente sciolto per mafia, di Altavilla Milicia. A partecipare, con striscioni e slogan contro la mafia, sono stati oltre 1.500 studenti delle scuole aderenti alla rete Bab - El Gherib - e, oggi come nel 1983, laici e religiosi, esponenti delle forze dell'ordine e amministratori dei Comuni del comprensorio, ma anche imprenditori antiracket come Gianluca Calì, di Bagheria, che ha denunciato i suoi estorsori: "Raccolgo volentieri il testimone contro la mafia a 31 anni dalla prima marcia - ha detto - però la mafia e il suo pesante condizionamento hanno ridotto dell'88% il mio fatturato. Non é possibile aspettare 7 anni per gestire un bene confiscato, sono venuto qui da Milano e ho convinto tante persone a investire in questa zona, ora vorrei che passasse il messaggio che denunciare, oltre che un dovere civico e morale, conviene. Meno burocrazia e più vicinanza dallo Stato e dal governo sono necessari per non isolare chi denuncia".

"La lotta alla mafia non è una battaglia che appartiene soltanto alle forze dell'ordine ma un impegno di cui tutti ormai non possono fare a meno", ha detto il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, intervenuta all'iniziativa. Tra i presenti anche il Vescovo di Monreale Salvatore Di Cristina e padre Michele Stabile, quest'ultimo tra i promotori, all'interno della Chiesa, della prima marcia del 1983. "L'importanza delle chiese locali - ha detto il presidente del centro studi Pio La Torre Vito Lo Monaco - che tra le prime allora fecero appello alle popolazioni perché si ribellassero, facendo così dell'antimafia sociale un percorso educativo". Tra i sindaci presenti il primo cittadino di Casteldaccia Fabio Spadafora: "Nel 1983 - ha detto - avevo 13 anni, ma i miei genitori parteciparono alla marcia antimafia - ha detto - sensibilizzare i giovani e rafforzare lo stato sociale è l'unica strada possibile per opporsi alla mafia".

(ANSA)

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