L’Autore

Bio inserita nel libro Santa Muerte Patrona. Fabrizio Lorusso, milanese dall’estate del ’77, vive a Città del Messico da oltre undici anni e si dedica all’insegnamento, alla traduzione e alla ricerca.
E’ giornalista free lance e collaboratore de l’Unità,Linkiesta, Radio Popolare, la rivista cilena “America Economia”, il quotidiano messicano “La Jornada” e diverse riviste accademiche e divulgative dell’America Latina. Gestisce il blog personale LamericaLatina.Net e lo spazio LatinoAmericaExpress sul portale de l’Unità on-line. Ha aperto il blog SantaMuertePatrona legato a questo libro.
E’ autore insieme a Romina Vinci del reportage giornalistico Le macerie di Haiti (ed. L’Erudita, 2012), del racconto “Johan Messican a la descoverta de la Padania” nella colettanea Sorci Verdi (ed. Alegre 2011) e del testo “Mia” all’interno della raccolta di 40 racconti sul femminicidio Nessuna più (ed. Elliot, 2013 – dall’8 marzo in libreria), a cura di Marilù Oliva. Dallo spagnolo ha tradotto Punto e a capo, intervista al Subcomandante Marcos di L. Castellanos e R. Trabulsi (ed. Alegre 2009).
Ha curato la versione messicana del romanzo di Amara Lakhous Scontro di civilità per un ascensore in Piazza Vittorio (ed. Elephas, 2012). E’ tra i redattori della web zine CarmillaOnLine, diretta da Valerio Evangelisti, che ospita numerosi contenuti in italiano sul culto alla Santissima Muerte. (Foto:Trionfo della morte a Clusone, BG)
In alternativa (e poi chiudo…).
Sono di Milano, enclave Bovisa, dall’estate ‘77. La mia laurea fu alla Bocconi, tesi in storia economica messicana. Nuovo millennio, fuga a sud: dal Texas a Buenos Aires.
Da 10 anni in esilio volontario a Città del Messico, ho studiato master e dottorato in Latino-Americanistica su temi politici, economici e sociali (insomma di tutto un po’…).
Collaboro con il quotidiano L’Unità, scrivo da Messico e dintorni e curo un blog sul sito del giornale, il LatinoAmericaExpress (giustamente). Sono uno dei redattori di CarmillaOnLine, web zine di letteratura e cultura d’opposizione, insegno italiano, faccio il free lance (giornalista?) e il mio primo love-blog è LamericaLatina.Net.
La politica è la mia passione civile, la poesia e i viaggi quelle culturali, il mezcal, la poderosa GN125 e la Santa Muerte quelle carnali. Infine lo spot: segui L’America Latina su Facebook e, perché no, anche Santa Muerte Patrona su FB. E mi trovi pure ossessivamente su…Twitter! @FabrizioLorusso – fabriziolorusso at yahoo.it è la mia mail. Altre info se serve: http://lamericalatina.net/about/ (Foto: Contessa Carmilla)
Chi sarei secondo un blog per viaggiatori… LINK(*)Chi sarei secondo un portale per italiani all’estero o aspiranti tali… LINK(**)
E anche secondo i Lombardi nel Mondo… LINK(***)
E infine secondo un articolo recente de Il fatto quotidiano… LINK(****)
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LAMERICALATINA.NET – FABRIZIO LORUSSO
Più in Messico a dir la verità, Milano e l’amata Valtellina sono terre più adatte per le vacanze da qualche tempo. In Messico cerco problemi e non sempre le relative soluzioni ma l’importante è, come si dice, la ricerca e il viaggio più che la meta. Tra l’altro la meta non è neppure chiarissima ancora, quindi…Mi dedico all’insegnamento dell’italiano, alle traduzioni, al giornalismo free lance, alla poesia, alla scrittura e all’accademia. Da 7 anni sono un fedele studente di “post-grado” alla Unam, l’università più grande del mondo, dove provo anche a finire un Dottorato in Studi Latino Americani dopo aver fatto il master omonimo. Mi occupo di temi sociali, economici e politici e cerco di carpire la visione latino americana della storia ma anche della vita (sembra un luogo comune ma poi…). Ho scritto sulle realtà di Haiti, del Belize, della Colombia, di varie regioni del Messico, specialmente Oaxaca, e del Sud America anche per fissare su carta, anzi su schermo, i viaggi che ho sempre amato cominciare e mai finire in tutti quei paesi.
Studio il culto alla Santa Muerte in Messico con il suo fascino tetro e ho pubblicato un libro di poesie in spagnolo con un po’ di deliri di questi anni che s’intitola Memorie del domani (Memorias del mañana).
Faccio uso e abuso di due blog, uno personale LamericaLatina.Net e uno ospitato dal quotidiano l’Unità, il LatinoAmericaExpress.
Da un po’ di tempo sono redattore della rivista di letteratura, immaginario e cultura d’opposizione CarmillaOnLine e in particolare dell’ Osservatorio America Latina. Sembra che io viva d’aria e in effetti a volte non so spiegarmi come e perché il Messico non m’abbia ancora sbattuto fuori o costretto all’indigenza, misteri d’Italia e di italiani all’estero.
Fabrizio Lorusso (lamericalatina.net)
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IL MESSICO È UN'AVVENTURA POSSIBILE
Il Messico è un'avventura possibile
Fabrizio Lorusso fino a otto anni fa viveva tra la Bovisa e Quarto Oggiaro, a Milano. Oggi, che ha 33 anni, vive a Città del Messico, contento di aver seguito i sogni inquieti emersi da una laurea in storia dell'economia messicana del XX secolo alla Facoltà di Economia aziendale della Università Bocconi di Milano. Insomma, Fabrizio era già innamorato dell'America Latina, già cervello in fuga, già predisposto per tentare l'avventura a 25 anni. “Ho deciso di trasferirmi per eventualmente entrare in un dottorato di ricerca e mi sono messo a insegnare italiano per avere garanzie economiche”. E oggi appunto, anche se da precario con contratto rinnovabile di cinque mesi in cinque mesi, Fabrizio è professore all'Istituto italiano di Cultura della capitale messicana mentre ha già conseguito una “Maestria in studi Latinoamericani” all'Università Nazionale Autonoma del Messico e tra un anno terminerà il dottorato in Studi Latinoamericani (studia il modello della business school) della stessa università.

Intanto, tra l'insegnamento di 15 ore settimanali, qualche traduzione, l'inizio di una carriera giornalistica come esperto dell'America Latina (e in particolare del Messico) per l'Italia, un blog seguitissimo dagli italiani con la voglia di fuggire sulle spiagge bianche di Cancun, fa una prima riflessione:“Qui ci si può inventare attività legate alla lingua madre e in un semestre il lavoro lo trovi”.
L'esperienza e i titoli che Fabrizio già possedeva gli hanno facilitato l'ingresso all'Istituto italiano di Cultura, ma lui era partito così, senza pensarci troppo su: “Sapevo lo spagnolo, avevo già fatto uno scambio accademico in un bel posto come questo, e sapevo che sarei potuto sopravvivere anche senza fare nulla”.
Aveva già insegnato alla Dante Alighieri (la più prestigiosa scuola italiana all'estero) e attualmente il suo permesso in Messico è di studente e perciò non definitivo.

Nonostante che Fabrizio sia già un bel cervello in economia e politica dell'America Latina, sta specializzandosi sulle future classi dirigenti e il loro modo di studiare, in sostanza il livello educativo in ambito economico di questi paesi. Detta così sembrerebbe una formazione talmente alta da consentirgli di trovare immediata occupazione in Italia.
Che progetti hai una volta terminato il dottorato?
“Qui ci sono indubbiamente più possibilità di lavoro nelle Università pubbliche. In Italia è tutto incerto. Io, comunque, lascio un barlume di speranza al rientro”.
Come si vive in Messico?
“E' un Paese progressista e la mentalità sta cambiando. Ci sono tante coppie aperte, matrimoni gay, l'aborto è legalizzato,. L'uomo italiano si può trovare anche molto bene con una donna messicana che è di temperamento geloso e affettuoso insieme. Certo il contrario, cioè una donna italiana con un uomo messicano, è un rapporto più difficile”.
Fabrizio risparmia sulle spese condividendo l'appartamento con una amica messicana, ma prima erano in tre: c'era anche un italiano con loro che da quando ha trovato l'anima gemella e si è sposato, li ha lasciati soli.

E la delinquenza lì non ti fa paura?
“A me non è mai successo niente. Certo esiste, e il problema più grave è quello dei sequestri-lampo che possono essere di pochi minuti o diventare anche lunghi una settimana. Finchè non paghi”.
Nostalgie dell'Italia?
“A volte mi mancano alcune persone, o la famiglia o gli amici. Mi mancano alcuni luoghi, alcuni ricordi, le persone dell'Europa. Ma non è un amore esclusivo”.
Ti senti italiano al 100%?
“Visto dai messicani io sono lo stereotipo dell'italiano. Non sono nazionalista, ma un po' di folclore ovviamente rappresenta anche me. Quando vivi all'estero resti una persona affascinante per gli altri e sei affascinato dagli altri anche dopo tanti anni, In fondo è un bel vantaggio. Io però, personalmente, mi sento un abitante della Bovisa, di Milano, della Lombardia e anche del Messico”
A cura di Bruna Bianchi
(***)
L’intervista a Fabrizio Lorusso. Da Milano a Città del Messico
Master e un Dottorato in Studi Latino-Americani. Professore di lingua e cultura italiana, traduttore, interprete, giornalista, collabora con il quotidiano L’Unità, Il Fatto on line, Linkiesta, Peacereporter, LatinoAmerica e le riviste CarmillaOnLine e Loop. Fabrizio ci parla della sua emigrazione e dei suoi sogni. La Lombardia vive anche in Messico
D- Chi è Fabrizio Lorusso?
R- Sono nato a Milano nel 1977 in un quartiere periferico, incastonato tra la Bovisa, Quarto Oggiaro e Certosa, nella parte nord ovest della città. Sono figlio unico. Ho sempre vissuto in un appartamento di un condominio insieme ai miei genitori che hanno origini pugliesi. Un po’ tutta la mia zona è sempre stata una terra di mezzo, un punto d’arrivo o di passaggio per molti lavoratori del meridione d’Italia, fino agli anni ottanta, e del Sud del mondo negli anni novanta. Una zona variopinta e conflittuale, popolare e allo stesso tempo.
D- Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra?
R- Spirito d’avventura, disagio cittadino milanese generalizzato, scarse opportunità di emancipazione dalla casa paterna nel breve e medio periodo, soprattutto dopo la laurea, e poi voglia di uscire dalle etichette e gli stereotipi che inevitabilmente ti seguono quando vivi sempre nella tua città d’origine. Devo dire che anche il clima in un principio ha fatto la sua parte, odio il gelo per le strade e nelle persone. Milano non aiuta in tal senso.
D- Che lavoro svolgi in Messico?
R - Faccio il professore di lingua cultura italiana, il traduttore e interprete, e il giornalista, collaboro con il quotidiano L’Unità, Il Fatto on line, Linkiesta, Peacereporter, LatinoAmerica e le riviste CarmillaOnLine e Loop. Su L’Unità.It curo anche il blog LatinoAmericaExpress e ho il mio personale che vi invito a visitare: LamericaLatina.Net (http://lamericalatina.net). Ho fatto un Master e un Dottorato in Studi Latino-Americani specializzandomi sulla politica, la storia e l’economia di quest’angolo di mondo e ora sto finendo la tesi del dottorato di ricerca per poter insegnare all’università. Insomma per vivere è possibile fare un mix di attività più o meno correlate tra di loro e così mi piace, amo la varietà e l’avventura di cercare sempre nuove strade. D’altra parte questi significa anche molta incertezza, il precariato all’estremo e a lungo andare può stancare. A volte escono dei bei progetti e uno ci si lancia, c’è chi commercia, compra e vende prodotti ma io non mi son mai interessato, magari in futuro.
D- Quali sono le difficoltà che hai affrontato all’ inizio?
R- Sono venuto in Messico nel 2000-2001 per studiare all’università e finire la tesi in storia economica del Messico del novecento. Quindi è stato un impatto soft, poco traumatico, anzi, viaggiavo sempre, avevo molti amici messicani e stranieri, una casa “sicura”, l’aiuto della famiglia e ho imparato ad amare questo paese per le esperienze che mi ha regalato. Nella seconda parte del periodo di scambio accademico mi sono anche mantenuto con dei piccoli lavori di traduzione e d’insegnamento che mi han fatto capire che era possibile sopravvivere anche “alla buona” con un po’ di spirito e voglia. Poi nel 2002, dopo la laurea, sono ritornato, questa volta coi miei risparmi e a mio rischio e pericolo, per cercare qualcosa da fare e cercarmi e ho trovato varie strade che si sono aperte. Le difficoltà linguistiche erano quelle meno forti, mentre le differenze culturali in tutti i campi immaginabili, dal lavoro all’amicizia e alla vita sentimentale, erano forse, all’inizio, l’elemento problematico, la cosa da capire, la sfida per decidere se il posto faceva per me. E per ora è andata bene, direi.
D- Qual’è il tuo rapporto oggi con l’Italia?
R- E’ un rapporto molto stretto, anche critico e appassionato allo stesso tempo. Seguo le vicende della politica e della società italiane e nei limiti del possibile, scrivendo e collaborando a certe iniziative, resto partecipe e attivo nelle cose d’Italia. Mantengo le amicizie di vecchia data, magari non tutte ma quelle che più contano, e in genere mi apro a tante nuove amicizie sia a distanza sia ogni volta che ritorno, in genere d’estate, per visitare la mia famiglia e, appunto gli amici in giro per la penisola.
D- Come emigrante: cosa ne pensi della lettura in Patria di noi italiani nel Mondo?
R- Beh, certamente le lenti per vedere l’Italia da lontano mettono meglio a fuoco la situazione, chiariscono molti aspetti che da dentro non si riescono a vedere e si riesce anche ad uscire dal rumore informativo, di gossip e mediatico che ci confonde solo le idee quando siamo a casa. A volte sento che siamo dei profeti incompresi e vediamo nei paesi esteri pregi e difetti come facciamo nel nostro, ma non siamo capiti o valorizzati, invece penso che chi vive, va, viaggia o torna dall’estero sia una risorsa inestimabile perché davvero può diventare un agente del vero cambiamento e miglioramento.
D- Cosa ti manca o non ti manca dell’ Italia?
R- Mi manca la famiglia, alcuni amici veri, il mio passato e moltissimi luoghi che cerco di godermi al massimo quando torno d’estate. Non mi manca il provincialismo, il campanilismo, il calcio e la TV, senza dubbio.
D- Il Messico è cambiato profondamente negli ultimi anni. Qual’ è la tua lettura come italiano?
R- Il paese s’è aperto nettamente al mondo ma senza esserne del tutto pronto. Aprtura senza regole non è sinonimo di crescita e benessere per tutti come si predicava negli anni 80 e 90. Nazionalismo e revanscismo si mischiano con le tendenze globali e la voglia di cambiamento. La democrazia cresce ma è molto giovane e precaria. I movimenti sociali lottano ma sono costretti in logiche antiche e tendono a radicalizzarsi senza poi ottenere gran che. L’esperimento di autonomia comunitaria e zapatista in Chiapas era e forse è, tuttora, una gran speranza ma resta circoscritto. Mentre noi in Italia invecchiamo e decadiamo come sistema, qui si respira più dinamismo ma con più contrasti. E’ difficile dirlo in poche righe. La magia del Messico potrebbe restare impantanata nella realtà di milioni di poveri, di una giustizia civetta e di un sistema autoritario che stenta a slegarsi dalle vecchie logiche di potere e preferisce la repressione brutale al dialogo, i soldi e i vantaggi per pochi rispetto al progresso e a un sistema più equo.
D- Qual`è il sogno di Fabrizio Lorusso?
R - Continuare a sognare sempre, ma è un po’ scontata come risposta! In realtà un sogno è un’utopia con data precisa. Io vorrei pubblicare il mio libro sulla Santa Muerte in Italia nel 2012 e ci sto provando da 4 mesi. E poi ce ne sono altri, sempre da provare a pubblicare in futuro.
D- Qual’ è la tua espressione dialettale favorita? Canzone favorita? Piatto favorito?
R- Non la so scrivere perfettamente ma mi piace “Cus’è l’è che l’è drè a fa ch’el là?”, cos’è che sta facendo quello là…canzone favorita, cambia ogni mese quasi quasi, ma metterei Preso Blu e Strade dei Subsonica , Rockin’ chair degli Oasis e Puente pa’ allà del Grupo Niche di salsa colombiana. Piatto. Vado sicuro sul risotto ai funghi porcini di papà Nicola.
Patrizia Marcheselli
Portale dei Lomnardi nel Mondo
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In Messico per studiare (e scrivere). “I migranti di oggi? Legati all’Italia”
Fabrizio Lorusso, 35 anni e di origine milanese, vive nella capitale da 11 anni. Si è laureato in storia economica messicana e ora si dedica a un libro sulla Santa Muerte appena pubblicato in Italia. "Fra i connazionali espatriati c'è voglia di costruire, non solo di criticare"

Città del Messico è una megalopoli da 25 milioni di abitanti, lunga 50 chilometri. Qui, da 11 anni,Fabrizio Lorusso ha trovato il suo posto nel mondo. Trentacinquenne milanese di origine, laureato con una tesi in storia economica messicana, si è trasferito per proseguire gli studi: in Messico ha frequentato un master e ora sta concludendo un dottorato in studi latinoamericani. Nel frattempo, la sua vita messicana si è arricchita di nuove prospettive e nuove possibilità: “Sin da subito ho iniziato a scrivere, raccontando quello che vedevo durante i miei viaggi in America Latina. Diari, cronache, poi articoli di politica e corrispondenze per alcuni media italiani. Per anni mi sono dedicato anche all’insegnamento dell’italiano e altre materie all’università per mantenermi, e da un po’ sono approdato al mondo delle traduzioni, anche di libri. Qui in Messico sono quello che parla dell’Italia, e lì sono uno che racconta l’America Latina. E’ una doppia fatica, ma sono i due mondi in cui vivo da anni”.
L’aspetto curioso della vita di Fabrizio è come, nonostante la prolungata lontananza, continui a mantenere un forte vincolo con l’Italia: “Quelli della mia generazione all’estero sono molto più legati al paese d’origine di chi migrava trenta, quarant’anni fa. In Messico per esempio la comunità italiana è numerosa e molto attiva, attenta alla diffusione della nostra cultura all’estero”. Una comunità così attenta che al dicembre del 2012 risale una lettera, firmata da ottanta italiani emigrati, che lamenta un peggioramento nella gestione dell’Istituto italiano di cultura di Città del Messico, legato al nostro ministero degli Esteri. Sulla vicenda, Fabrizio racconta: “A volte ci sono situazioni preoccupanti per quanto riguarda la diffusione della cultura e soprattutto il lavoro di alcune categorie, per esempio i docenti, che come in Italia vivono in condizioni di miserabile precarietà”.
A seguito della lettera e delle proteste degli italiani, il 18 dicembre c’è stata anche un’interrogazione parlamentare in Italia posta dall’onorevole Bucchino, eletto in circoscrizione esteri. Questa partecipazione della comunità italiana, per Fabrizio, è da leggere come un buon segnale: “Fra molti migranti italiani c’è voglia di costruire, non solo di criticare. Tornare a casa con un’esperienza ricca e densa fatta all’estero. Per alcuni si tratta di rientrare a lavorare in Italia, per altri, come nel mio caso, il contributo sta nel fornire immaginari e visioni del mondo all’Italia, e viceversa. Lavorando anche sulla trasparenza delle imprese che rappresentano il nostro Paese all’estero e che devono avere standard etici elevati”.
Intanto, Fabrizio si sta dedicando al suo ultimo progetto, un libro sulla Santa Muerte appena pubblicato in Italia: “Sto studiando il tema da 5 anni, è per me di grande interesse. Questa patrona dell’umanità, la santa morte, è molto popolare qui in Messico: da alcuni viene definita la Madonna dei narcos, da altri semplicemente la patrona dei dimenticati, degli strati marginali della popolazione”. Dopo questo libro e un altro su Haiti pubblicato recentemente, Fabrizio progetta di continuare a scrivere anche una volta concluso il dottorato, magari sia in spagnolo che in italiano, per conciliare le sue due anime. E l’Italia? “Sono aperto a tutto, all’eventualità di tornare, così come a quella di continuare il mio percorso qui, in America Latina. Anche una realtà come quella di Città del Messico è piacevole e vivibile, se ti sai adattare alle sue contraddizioni. Fra l’altro, i messicani sentono una certa affinità con il popolo italiano, e hanno una visione abbastanza felice del nostro paese”.

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