Ecco il 'Facebook' delle scimmie
Così il muso racconta la loro storia evolutiva
I musi più complessi appartengono a scimmie che vivono in gruppi sociali più numerosi (fonte: UCLA)
Il muso delle scimmie è stato scomposto in 10 aree e classificato in base alla complessità della colorazione (fonte: Sharlene Santana)
Anche le scimmie hanno il loro Facebook: usano infatti il muso, con i suoi colori e i suoi tratti, per riconoscere gli 'amici', ovvero gli esemplari della stessa specie, oltre che per comunicare con loro, soprattutto nei gruppi sociali più numerosi. Lo indica lo studio dell'università della California a Los Angeles pubblicato sulla rivista Nature Communications.
''Noi umani siamo pazzi per Facebook, ma la nostra ricerca indica che per almeno 50 milioni di anni i primati si sono basati sulla faccia per distinguere gli amici dai nemici e che le pressioni sociali hanno guidato l'evoluzione dell'enorme varietà di facce che possiamo osservare oggi'', spiega Michael Alfaro, esperto di ecologia e biologia evolutiva dell'università della California a Los Angeles. ''Le facce - prosegue - sono molto importanti per il modo con cui le scimmie si riconoscono. Pensiamo che la disposizione dei colori sia importante per distinguere gli esemplari della propria specie da quelle più strettamente imparentate, ma anche per la comunicazione tra membri della stessa specie''.
I biologi statunitensi sono giunti a questa conclusione studiando i musi di 139 specie di scimmie del Vecchio Mondo africane e asiatiche che si sono diversificate negli ultimi 25 milioni di anni. Ciascun muso è stato analizzato in ogni sua parte ed è stato classificato a seconda della complessità della sua colorazione: questo parametro è stato poi messo in relazione con la struttura del sistema sociale a cui appartiene l'animale. E' così emerso che i musi più complessi appartengono a scimmie che vivono in gruppi sociali più numerosi: in questo caso il mix di colori consente di avere un 'repertorio' più ampio per dialogare meglio con i propri simili. I musi più complessi, inoltre, appartengono anche a scimmie che condividono il loro habitat con altre specie strettamente imparentate: in questo caso la 'maschera' di colori serve a facilitare la distinzione tra specie diverse ma ancora molto simili tra loro.
Se la complessità dei tratti del muso è strettamente associata a fattori di tipo sociale, il tipo di pigmentazione pare invece essere correlato a fattori di tipo ambientale. ''La nostra mappa mostra chiaramente che i musi dei primati africani diventano sempre più scuri mano mano che ci si avvicina all'equatore, proprio come accade con la pigmentazione della pelle dell'uomo'', aggiunge Alfaro. I colori più scuri sono tipici anche delle specie che vivono in zone tropicali e dense di vegetazione: in questo caso potrebbe esserci una correlazione con la quantità di luce che riesce a filtrare tra le piante.
(ANSA)
Il muso delle scimmie è stato scomposto in 10 aree e classificato in base alla complessità della colorazione (fonte: Sharlene Santana)
Anche le scimmie hanno il loro Facebook: usano infatti il muso, con i suoi colori e i suoi tratti, per riconoscere gli 'amici', ovvero gli esemplari della stessa specie, oltre che per comunicare con loro, soprattutto nei gruppi sociali più numerosi. Lo indica lo studio dell'università della California a Los Angeles pubblicato sulla rivista Nature Communications.
''Noi umani siamo pazzi per Facebook, ma la nostra ricerca indica che per almeno 50 milioni di anni i primati si sono basati sulla faccia per distinguere gli amici dai nemici e che le pressioni sociali hanno guidato l'evoluzione dell'enorme varietà di facce che possiamo osservare oggi'', spiega Michael Alfaro, esperto di ecologia e biologia evolutiva dell'università della California a Los Angeles. ''Le facce - prosegue - sono molto importanti per il modo con cui le scimmie si riconoscono. Pensiamo che la disposizione dei colori sia importante per distinguere gli esemplari della propria specie da quelle più strettamente imparentate, ma anche per la comunicazione tra membri della stessa specie''.
I biologi statunitensi sono giunti a questa conclusione studiando i musi di 139 specie di scimmie del Vecchio Mondo africane e asiatiche che si sono diversificate negli ultimi 25 milioni di anni. Ciascun muso è stato analizzato in ogni sua parte ed è stato classificato a seconda della complessità della sua colorazione: questo parametro è stato poi messo in relazione con la struttura del sistema sociale a cui appartiene l'animale. E' così emerso che i musi più complessi appartengono a scimmie che vivono in gruppi sociali più numerosi: in questo caso il mix di colori consente di avere un 'repertorio' più ampio per dialogare meglio con i propri simili. I musi più complessi, inoltre, appartengono anche a scimmie che condividono il loro habitat con altre specie strettamente imparentate: in questo caso la 'maschera' di colori serve a facilitare la distinzione tra specie diverse ma ancora molto simili tra loro.
Se la complessità dei tratti del muso è strettamente associata a fattori di tipo sociale, il tipo di pigmentazione pare invece essere correlato a fattori di tipo ambientale. ''La nostra mappa mostra chiaramente che i musi dei primati africani diventano sempre più scuri mano mano che ci si avvicina all'equatore, proprio come accade con la pigmentazione della pelle dell'uomo'', aggiunge Alfaro. I colori più scuri sono tipici anche delle specie che vivono in zone tropicali e dense di vegetazione: in questo caso potrebbe esserci una correlazione con la quantità di luce che riesce a filtrare tra le piante.
(ANSA)
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