venerdì 1 novembre 2013

Doppio colpo contro Al Qaeda
in Pakistan ed Egitto


TERRORISMO


Ucciso da un drone il braccio destro di Al Zawahiri. Arrestato dalla polizia egiziana Jamal Abu Ahmad, sospettato di aver avuto un ruolo nell’assalto al consolato americano di Bengasi

Un drone americanoUn drone americano
WASHINGTON – Doppio colpo contro due personaggi del network qaedista. Il primo è avvenuto in Pakistan dove un drone americano ha ucciso Abu Zaid al Kuwaiti, 46 anni, considerato il braccio destro di Ayman Al Zawahiri, attuale leader dell’organizzazione. Sembra che il militante sia stato centrato da un missile mentre faceva colazione in una casa nell’area tribale pachistana. Al Kuwaiti – secondo gli esperti – rivestiva un ruolo di ispiratore ideologico per i mujaheddin ed era comparso in molti video di propaganda. La sua fine è stata confermata con un annuncio funebre della stessa Al Qaeda: “Celebriamo la notizia del martirio dello sheikh al Kuwaiti…Chiediamo ad Allah di accoglierlo in Paradiso”.
I DRONI IN PAKISTAN - Il raid conferma l’utilizzo letale dei droni da parte degli Usa. L’amministrazione Obama li ha trasformati nell’arma principale per dare la caccia ai qaedisti dal Pakistan agli altri teatri dove sono presenti fazioni jihadiste. Sotto i missili Hellfire – costo unitario 100 mila dollari – sono caduti centinaia di terroristi e con loro, però, molti civili.
L'ATTACCO A BENGASI - Il secondo episodio, piuttosto rilevante, è avvenuto in Egitto. La polizia avrebbe arrestato Jamal Abu Ahmad, il capo di un network terroristico attivo nel paese ma che è anche sospettato di aver avuto un ruolo nell’assalto al consolato americano di Bengasi. Diversi servizi di sicurezza si erano lanciati nella ricerca dell’estremista in quanto ritenevano che stesse per organizzare nuovi attentati. Veterano della Jihad, è stato a lungo detenuto ed è stato poi rimesso in libertà dopo la caduta di Hosni Mubarak. Una volta fuori è tornato al suo “mestiere”, riannodando i rapporti operativi con la casa madre in Pakistan e ottenendo aiuti dalla branca yemenita. Per gli Usa ha creato un proprio gruppo che operava tra Egitto e Libia con cellule indipendenti oppure in collegamento con formazioni locali. E’ in questa cornice che sarebbe nato il patto con i salafiti libici. E il suo nome è stato accostato all’assalto dove ha perso la vita all’ambasciatore Chris Stevens ed altri tre americani. Ora che è in arresto gli investigatori sperano di poter ricavare informazioni utili sull’attentato così come sulla rete qaedista considerata in piena espansione in tutto il Nord Africa.

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