venerdì 1 novembre 2013

Un nuovo ceppo di Hiv si sta rapidamente diffondendo in Russia


RUSSIA


Il nuovo virus è responsabile della metà delle infezioni da Hiv in Siberia e si trasmette più rapidamente

Un nuovo ceppo molto virulento del virus dell’Hiv si sta diffondendo «a ritmi molto rapidi» in Russia. L’annuncio della scoperta è di un gruppo di scienziati del Centro di Ricerca di Virologia e Biotecnologie di Vector, in Siberia. Il sottotipo (noto come 02_AG/A) è stato rilevato per la prima volta nella città siberiana di Novosibirsk nel 2006 ed è causa si oltre la metà di nuove infezioni da Hiv in quella regione. I dati diffusi dal Centro Federale Aids russo sono allarmanti: il numero di persone sieropositive che vivono nella regione di Novosibirsk è salito da circa duemila nel 2007 a 15.000 nel 2012. Natalya Gashnikova, capo del Dipartimento infettivo di Vektor ha spiegato che il nuovo ceppo di Hiv «potrebbe essere il peggiore mai visto in Russia perché si diffonde molto più rapidamente dell’attuale ceppo leader in Russia». Tutti i sottogruppi di Hiv si trasmettono da persona a persona attraverso le stesse modalità già conosciute (sesso non protetto, condivisione di aghi), ma sembra che il nuovo 02_AG/A si più facile da trasmettere rispetto agli altri.
LA DIFFUSIONE - Il ceppo 02_AG/A non è confinato solo in Siberia, nuovi casi sono stati identificati anche nel Sud della Russia, in Cecenia, in Kazakistan e in Kirghizistan, segnale che il virus è in piena diffusione. Secondo le Nazioni Unite l’Europa orientale e l’Asia centrale sono le uniche regioni del mondo in cui l’infezione da Hiv è in aumento e il 50% delle persone sieropositive che vivono in queste aree si trova in Russia. Si stima tra l’altro che nel 2020 in Russia moriranno 20 mila persone al mese a causa dell’Aids e a oggi sono circa un milione i sieropositivi (su una popolazione di 143 milioni di persone). La causa dell’incremento di mortalità in Russia, secondo un rapporto dell’Onu, è da cercare nella mancanza di fondi per la prevenzione dell’Hiv e la bassa copertura dei servizi per il trattamento dell’Hiv e dell’Aids.

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