lunedì 29 aprile 2013

LETTA PROMETTE, LETTA PROMETTE, LETTA PROMETTE


Alè. Un’altra infornata di belle intenzioni: che poi, a vedere bene, non sono neanche belle sul serio, ma solo agghindate in maniera tale da blandire l’opinione pubblica.
Enrico Letta sciorina gli obiettivi del suo governo, condizionatissimo sia dalle pressioni del PdL sia dai vincoli finanziari lasciati in dote dall’esecutivo “tecnico” guidato da Monti, e il risultato è un pistolotto parecchio lungo e alquanto noioso, in cui confluiscono le questioni più diverse. Dal lavoro che non c’è, ma che bisognerà trovare, alla Ue che c’è sin troppo, ma che bisognerà rassicurare; dal welfare che andrà rilanciato rendendolo «più universalistico e meno corporativo», ma vedremo con quali soldi, al Fisco che verrà ricalibrato, affinché sia più draconiano con gli evasori autentici e però meno brutale, attraverso una revisione di Equitalia, nei confronti degli altri.
Ma questi sono solo quattro ambiti, in mezzo a svariati altri. Repubblica, ad esempio, ne individua dieci (qui). Oltre ai suddetti Lavoro, Europa, Fisco e Welfare, ci sono: Esodati, Costi della politica, Riforme, Mezzogiorno, Giovani e Donne. Un profluvio di auspici che persino il quotidiano di De Benedetti si sente in dovere di introdurre con un chiarimento generale, peraltro inevitabile: «Elementi quasi sempre annunciati solo in maniera superficiale, senza mai entrare nel dettaglio delle cifre e delle coperture finanziarie».Detto altrimenti, e con la dovuta schiettezza, un cumulo di chiacchiere. Un discorso che andava confezionato, e ammannito, in tempi brevissimi, visti i quasi due mesi di impasse parlamentare che lo avevano preceduto, e che va considerato alla stregua di un adempimento formale. Una sorta di comizio elettorale (post elettorale, per una volta) che mira a ottenere/carpire/estorcere ai cittadini l’ennesima apertura di credito verso questa classe dirigente e, quel che è ancora peggio, questo modello economico.
Fatto l’inciucio, l’intendimento è portare avanti la legislatura quanto basta per attenuare l’ostilità popolare che ha portato all’exploit del MoVimento 5 Stelle, procedendo al contempo ad alcune riforme istituzionali che favoriscano il Pd e del PdL.
Un cammino per niente facile, ma che purtroppo va di nuovo, e come sempre, nella loro direzione preferita.

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