domenica 28 aprile 2013

Earth Day 2013: agricoltura sempre più “green”. Al 2020 dagli scarti delle campagne verrà il 45% dell’energia verde


Alla vigilia della Giornata mondiale della Terra, la Cia ricorda il ruolo da protagonista che può giocare il settore primario negli equilibri del Pianeta: sfruttando al meglio le agro-energie il nostro Paese può arrivare nei prossimi dieci anni a risparmiare 20 miliardi di euro di spesa per l’import di combustibili fossili, sottraendo all’ambiente 240 milioni di tonnellate di Co2.L’agricoltura è un settore strategico per gli equilibri ambientali del Pianeta, a partire dal capitolo “energia”. Se verranno rispettati gli obiettivi europei, infatti, entro il 2020 il 45 per cento delle rinnovabili verrà dalle campagne, cioè dalla rivalutazione energetica degli scarti di campi e stalle. E oggi in Italia sono soprattutto i giovani a optare per la produzione di biomasse e biogas, una scelta ecologica in grado di diminuire l’impatto ambientale dell’impresa, ma anche una grande chance per dribblare la crisi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, alla vigilia della 33 esima edizione della Giornata mondiale della Terra, voluta dall’Onu, che si svolgerà domani 22 aprile.
Proprio partendo da una parziale riconversione delle aziende agricole -spiega la Cia- le campagne potrebbero arrivare a rifornire il nostro Paese non solo di cibo, ma anche di energia. Arrivando complessivamente a incidere notevolmente sulla nostra dipendenza dall’importazione di combustibili fossili. Con un doppio vantaggio: fino a 20 miliardi di euro di risparmio in termini di costi e, soprattutto, un grande beneficio all’ambiente con 240 milioni di tonnellate in meno di Co2 nell’aria nei prossimi dieci anni.
Perché quello che rende particolarmente conveniente la produzione di agro-energie è la natura della fonte che viene trasformata, in tutti i casi costituita da scarti di produzione. Quindi da materiali che altrimenti andrebbero smaltiti, con i problemi logistici ed economici che questo comporta. È per questo -sottolinea la Cia- che si tratta di una soluzione davvero capace di cambiare e di molto i bilanci aziendali, affiancando al reddito legato all’attività principale dell’impresa, il “food” -che comunque resta la sua vera vocazione- un guadagno aggiuntivo importante.
L’agricoltura che fa bene all’ambiente, quindi, fa bene anche a se stessa -rimarca la Cia- e lo dimostra il fatto che dal 2008 a oggi la produzione di energia da biomasse agroforestali è cresciuta del 60 per cento all’anno. Una delle fonti più redditizie di agroenergia è fornita dagli scarti delle potature di alcune delle nostre più importanti produzioni nazionali: l’olivicoltura. E si stima che solo da rami e fronde degli ulivi della regione più olivicola d’Italia -la Puglia- si possono ricavare ben 700 mila tonnellate l’anno di biomassa: materiale di scarto che viene trasformato con un macchinario aziendale in cippato e pellet, fonti di energia termica da riscaldamento domestico e con una resa altissima, pari all’85 per cento.

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