sabato 22 settembre 2012

Clini, autorizzazione spetta al ministero


L'azienda avrebbe cominciato a spegnere le luci nei reparti sequestrati

Corrado Clini

Veduta esterna dello stabilimento Ilva di Taranto

Veduta esterna dello stabilimento Ilva di Taranto

Veduta esterna dello stabilimento Ilva di Taranto

Veduta esterna dello stabilimento Ilva di Taranto

Veduta esterna dello stabilimento Ilva di Taranto

ROMA -  "L'autorizzazione che consente all'Ilva l'esercizio degli impianti compete al ministero dell'Ambiente". Lo ha detto all'ANSA il ministro dell'Ambiente Corrado Clini aggiungendo: "rilascerò entro fine mese l'Autorizzazione ambientale integrata e l'azienda sarà tenuta a rispettarla".
"Nel caso in cui si creasse un conflitto o una divergenza credo dovrà essere assolutamente risolto secondo quanto prescritto dalla legge", aggiunge il ministro: "Io - afferma - so qual è il mio compito e conosco quelli della magistratura".
TENSIONE TRA LAVORATORI - Forte tensione fra i lavoratori dell'Ilva di Taranto che questa mattina si sono radunati all'interno dello stabilimento, protestando perché l'azienda avrebbe iniziato a spegnere le luci e a interrompere l'erogazione dell'acqua nei reparti sottoposti a sequestro.
"L'autorizzazione che consente all'Ilva l'esercizio degli impianti compete al ministero dell'Ambiente". Lo ha detto all'ANSA il ministro dell'Ambiente Corrado Clini aggiungendo: "rilascerò entro fine mese l'Autorizzazione ambientale integrata e l'azienda sarà tenuta a rispettarla"
Decine di lavoratori si sono radunati all'interno dello stabilimento, nell'area della direzione, e stanno protestando perché l'azienda avrebbe iniziato a spegnere le luci e a interrompere l'erogazione dell'acqua nei reparti sottoposti a sequestro. Alcune decine di operai si sono quindi spostate all'esterno dove stanno tenendo un'assemblea dinanzi alla direzione Ilva sulla statale Appia. All'assemblea partecipano anche rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria.
E' negativo il parere della procura della Repubblica sul piano di interventi immediati presentato dall'azienda per garantire l'equilibrio tra tutela dell'ambiente e lavoro. "Il parere della procura è in linea con quello dei custodi", si è appreso da fonti giudiziarie. Il parere dei custodi, espresso ieri, era un sostanziale no.
Intanto e' scontro tra Fiom e azienda. "Prendo la più assoluta distanza dalle parole del segretario nazionale della Fiom Cgil Donato Stefanelli che accusa l'azienda di voler istigare alla rivolta contro la magistratura", afferma il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante. "Sono accuse irricevibili e infondate - continua - e sono francamente sorpreso". "I 400 milioni di euro stanziati per gli interventi immediati rappresentano un investimento ingente, a carico totalmente dell'azienda, senza alcun contributo pubblico e, soprattutto, crediamo sia in grado di garantire l'equilibrio tra tutela dell'ambiente, della salute e dei livelli occupazionali", sottolinea Ferrante.
Ferrante si dice sorpreso "per un utilizzo di parole così gravi" da parte di Stefanelli, "data la delicatezza della situazione che stiamo vivendo". "Abbiamo sempre avuto - aggiunge - il massimo rispetto dell'autorità giudiziaria e delle sue decisioni. Non appartiene al mio stile e alla mia educazione pensare di difendermi al di fuori delle sedi previste dall'ordinamento".
"C'è un solo modo per uscire dal tunnel in cui Ilva si è infilata: scoprire le carte sulle proprie reali intenzioni per mettere a norma gli impianti sequestrati e tirar fuori gli investimenti adeguati ben oltre i 400 milioni annunciati che consideriamo soltanto un primo passo". Lo afferma in una nota la Fiom Cgil di Taranto, secondo la quale "non c'é più tempo per un braccio di ferro con la magistratura che non porta da nessuna parte".
L'organizzazione sindacale aggiunge di aver "rivolto da diversi giorni a Fim e Uilm l'invito per un percorso comune che avvii una vertenza vera e propria nei confronti dell'Ilva per un vero piano d'interventi per ambientalizzare lo stabilimento a tutela della salute dei lavoratori e degli abitanti della città e del territorio, corredato da un vero piano economico dettagliato per gli investimenti che indichi anche la tempistica, per salvaguardare tutti i posti di lavoro". La Fiom chiede che il gruppo Riva metta "mano al portafoglio e saldi il debito che ha con i lavoratori e con i cittadini". "Il governo, invece, si assuma le sue responsabilità - conclude la Fiom - per una nuova Aia non addomesticata e dica quali sono i soldi governativi che investe per le bonifiche a Taranto. La commissione europea esca anch'essa dagli annunci e s'impegni per rilanciare Ilva e tutta la siderurgia in Italia". (ANSA)

 

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