Al Science Museum di Londra 5 esperimenti-installazioni
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di Mattia Bernardo Bagnoli
"Quando ero piccolo cose come queste erano possibili solo nel regno della fantascienza. Così ho studiato arte". Giacchetta nera, maglietta bianca, sguardo spiritato. Steve Vranakis è il direttore creativo di Google che ha dato vita a Web Lab, l'ultima meraviglia del colosso di Mountan View. Sta nei sotterranei del Science Museum di Londra e sembra fantascienza anche oggi. E Vranakis ha studiato arte, figuriamoci. Quando si entra la sala è inondata di musica tipo lounge, come se fossimo in un bar molto trendy al mare. Tutto molto cool. Poi capisci che i suoni vengono creati via internet, da utenti sparsi in giro per il mondo, attraverso strumenti che non sfigurerebbero nel castello del creatore di 'Edward Mani di Forbice'. I visitatori possono interagire e piano piano parte il concerto, suonato a 'n' mani. Ed è solo uno dei cinque esperimenti messi a punto da Google in collaborazione con il museo di Londra.
"Siamo lieti che Google abbia allestito questa straordinaria esposizione proprio a Londra: il Museo ha la possibilità di confermare e rafforzare il proprio contributo nei confronti della prossima generazione di scienziati e ingegneri", ha detto Ian Blatchford, Direttore del London Science Museum. Blatchford sulle prime era in realtà nervoso, da attacchi di panico. "Per non disturbare il team di Google mentre montavano le installazioni li abbiamo lasciati totalmente in pace", racconta. "Poi una notte ho pensato: e se è tutta una finta e poi ci rubano i nostri tesori? Sapete, come accade per le banche. Ma invece no, era tutto vero e anzi di tesori ne hanno aggiunti". I cinque esperimenti-installazioni, disponibili per un anno al pubblico reale e virtuale, mostrano infatti come sia possibile coniugare tecnologia e scienza. E perché no, arte.
"L'idea era quella di portare l'umanità in primo piano. La magia di internet sino adesso è rimasta bloccata dietro gli schermi dei nostri apparecchi. Web Lab serve per mostrare il dietro alle quinte. Ed è tutto realizzato attraverso la tecnologia Chrome. Che è un semplice browser", sottolinea Vranakis. Tecnologia al servizio dell'uomo e della sperimentazione, insomma. Un tentativo, niente più, di spingere le barriere un passo ancora più in là. Ecco allora Sketchbots, dei robot personalizzati in grado di scattare fotografie e poi disegnarle sulla sabbia con uno speciale plotter; oppure Data Tracer, una mappa che traccia dove sono fisicamente conservate le informazioni online ricercate nel mondo; quindi Teleporter, una serie di periscopi web attraverso i quali è possibile visitare istantaneamente diversi luoghi nel mondo (tra questi anche una panetteria negli Stati Uniti aperta 24 ore su 24).
Mischiando sempre le interazioni fra i visitatori del museo - che attraverso una card possono rivivere e condividere le esperienze a casa con il PC - e i visitatori virtuali. Alan Turing, il genio informatico britannico finito in disgrazia dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe apprezzato. D'altra parte proprio qui al museo c'é una mostra - anche quella realizzata con il contributo di Google - dedicata a lui per i 100 anni dalla nascita. "Molto lo dobbiamo a lui", chiosa Vranakis. "E con il nostro lab speriamo di ispirare gli Alan Turing del futuro". (ANSA)
"Quando ero piccolo cose come queste erano possibili solo nel regno della fantascienza. Così ho studiato arte". Giacchetta nera, maglietta bianca, sguardo spiritato. Steve Vranakis è il direttore creativo di Google che ha dato vita a Web Lab, l'ultima meraviglia del colosso di Mountan View. Sta nei sotterranei del Science Museum di Londra e sembra fantascienza anche oggi. E Vranakis ha studiato arte, figuriamoci. Quando si entra la sala è inondata di musica tipo lounge, come se fossimo in un bar molto trendy al mare. Tutto molto cool. Poi capisci che i suoni vengono creati via internet, da utenti sparsi in giro per il mondo, attraverso strumenti che non sfigurerebbero nel castello del creatore di 'Edward Mani di Forbice'. I visitatori possono interagire e piano piano parte il concerto, suonato a 'n' mani. Ed è solo uno dei cinque esperimenti messi a punto da Google in collaborazione con il museo di Londra.
"Siamo lieti che Google abbia allestito questa straordinaria esposizione proprio a Londra: il Museo ha la possibilità di confermare e rafforzare il proprio contributo nei confronti della prossima generazione di scienziati e ingegneri", ha detto Ian Blatchford, Direttore del London Science Museum. Blatchford sulle prime era in realtà nervoso, da attacchi di panico. "Per non disturbare il team di Google mentre montavano le installazioni li abbiamo lasciati totalmente in pace", racconta. "Poi una notte ho pensato: e se è tutta una finta e poi ci rubano i nostri tesori? Sapete, come accade per le banche. Ma invece no, era tutto vero e anzi di tesori ne hanno aggiunti". I cinque esperimenti-installazioni, disponibili per un anno al pubblico reale e virtuale, mostrano infatti come sia possibile coniugare tecnologia e scienza. E perché no, arte.
"L'idea era quella di portare l'umanità in primo piano. La magia di internet sino adesso è rimasta bloccata dietro gli schermi dei nostri apparecchi. Web Lab serve per mostrare il dietro alle quinte. Ed è tutto realizzato attraverso la tecnologia Chrome. Che è un semplice browser", sottolinea Vranakis. Tecnologia al servizio dell'uomo e della sperimentazione, insomma. Un tentativo, niente più, di spingere le barriere un passo ancora più in là. Ecco allora Sketchbots, dei robot personalizzati in grado di scattare fotografie e poi disegnarle sulla sabbia con uno speciale plotter; oppure Data Tracer, una mappa che traccia dove sono fisicamente conservate le informazioni online ricercate nel mondo; quindi Teleporter, una serie di periscopi web attraverso i quali è possibile visitare istantaneamente diversi luoghi nel mondo (tra questi anche una panetteria negli Stati Uniti aperta 24 ore su 24).
Mischiando sempre le interazioni fra i visitatori del museo - che attraverso una card possono rivivere e condividere le esperienze a casa con il PC - e i visitatori virtuali. Alan Turing, il genio informatico britannico finito in disgrazia dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe apprezzato. D'altra parte proprio qui al museo c'é una mostra - anche quella realizzata con il contributo di Google - dedicata a lui per i 100 anni dalla nascita. "Molto lo dobbiamo a lui", chiosa Vranakis. "E con il nostro lab speriamo di ispirare gli Alan Turing del futuro". (ANSA)
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