martedì 14 gennaio 2025

È degna del padre

 


Quella la cui famiglia da 40 anni ha inondato l'etere con Colpo grosso, Grande Fratello, Uomini e donne, Isola dei famosi, Pupa e il secchione, Ferrara, Porro, Giordano ecc. ecc. per ridurre in poltiglia la mente degli italiani definisce "pattume" Report. Ok

[Ste_Mazzu]

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Il Foglio augura la morte a Sigfrido Ranucci

 


IL FOGLIO CHE SI DISPIACE CHE IL SOTTOSCRITTO NON SIA MORTO. 

Tra tutti gli attacchi di questi giorni dopo la puntata sulla Mafia e ciò che sta accadendo in Palestina. Spunta questa perla. Questo è lo stesso giornale che accusava il governo di non fare nulla per la liberazione di #ceciliasala, per la quale tutti siamo stati apprensione e abbiamo pregato. 

Ora si mostra dispiaciuto che io non sia morto. La Sigfrido's Version, di fronte a un articolo così infame, davanti al quale nessuno proverà vergogna, è quella di un sorriso e fare i dovuti scongiuri. E con me, li fanno tutti i miei cari. Report in onda alle 20.30 ogni domenica su Rai3 e RaiPlay

Sigfrido Ranucci 

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Edwige Fenech Buongiorno!

 


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Marilyn Monroe & Clark Gable, 1960 Buon Appetito!

 


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La situazione venenzuelana odierna

 


Percorrendo la strada che porta a Caracas, che si trova a mille metri sopra il livello del mare, la prima cosa che si nota sono le colline piene di case tutte ammassate tra loro, fatte di mattoni senza intonaco. Agli occhi di un occidentale che non sa esse sono la rappresentazione del fallimento del chavismo, ma chi sa comprende e sorride. Quando Chavez vinse le elezioni al posto dei mattoni c’era il fango e sulle carte geografiche al posto delle case venivano indicati generici campi agricoli. I cittadini che abitano quelle colline allora non erano tali, perché non censiti e poco più che fantasmi agli occhi dello stato liberale. Chavez ha dato dignità e cittadinanza, ha dato il voto e l’acqua corrente, l’elettricità e le mura in mattoni. Dal fango ai mattoni, il primo passo della rivoluzione bolivariana.


Il Sur è un continente mistico e il Venezuela ne è una delle sue massime espressioni. Accanto ai muri con le effigi di Chavez e del PSUV, si staglia anche Cristo su manifesti enormi. Rivoluzione e cristianesimo, un connubio difficile da comprendere, quasi contraddittorio per noi europei, ma che nel Sur portano il nome di Camilo Torres e di Oscar Romero. Il collettivismo del cristianesimo delle origini si unisce al socialismo originale e grezzo dell’America Latina, incarnato nella patria di Simon Bolivar, el Libertador. Con queste convinzioni i tre giorni passati a Caracas, assieme ad altri 1000 delegati provenienti da 125 paesi, sono stati una conferma forte di quanto la Rivoluzione di Chavez sia oggi imprescindibile e che altresì molta strada abbia davanti a sé per la sua realizzazione.


Il Venezuela è un paese dove la borghesia ancora mantiene un parte consistente dell’economia, tra i quali anche molti dei media del paese, che al contrario di ciò che si racconta non è nè censurata nè oppressa. La stessa opposizione è libera di manifestare, candidarsi e vincere. Basti ricordare le vittorie in città e regioni intere. Strana la dittatura dove chi si oppone vince le elezioni. Strana la dittatura che non impedisce l’opposizione di piazza e parlamentare. La democrazia venezuelana permette la costruzione di alternative al PSUV come è giusto normale che sia. Il problema sussiste quando l’opposizione perde e non accetta di farlo chiedendo non solo di autoproclamarsi vincitrice, ma appellandosi a paesi come gli USA per far invadere militarmente il proprio paese per annullare il processo elettorale. Questa non è democrazia e se sei certo dei brogli non chiedi l’invasione militare di paesi stranieri. Lo fai solo se sei emanazione di questi paesi.


È in questo scenario di golpe gridato nelle poche piazze dell’opposizione che ci siamo mossi a Caracas come delegati internazionali, sempre protetti dalla Guardia Civile Bolivariana e dalla polizia. Questo non ci ha impedito di vivere la realtà della città, seppur nel poco tempo disponibile riempito da impegni ufficiali per i quali siamo stati chiamati, tra i quali il giuramento di Maduro per il nuovo mandato presidenziale. Eravamo presenti quando si è sparsa la notizia dell’arresto della Machado e di scontri “enormi” con la polizia. Poi abbiamo visto le foto e i video di lei in piazza e dell’opposizione, qualche centinaio di persone, manifestare in tranquillità. Manifestazioni che sono continuate nella stessa tranquillità durante la grande marcia del giorno del giuramento. Non è accaduto nulla. Il popolo da un lato, l’opposizione dall’altro chiusa nei propri spazi semivuoti gridando istericamente.


Abbiamo visto davanti al Palazzo di Miraflores chilometri di strade strapiene di persone che festeggiavano la vittoria di Maduro. Facevamo fatica a muoverci e abbiamo potuto stare in prima fila perché eravamo ospiti estremamente benvoluti. Non so contare le persone che sono venute ad abbracciarci e a salutarci. Lo stesso palazzo presidenziale non era chiuso, ma aperto e pieno di persone normalissime che lo riempivano. Eppure parlando con chiunque le difficoltà economiche, le sanzioni e ciò che comportano nella vita quotidiana non vengono negate, come un occidentale si aspetterebbe da chi vota Maduro, ma denunciate e soprattutto c’è una grande consapevolezza. La differenza è che c’è l’ulteriore consapevolezza che il ritorno al passato coloniale, che avverrebbe con l’opposizione, nessuno lo vuole. Nessuno vuole tornare indietro ma andare avanti.


Maduro ha voluto questa volta giurare non solo davanti alla Costituzione, ma davanti al popolo stesso. Un giuramento non sulla persona, ma sull’idea di un Venezuela sovrano, libero, bolivariano, indipendente. Il popolo che giura per il popolo. Un’immagine simbolica ma molto forte. Nella chiusura del Festival Mondiale Internazionale Antifascista abbiamo votato un documento che proietta le organizzazioni partecipanti ad un progetto unitario di lotta al fascismo e il 2025 sarà pieno di iniziative in tal senso. La volontà piena di rispondere ad ogni attacco dell’occidente liberale e imperialista, di cui il Venezuela è vittima.


Viene da chiedersi perché, se il socialismo è “sempre fallimentare”, l’occidente si impegna così tanto per impedire ogni sviluppo economico con le sanzioni, ogni sviluppo sociale e politico con tentati golpe e opposizioni che fanno interessi di altri paesi. Vero, in Venezuela c’è ancora tantissimo da fare e Maduro non è esente da errori, anche importanti, ma è impossibile negare i risultati della rivoluzione di Chavez. Non è affatto un caso che tra i nativi e cittadini una volta fantasmi il sostegno sia unanime. Ciò che non riusciamo a comprendere è che le rivoluzioni non si realizzano con uno schiocco di dita, che le difficoltà possono in qualsiasi momento comportare crisi e che gli esseri umani sono pur sempre umani e quindi fallibili. Nei miei tre giorni venezuelani ho visto tutto questo e sono tornato con una convinzione ancora più forte che il socialismo è l’unica vera alternativa al capitalismo. Grazie Caracas! Non ti dimenticherò e tornerò!

Nicolò Monti

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I leghisti sono i soliti vigliacchi!

 


La fretta che ha il Governo di voler nominare i nuovi giudici della Consulta non è data dall'amore per le istituzioni.


È data dalla volontà di far stroncare il referendum sull'autonomia prima dell'arrivo della primavera. Per questo hanno rifiutato la posticipazione del voto, anche solo di qualche giorno. 


Per anni hanno straparlato di democrazia, di governi del popolo e di rispetto del voto. Poi però se posti di fronte all'ipotesi di venire umiliati con un referendum che smonterebbe una riforma abominevole, si tirano indietro e giocano sporco. 


Gli elettori, soprattutto al Sud, aprano gli occhi.

Leonardo Cecchi 

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Ecco come è fatto uno stronzo

 


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